Il Libro Bianco su Accessibilità e Mobilità Urbana. Linee Guida per gli Enti Locali è il primo importante risultato di un Tavolo di Lavoro istituito nel 2008 d’intesa con il ministro del Welfare, che vede come capofila il Comune di Parma e che ha coinvolto numerose associazioni di persone con disabilità e loro familiari – tra cui anche quelle della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – oltre ai Ministeri della Salute e degli Esteri, all’Università di Parma, a Confindustria, alle Fondazioni Snaidero e Don Gnocchi, al Centro di Formazione Formez, al CIP (Comitato Italiano Paralimpico) e alla Regione Friuli Venezia Giulia.
Il volume verrà presentato mercoledì 1° luglio a Roma, presso il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (Via Veneto, 56), alla presenza del ministro Maurizio Sacconi, del sindaco di Parma Pietro Vignali e di Giovanni Paolo Bernini, assessore all’Agenzia Disabili del Comune di Parma, uno dei principali promotori di queste iniziative. E per saperne di più – oltre che per parlare anche di un’altra novità ormai prossima, come quella del disability manager – abbiamo contattato direttamente proprio l’assessore Bernini.
Come nasce il Tavolo Tecnico di cui Parma è capofila?
«Il ministro Sacconi, dopo aver partecipato nel luglio del 2008 all’inaugurazione, a Parma, del Parco dei Sensi – giardino pubblico sensoriale accessibile a tutti, con giochi adatti a bambini, disabili e non – ha scelto la nostra come “città simbolo”, capofila del Tavolo Tecnico Nazionale per la realizzazione di un Libro Bianco su Accessibilità e Mobilità Urbana. Linee Guida per gli Enti Locali.
A seguito di quell’incontro la nostra Amministrazione ha riunito il Tavolo stesso il successivo 22 luglio, per definire le modalità e i tempi di realizzazione delle Linee Guida, utili a garantire a tutte le persone una buona accessibilità e mobilità nelle città italiane».
Con quali criteri è stato elaborato questo Libro Bianco?
«Il volume nasce dall’idea che la disabilità è un concetto soggettivo che varia in relazione all’ambiente. Dunque, se nell’ambiente ci sono meno ostacoli, la disabilità diverrà meno impattante sulla vita delle persone. Si è voluto in sostanza promuovere la semplificazione e la definizione chiara delle responsabilità in materia di abbattimento delle barriere architettoniche, non solo fornendo un insieme di indicazioni tecniche, ma proponendo un vero e proprio “salto culturale”, necessario nella formazione dei professionisti dei vari settori.
L’idea nasce anche dalla volontà di dare agli amministratori come me, che si trovano a promuovere le politiche per le persone con disabilità, uno strumento operativo ed efficace per valutare le risposte migliori per garantire ai nostri cittadini, anche con disabilità, una qualità della vita alta. Spesso, infatti, ci si trova a dover fare scelte – ad esempio se utilizzare un servoscala o un sollevatore – che per chi non è “addetto ai lavori” non sono così immediate e scontate. Anch’io mi sono trovato, soprattutto all’inizio del mio mandato come assessore all’Agenzia Disabili del Comune di Parma, a dover ricorrere all’aiuto dei tecnici per valutare l’azione migliore da intraprendere. Direi quindi che il Libro Bianco nasce proprio da questa esigenza di offrire linee chiare precise e operative agli Enti Locali per costruire spazi aperti a tutti».
E in questo senso, oggi, un punto di riferimento fondamentale è anche la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, diventata legge dello Stato nel marzo scorso…
«È proprio così. Nonostante, infatti, le norme esistano già, adesso abbiamo una legge in più in Italia, la n. 18 del 3 marzo scorso, che ha ratificato appunto la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, un trattato fondamentale che sostiene, garantisce e promuove con forza ancora maggiore la piena realizzazione di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali per ogni persona con disabilità, senza discriminazioni di alcun tipo.
E tuttavia non si può non considerare che le barriere strutturali e culturali sono ancora sin troppe e che non bisogna più costruirne di nuove. Il Libro Bianco serve proprio a creare la consapevolezza che un ambiente urbano accessibile e nel quale ognuno possa muoversi il più liberamente possibile è fondamentale per lo sviluppo sostenibile, poiché migliora la qualità della vita e la rende la più vivibile per tutti.
Come poi ho già detto, il volume serve a far fare le “scelte giuste” agli amministratori e ai tecnici. E mi vengono in mente, in questo senso, gli autobus, esempio assai significativo di quanto si sia speso in denaro ed energia per dotare quei veicoli di pedane elettroniche che però di fatto non garantiscono un servizio efficace, in quanto spesso le sollecitazioni del mezzo, le polveri, l’acqua ecc. possono causarne un malfunzionamento, con spiacevoli ripercussioni per le persone. Il Libro Bianco consiglia dunque di tornare alle pedane meccaniche, meno costose e sicuramente più affidabili, come stanno già facendo in Paesi del Nord Europa come Svezia e Olanda.
Vorrei infine aggiungere che le Linee Guida proposte nel testo – pur tenendo conto delle norme vigenti in materia di accessibilità – fanno un passo in più, verso lo sviluppo di una nuova sensibilità del progettare, tramite la quale l’adozione di soluzioni accessibili a tutti diventi una naturale determinazione e non l’effetto di imposizioni normative».
È il tentativo, insomma, di diffondere quella che viene definita cultura della “progettazione universale” (Universal Design)…
«Esattamente. Vorremmo infatti che la normativa fosse percepita come un’opportunità per migliorare la qualità della vita e non come un vincolo aggiuntivo al progetto. Contestualmente la possibile flessibilità delle soluzioni tecniche presenti nel corpus legislativo – che non prescrive standard assoluti da applicare in ogni caso, ma obbliga a pervenire a un risultato – non dovrebbe essere interpretata come una “scappatoia”, una “via di uscita” per non creare luoghi, spazi, opportunità accessibili, ma dovrebbe portare a sviluppare idee e soluzioni innovative: chi ha detto che il bello non è accessibile?
Promuovere la politica di una di progettazione per tutti nel rispetto delle norme, infatti, nella maggior parte dei casi non è una spesa per la collettività, ma un risparmio, in quanto un intervento successivo di abbattimento delle barriere architettoniche è sicuramente più dispendioso: le barriere non si devono abbattere, semplicemente non si devono costruire! Anche la Banca Mondiale ha stabilito che i costi per includere i criteri di accessibilità al momento della costruzione dell’edificio o spazio urbano sono minimi – meno dell’1% del costo totale della struttura – mentre gli adeguamenti successivi sono molto più dispendiosi.
L’accessibilità, a parer mio, va intesa come opportunità per attirare e trattenere i lavoratori e quindi per favorire l’occupazione, per aumentare la possibile clientela e per accrescere lo stesso valore economico dell’immobile, per quei proprietari che non dovranno adattare successivamente gli spazi. E l’accessibilità si pone dunque come veicolo per l’esercizio dei diritti di cittadinanza da parte delle persone con disabilità: essa va considerata come pre-condizione perché si realizzino i percorsi di integrazione in ogni ambito della vita di una persona, di una società, di un Paese».
In parallelo, sappiamo anche di un nuovo progetto da voi stimolato, quello cioè del disability manager, figura professionale impegnata nell’abbattimento delle barriere e attiva dunque su diversi settori…
«Quella del disability manager è una figura professionale nuova per l’Italia, ma già presente in diversi Paesi europei. Impegnato nei Comuni con più di 50.000 abitanti, egli dovrà lavorare a trecentosessanta gradi sull’abbattimento delle barriere e quindi dovrà attivarsi su più settori: dall’urbanistica all’architettura, dai lavori pubblici ai trasporti locali, fino alle scuole.
Si tratta anche, com’è facile comprendere, di una possibilità nuova di occupazione che si propone anche per gli Enti Locali con un numero inferiore ai 50.000 abitanti, oltre che nelle aziende pubbliche sia a livello locale che nazionale, un ruolo che potrà essere ricoperto come lavoratore dipendente di un Ente e che potrà far parte dell’organigramma della struttura.
In tal senso la nostra Amministrazione Comunale ha già predisposto l’avvio di questa figura professionale che sarà appunto occupata nell’abbattimento delle barriere esistenti e nell’adozione di soluzioni progettuali che possano garantire l’accessibilità negli spazi cittadini. La sua attuazione è prevista nei prossimi mesi».