Rimuovere le barriere da quella nave e far cessare la discriminazione

Lo chiede l'Associazione Aquile di Palermo, in riferimento alla vicenda che ha coinvolto alcuni suoi soci con disabilità - giocatori di hockey in carrozzina - trovatisi di fronte a una nave dall'entrata inaccessibile (la "Sicilia" della Compagnia SNAV), al momento di imbarcarsi per tornare da Napoli nel capoluogo siciliano. E anche se le persone alla fine sono riuscite a salire, viene ora chiesto con decisione che si realizzino le opere necessarie, prospettando un'azione legale ai sensi della Legge 67/06 sulla discriminazione delle persone con disabilità

Mani sugli occhi in volto di uomoIl fatto è facilmente raccontato e sta tutto nella lettera-esposto inviata da Salvatore Di Giglia, presidente dell’Associazione Sportiva-Culturale Pro H Aquile di Palermo ONLUS, alla Compagnia di Navigazione SNAV.
È il 9 maggio e all’imbarco della nave “Sicilia” a Napoli, per il rientro a Palermo di numerose persone con disabilità – componenti della squadra di hockey in carrozzina elettrica delle Aquile – accade “semplicemente” che quelle stesse persone si trovino di fronte «all’impossibilità di accedere al normale varco di imbarco passeggeri, essendo questo posto in alto e quindi accessibile solo dallo scalandrone gradinato mobile, affiancato al lato sinistro della nave. Pertanto, l’imbarco pedonale viene consentito ai nostri soci dal portellone poppiero adibito all’accesso degli automezzi che, oltre a non possedere alcun corridoio liscio percorribile dalle carrozzine, presenta un’accentuata cingolatura antiscivolo degli automezzi che determina anche una sofferenza fisica delle persone (tutte in carrozzina elettrica) durante l’intero tratto di percorrenza».

«Una volta raggiunta con enormi difficoltà la porta tagliafuoco di accesso al locale ascensore – scrive ancora Di Giglia – il gruppo di persone in carrozzina rimane bloccato ivi innanzi, atteso che la stessa risulta invalicabile a causa della presenza di un gradino di oltre trenta centimetri che si frappone alla base dell’apertura assolutamente non munita di pedana o scivolo. E tutto ciò nonostante la Compagnia fosse stata tempestivamente avvertita della presenza nel gruppo di persone con deficit e quindi fosse pienamente consapevole che la comitiva era composta prevalentemente da persone con disabilità. Cosicché il responsabile del personale di coperta, scusandosi immediatamente per l’inconveniente, si dichiara disposto a mettere a disposizione tutto il personale necessario affinché le persone con disabilità vengano trasportate di peso oltre il valico. In realtà, essendo stata prevista dalla Compagnia la valicabilità del varco di accesso dei passeggeri cosiddetti “normodotati” attraverso la collocazione di un’apposita pedana-scivolo di collegamento tra lo scalandrone mobile e il valico di accesso alla nave, l’ingresso delle persone con disabilità viene reso possibile solo spostando tale pedana-scivolo da un varco all’altro, previa naturalmente la sospensione del normale imbarco dei passeggeri che utilizzivano lo scalandrone mobile».

Qualche tempo fa, nel registrare l’incresciosa vicenda di una giovane con disabilità allontanata dal direttore di un supermercato di Imperia (se ne legga cliccando qui), sempre su queste colonne Angelo Marra si era riferito alla Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni), ricordando che essa parla di discriminazione diretta «quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga» (comma 2). «È da notare – aveva poi sottolineato Marra – che di fronte a ipotesi di discriminazione diretta anche le associazioni possono adire il Giudice per ottenere giustizia, non solo in nome del singolo soggetto leso, ma pure a tutela dell’interesse collettivo».

La nave «Sicilia» della Compagnia SNAV dalla quale si chiede vengano rimosse le barriereEbbene, con soddisfazione rileviamo che proprio alla Legge 67/06 intende appellarsi l’Associazione Aquile di Palermo, rilevando appunto «che il perdurare della situazione di inaccessibilità che si registra presso la nave “Sicilia” ed eventualmente presso le altre navi di codesta compagnia che si trovano in analoghe condizioni, continua a realizzare una concreta discriminazione, giuridicamente tutelabile a mente della Legge 67/06».
Non prima, quindi, di aver dato atto «al personale preposto al servizio passeggeri di essersi – per quanto possibile – messo a completa disposizione per ovviare alle gravi, imbarazzanti e inaccettabili carenze strutturali della nave, sotto il profilo dell’accessibilità», arriva una precisa richiesta alla Compagnia SNAV, ovvero quella di «provvedere immediatamente a realizzare le opere necessarie per rendere le navi accessibili a chiunque, affinché episodi analoghi non abbiano più a realizzarsi». Ciò che per altro – secondo quanto scritto dal presidente delle Aquile di Palermo – sarebbe realizzabile senza grosse difficoltà, «anche con modeste risorse materiali (ad esempio tramite scivoli mobili adeguatamente progettati)».
In caso contrario, conclude la lettera-esposto di Salvatore Di Giglia, «questa Associazione si vedrà costretta, ai sensi dell’articolo 3 della Legge 67/06, a richiedere un provvedimento giudiziale diretto a far cessare la condotta discriminatoria (diretta o indiretta) realizzata dalla Compagnia nei riguardi delle persone disabili e la rimozione delle cause di inaccessibilità all’unità navale».

Seguiremo naturalmente con estrema attenzione gli sviluppi di questa vicenda, consapevoli che la Legge 67/06 potrà certamente, in futuro, diventare uno strumento di utilizzo comune in situazioni del genere. Come infatti ha scritto recentemente il già citato Angelo Marra («HandyLexPress», n. 2/09, maggio 2009, p. 46), «ancor prima che lo richiedesse la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e che l’Europa riuscisse a produrre una Direttiva più ampia contro tutte le forme di discriminazione in ogni ambito della vita, l’Italia si è dotata di una legge dalla portata generale, con l’intento di prevenire i fenomeni discriminatori in danno delle persone con disabilità, non solamente in settori specifici dell’esperienza umana, ma in tutti i possibili ambiti della vita. Di conseguenza oggi la tutela contro le discriminazioni nel nostro Paese è oggettivamente più ampia che nel resto del continente e risulta già conforme a quanto previsto dalla Convenzione ONU».
Ancora una volta, dunque, il nostro Paese si contraddistingue per ottime leggi, prodotte prima di tanti altri Stati. Che sia finalmente l’ora di applicarle concretamente? (Stefano Borgato)

Per ulteriori informazioni: Associazione Sportiva-Culturale Pro H Aquile di Palermo ONLUS, tel. 091 7847493, aquiledipalermo@libero.it.
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