Povertà, guerra, epidemie, conflitti etnici, carestie, disinteresse da parte di governi e istituzioni nazionali, scarse risorse umane e finanziarie: sono queste le cause della maggiore diffusione e della gravità delle malattie psichiche nei Paesi a basso reddito. Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, oggi in tutto il mondo oltre 450 milioni di persone sono afflitte da una malattia mentale. Tra queste, 54 milioni di persone soffrono di depressione e 25 milioni di schizofrenia, 91 milioni fanno abuso di alcool e altri 15 di droghe, mentre 50 milioni soffrono di epilessia, 24 milioni di Alzheimer e altre forme di demenza. Circa 877.000, inoltre, sono ogni anno i suicidi, vite che si potrebbero salvare se non fosse che solamente il 9% circa di tutte le persone che soffrono di disturbi mentali viene curato e sufficientemente assistito; il restante 91% è diviso tra chi riceve cure inadeguate e chi non ne riceve affatto e, chiuso tra le mura di casa o di un manicomio, è sottoposto a trattamenti disumani e a torture; la maggior parte di essi vive nei Paesi a basso reddito, dove i servizi sanitari sono drammaticamente precari e alla salute mentale viene destinato meno dell’1% del budget sanitario.
Per diffondere in tutti i continenti sistemi di cura giusti ed efficienti, per combattere stigma e pregiudizi sulla disabilità, per dare dignità e diritti ai malati psichici, fermando gli abusi e le violenze, a Rimini, da martedì 21 a venerdì 24 aprile, saranno presenti i delegati di dodici Paesi in via di sviluppo, gli esperti di agenzie sanitarie nazionali e internazionali e i rappresentanti di organizzazioni non governative per la seconda edizione del meeting Rafforzare i sistemi di salute mentale nei Paesi a basso e medio reddito (Hotel Holiday Inn, Viale Vespucci, 16).
Promosso dall’associazione riminese Cittadinanza, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e con il sostegno della Regione Emilia-Romagna, il meeting porterà a Rimini i rappresentanti politici e sanitari di Afghanistan, Etiopia, Filippine, Georgia, Giordania, della regione indiana di Assam e poi di Iraq, Kirghizistan, Somalia, Tanzania, Uzbekistan e Vietnam.
Si tratta di Paesi in gran parte segnati da guerre e povertà, in cui la malattia mentale non è mai stata tra le priorità sanitarie. Così in Afghanistan, dove secondo una recente ricerca nazionale il 16% della popolazione adulta soffre di disturbi mentali, ci sono solo due psichiatri in tutto il territorio. E se in Vietnam le stime indicano in 10 milioni i cittadini con malattie psichiche, in molti degli altri Stati non esistono nemmeno dati nazionali sulla salute mentale: non si sa chi è malato e di quale patologia soffra, dove e in quali condizioni viva, come poterlo aiutare. La partecipazione di questi Paesi al meeting è però il segnale di una precisa volontà politica, quella di prendersi carico dei bisogni di cura e di assistenza dei malati attraverso il miglioramento dei sistemi nazionali di salute mentale.
«In tutto il mondo – dichiara Maurizio Focchi, presidente di Cittadinanza – ma soprattutto nei Paesi a basso reddito, la salute mentale occupa una posizione molto, molto bassa nell’agenda politica. L’obiettivo del meeting, sin dalla sua prima edizione, è quello di favorire il dialogo tra i Paesi dove c’è ancora molto da fare e le agenzie e le associazioni internazionali che possono aiutare a farlo. A Rimini, sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i Paesi avranno modo di incontrarsi, scambiarsi esperienze, confrontarsi con i massimi esperti di salute mentale. Sarà dunque l’occasione per diffondere buone pratiche e creare nuove collaborazioni, mettendo in rete i bisogni e le competenze dei Paesi partecipanti con l’esperienza dei principali attori della cooperazione internazionale».
Durante le quattro giornate di lavoro, le autorità dei dodici Paesi avranno modo di presentare i progetti da loro elaborati per migliorare i rispettivi sistemi di salute mentale. Tali progetti sono stati preparati sulla base dei risultati emersi dal WHO-AIMS (World Health Organization – Assessment Instrument for Mental Health Systems), strumento promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che consente ai Paesi che lo adottano di condurre autonomamente il processo di valutazione e monitoraggio del proprio sistema sanitario, in modo da coglierne i punti di forza e di debolezza e quindi elaborare interventi e progetti di sviluppo che rispondono ai bisogni concreti dei malati.
Con l’obiettivo di contribuire alla loro realizzazione, i progetti saranno discussi da esperti di salute mentale come lo psichiatra Benedetto Saraceno (direttore dei Dipartimenti di Salute Mentale e di Malattie Croniche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità), da donatori internazionali e dai rappresentanti di agenzie sanitarie e organizzazioni non governative. Tra queste la GRT di Milano e l’olandese HealthNet TPO, già presenti alla prima edizione del meeting, a cui si sono aggiunti Medici senza Frontiere, il Comitato internazionale della Croce Rossa e l’organizzazione non governativa Handicap International. L’obiettivo è che si creino nuove collaborazioni, che andrebbero ad aggiungersi a quelle avviate nel 2008: oggi, ad esempio, l’Associazione AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau) sta collaborando con le autorità della Mongolia per la tutela dei diritti dei malati psichici, mentre l’organizzazione Medici con l’Africa CUAMM sta lavorando in Uganda a un progetto di sensibilizzazione e formazione sulle disabilità psichiche destinato ai dirigenti sanitari; infine le Regioni Puglia e Lazio – tramite l’associazione Cittadinanza – stanno per stringere alleanze con l’Albania e l’Egitto per interventi mirati sulla salute mentale.
«Questa seconda edizione del meeting – sottolinea la psichiatra Lucia Gonzo, direttore scientifico di Cittadinanza – si troverà ad affrontare nuove sfide e fornirà nuovi spunti di riflessione. Alcuni dei Paesi partecipanti vivono infatti una situazione di conflitto cronico o di grave instabilità politica. Abbiamo voluto allargare lo spazio di confronto e di discussione su tematiche urgenti quali la salute mentale di bambini e adolescenti, e di grande attualità come gli interventi sanitari internazionali nelle emergenze acute e croniche e il loro rapporto sui sistemi nazionali di salute mentale, o come ancora le diversità e le concordanze di intervento tra Organizzazione Mondiale della Sanità, agenzie governative e organizzazioni non governative. Cittadinanza ONLUS crede nella specificità del ruolo di tutti gli attori della cooperazione e per questo dà loro voce, ma continua a difendere la necessità di coordinare ogni azione a partire dalla volontà dei singoli Paesi». (Ufficio Stampa Agenda)
Diffuse a ogni latitudine e senza distinzioni di reddito, le malattie mentali colpiscono oggi 450 milioni circa di persone in tutto il mondo, causando il 14% della disabilità globale, una percentuale maggiore di quelle relative al cancro o alle malattie cardiovascolari. Di disturbi psichici e neurologici soffre nel corso della vita almeno una persona su quattro. La depressione è oggi la quarta malattia più diffusa al mondo, ma si stima che per il 2030 sarà la seconda e la prima nei Paesi industrializzati. Circa 877.000 sono ogni anno i suicidi, che rappresentano la terza causa di mortalità tra i giovani. L’abuso di alcool provoca un quinto delle morti premature. In tutto il mondo, uno Stato su tre non prevede risorse specifiche per curare le persone con disabilità mentali e più del 75% delle persone malate nei Paesi a basso reddito non ricevono alcun tipo di assistenza.
I dati diffusi nel 2008 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano le dimensioni di una delle malattie più diffuse, trascurate e devastanti del pianeta, soprattutto in quei Paesi a basso e medio reddito segnati da povertà, guerre, mancanza di lavoro e di istruzione.
«I disturbi mentali, neurologici e quelli collegati all’abuso di sostanze – ha dichiarato Benedetto Saraceno, direttore dei Dipartimenti di Salute Mentale e di Malattie Croniche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – sono tra i più diffusi e gravi al mondo. Le risorse dedicate alla salute mentale sono però insufficienti, distribuite in maniera iniqua e arbitraria, utilizzate in modo incompetente. La mancanza di risorse, lo stigma e la violazione dei diritti umani rendono ancora più vulnerabili le persone con disabilità psichiche. Così da un parte si accelera e si rinforza il declino dei malati verso l’emarginazione e la povertà, dall’altra si frenano i processi di cura e di riabilitazione. Istituire e potenziare i servizi di salute mentale diventa allora necessario non solo per il benessere delle persone, ma anche per la crescita economica e sociale di un’intera comunità».
A dispetto della diffusione e della gravità dei disturbi mentali, la grande maggioranza dei malati non viene curata. Lo dimostra una ricerca internazionale sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui il 35-50% dei casi più gravi nei Paesi sviluppati, e il 76-85% nei Paesi poveri, nell’ultimo anno non ha ricevuto cure né assistenza. Sono dati che confermano quanto evidenziato dall’Atlante della Salute Mentale realizzato nel 2005 dall’OMS, secondo cui a livello mondiale viene riservato alla salute mentale soltanto il 3,76% delle risorse complessive: quasi un terzo dei Paesi non dedica alcun budget, mentre tra quelli che prevedono risorse specifiche, il 21% spende per l’assistenza ai disabili psichici meno dell’1% di quanto destinato alla sanità e ai servizi sociali.
La mancanza di mezzi risulta più evidente passando all’analisi delle risorse umane dedicate alla salute mentale: nei Paesi ricchi ogni 100.000 abitanti ci sono 10 psichiatri, 14 psicologi, quasi 33 infermiere e 16 assistenti sociali. Del tutto diversa la situazione nei Paesi a basso reddito: qui per 100 abitanti ci sono 0,05 psichiatri (uno ogni 2 milioni di abitanti), 0,04 psicologi (uno ogni 2,5 milioni di abitanti), 0,16 infermieri (uno ogni 625 mila abitanti) e 0,04 assistenti.
Le poche risorse disponibili sono inoltre utilizzate inadeguatamente: ad esempio, sono molti i Paesi a medio reddito ad avere investito in grandi ospedali psichiatrici, nonostante la letteratura scientifica abbia ampliamente dimostrato che le strutture manicomiali non sono terapeutiche, mentre i servizi comunitari diffusi sul territorio sono molto più efficaci per la cura delle persone con disabilità mentali.
Per ridurre la diffusione delle malattie mentali e potenziare le capacità dei Paesi di rispondere ai bisogni della popolazione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha elaborato il Programma di Azione per la Salute Mentale Globale (mental Health Global Action Programme – mhGAP). Indirizzato principalmente ai Paesi a basso e medio reddito e flessibile in modo da adattarsi ai diversi contesti nazionali, l’iniziativa punta alla creazione di nuove collaborazioni internazionali tra Paesi, agenzie sanitarie e società civile, in modo da incrementare le risorse a disposizione e accelerare i processi per migliorare i sistemi di salute mentale. Lasciando però ai singoli Paesi l’autonomia di pianificare, coordinare e realizzare gli interventi di sviluppo, il Programma di Azione per la Salute Mentale Globale favorisce la nascita di competenze e professionalità locali, ribaltando così l’approccio classico della cooperazione internazionale.
(Scheda a cura di Cittadinanza ONLUS)
Combattere pregiudizi, stigma e violazioni dei diritti umani nei confronti di chi soffre di disturbi mentali per offrire cure e dignità: è questo l’obiettivo dell’associazione non profit riminese Cittadinanza, nata nel 1999 per promuovere e difendere i diritti delle persone con sofferenze psichiche e dei loro familiari, sviluppando e sostenendo progetti di riabilitazione psichiatrica e di intervento psicosociale nei paesi a basso reddito. Attualmente Cittadinanza opera concretamente in India, Albania e Serbia con diversi progetti di cooperazione.
«Cittadinanza – spiega il presidente Maurizio Focchi – è nata per occuparsi delle persone con gravi disturbi psichici che vivono in condizioni di povertà nei Paesi a basso reddito. Sono poveri, bambini, donne che hanno subito abusi, sono anziani soli, emigranti e rifugiati, persone molto spesso vittime di torture e violenze. A loro cerchiamo di offrire una prospettiva di vita migliore, fatta di cure, dignità, indipendenza e autonomia».
I progetti internazionali dell’associazione Cittadinanza agiscono su due livelli: innanzitutto quello politico, collaborando con i Ministeri e le autorità nazionali al fine di incoraggiare le necessarie riforme legislative e sanitarie secondo un modello di salute pubblica che promuova il processo di deistituzionalizzazione dei disabili psichici e privilegi un approccio di tipo comunitario; il secondo livello è quello concreto, che opera su realtà locali e prevede il coinvolgimento delle autorità e dei vari attori presenti nelle singole comunità. Particolare importanza ha la formazione del personale locale, che può garantire sia la sostenibilità dei progetti sia una maggiore sensibilizzazione della comunità verso la malattia mentale.
In Italia Cittadinanza realizza invece interventi di formazione per fornire competenze adeguate di fronte alla crescente domanda, a livello nazionale e internazionale, di iniziative di aiuto per la salute mentale in situazioni di disagio, povertà ed emarginazione. Per sensibilizzare i cittadini, l’associazione promuove incontri, eventi e spettacoli sul tema della malattia mentale.
Fin dalla sua nascita, Cittadinanza ha instaurato una stretta collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che si è concretizzata nel Progetto Atlas (Atlante sulla Salute Mentale, che fornisce dati sui sistemi sanitari di 192 Paesi), nell’elaborazione del WHO-AIMS (World Health Organization – Assessment Instrument for Mental Health System, strumento che consente ai Paesi di valutare i propri sistemi di salute mentale), nella realizzazione di servizi di salute mentale comunitari nelle aree rurali dell’India, nell’istituzione del corso di formazione in Cooperazione internazionale in salute mentale e nell’organizzazione di tre meeting internazionale dal titolo Rafforzare i sistemi di salute mentale nei paesi a basso e medio reddito. (Ufficio Stampa Agenda).
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