Organizzato per venerdì 17 aprile a Padova (Centro Civico d’Arte e Cultura, Auditorium San Gaetano, Via Altinate, 72, ore 8.30-18, ingresso libero), dalla TAI (Associazione Thalidomidici Italiani) e dal Centro Sociale di Animazione e Formazione del Distretto Socio-Sanitario dei Colli, il convegno denominato 1959-2009. Thalidomidici: cinquant’anni di storia tra medicina e diritti umani si rivolge ai medici di qualsiasi specialità e agli operatori sanitari, oltre che all’intera popolazione che intenda non solo acquisire informazioni mediche, ma anche ascoltare testimonianze di vita dei thalidomidici italiani, che per circa cinquant’anni hanno condotto il loro progetto di vita, nonostante le enormi difficoltà affrontate.
Fu la stessa TAI a nascere in seguito a quel fenomeno che cominciò nel 1956, dopo l’immissione nel mercato di uno psicofarmaco sedativo contenente il principio attivo chiamato appunto thalidomide (o talidomide) e che vide la nascita di circa 20.000 bambini nati malformati a causa dell’assunzione di tale farmaco in gravidanza da parte delle madri (solo 10.000 bambini riuscirono a sopravvivere). Nel 1962 furono vietate le vendite in Italia di tali prodotti, con notevole ritardo rispetto ad altri Paesi europei. Da qualche tempo, tra l’altro, il farmaco è stato reimmesso nel mercato per la sua utilità nella cura di malattie come la lebbra, il mieloma multiplo o altre ancora e alla luce della sua storia così socialmente nefasta, urge sempre un’efficace informazione ai cittadini italiani.
Ad oggi si stima che nel nostro Paese i soggetti thalidomidici siano circa duecento, molti dei quali noti e iscritti alla TAI, la quale ultima si occupa anche di altre malformazioni (amelìe, dismelìe) che hanno origini e cause diverse dalla thalidomide. «Si trattò – spiega Nadia Malavasi, presidente di TAI ONLUS – di un’orrenda catastrofe, compiutasi e celatasi nel pianto di migliaia di madri, ciascuna convinta di una propria singolare sventura, se alcuni medici e legali non l’avessero portata ad evidenza, dimostrandone le cause e denunciandone le responsabilità. A loro e alla parte migliore della stampa si deve se la tragedia del thalidomide ha avuto fine, insegnando, forse, ad evitarne di analoghe».
«L’obiettivo del convegno di Padova del 17 aprile – sottolinea la stessa Malavasi – è quello di informare il pubblico sulle conseguenze dell’uso improprio del thalidomide, con la testimonianza diretta di alcune persone coinvolte nel problema. Verrà anche aperta una parentesi sull’uso dei farmaci in gravidanza, sui falsi miti e si dimostreranno i benefìci dell’attuale diverso utilizzo di quello stesso farmaco, nella terapia del mieloma multiplo».
Un appuntamento, in conclusione, che si propone anche di instaurare una proficua collaborazione tra l’Associazione TAI, i rappresentanti del Governo, medici e operatori sanitari invitati a parteciparvi, condividendo le esperienze, le proposte e le soluzioni utili a migliorare la qualità della vita degli associati alla TAI stessa, offrendo loro l’opportunità di lavoro e di integrazione sociale. (S.B.)