Il Consiglio Regionale Ligure – pressato dalle associazioni dei familiari delle persone con disabilità – ha votato nei giorni scorsi all’unanimità un ordine del giorno che impegna la Giunta a intervenire presso il Governo Nazionale per abrogare quella che è stata definita come “un’odiosa tassa sulla disabilità”.
Dal 2010, infatti, le persone con disabilità che frequentano centri semiresidenziali o residenziali dovrebbero contribuire per una quota pari al 30% (rispettivamente circa 650 e 1.350 euro mensili) sul costo dei servizi di cura, riabilitazione e assistenza.
Dal canto suo il presidente della Regione Claudio Burlando ha contattato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, per far sì che il Governo accolga le richieste provenienti dalla Liguria. (Giorgio Genta)
Qualche precisazione in più sulla notizia fornitaci come sempre con puntualità da Giorgio Genta, presidente dell’ABC Liguria (Associazione Bambini Cerebrolesi) e per capire meglio che cosa si intenda con la “tassa sulla disabilità” di cui si è detto, bisogna fare riferimento alle dichiarazioni dello stesso presidente della Regione Liguria Burlando, come le leggiamo in una nota dell’Agenzia ASCA del 26 maggio.
Secondo tale fonte, infatti, Burlando ha chiarito che la delibera regionale volta a fissare la compartecipazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie «non è condivisa dalla Giunta, ma è stata imposta dal Tavolo Tecnico Nazionale di monitoraggio, che ancora per almeno sei mesi affiancherà la Regione nel percorso di risanamento dei conti della Sanità, frutto dell’indebitamento pregresso».
«Oggi però – ha aggiunto il presidente della Regione – i conti sono in ordine e questa “tassa sulla disabilità” non è necessaria».
Sempre la medesima nota riporta anche le dichiarazioni di Enrico Pedemonte, presidente del Coordinamento delle Associazioni che si occupano di disabilità in Liguria, che anziché la compartecipazione ha proposto che «per quanto riguarda le strutture semiresidenziali, nulla gravi sul disabile e sulla sua famiglia che in larga parte della giornata deve comunque prendersi cura dell’assistito. Invece, nel caso delle strutture residenziali, che quindi in larga parte sollevano la famiglia dall’assistenza, se il disabile percepisce un’indennità di accompagnamento, quest’ultima venga riversata alla struttura stessa».
I rappresentanti delle associazioni – che tanto si sono battute contro questa delibera, come segnalato da Giorgio Genta – hanno anche ribadito che gli interventi a favore delle persone con disabilità hanno carattere sanitario e dovrebbero essere assoggettati alle norme per le prestazioni sanitarie e non a quelle di assistenza sociale. Si è chiesto infine anche un aumento dei controlli sulle strutture per disabili.
Da tutto ciò è partita l’iniziativa di inviare al Governo una lettera – a firma di Burlando e Pedemonte – in cui evidenziare all’Esecutivo Nazionale la difficile situazione venutasi a creare in Liguria per le fasce più deboli della popolazione. Una proposta, questa, appoggiata e condivisa da tutti i rappresentanti dei gruppi presenti nel Consiglio Regionale. (S.B.)
Articoli Correlati
- Dopo di noi da creare “durante noi“* L'organizzazione del futuro di una persona con disabilità: quali sono le tutele giuridiche esistenti? In quali ambienti si potrà svolgere la vita di quella persona? E con quali fondi? Un…
- L'integrazione scolastica oggi "Una scuola, tante disabilità: dall'inserimento all'integrazione scolastica degli alunni con disabilità". Questo il titolo dell'approfondita analisi prodotta da Filippo Furioso - docente e giudice onorario del Tribunale dei Minorenni piemontese…
- La complessità del "Dopo di Noi" e la logica dei diritti «Può esserci ancora la possibilità di abbandonare l’attuale sistema organizzativo dei servizi e, approfittando dell’occasione di attuare la Legge 112/16 sul “Dopo di Noi”, iniziare con coraggio un processo di…