«Da una parte il dramma del lavoro, dall’altro quello dei disabili: persone con paraplegia, autismo, sindrome di Down, sclerosi laterale amiotrofica, malati a volte gravissimi rimasti privi di assistenza. Per i pazienti del Centro San.Stef.A.R., la vertenza del Gruppo Villa Pini si è trasformata nella perdita di un diritto, con pesanti ripercussioni sulle condizioni di salute di decine e decine di persone. Il lavoratori in sciopero, infatti, hanno sospeso le terapie di riabilitazione».
Così il quotidiano «Il Centro» di Pescara del 16 giugno, in riferimento alla difficile situazione creatasi a Montesilvano nel Centro Ambulatoriale di Riabilitazione San.Stef.A.R., gestito dal Gruppo Villa Pini d’Abruzzo, vicenda denunciata nei giorni scorsi dell’Ufficio DisAbili del Comune di Montesilvano, con una lettera aperta indirizzata dal responsabile di esso, Claudio Ferrante, al presidente della Giunta Regionale Giovanni Chiodi, agli assessori regionali Lanfranco Venturoni (Politiche della Salute) e Paolo Gatti (Lavoro e Politiche Sociali), oltre che agli stessi lavoratori della San.Stef.A.R. e al Gruppo Villa Pini.
«La colpa di chi forse in passato ha gestito con grande superficialità la “salute pubblica abruzzese” – scrive Ferrante nella lettera – non può assolutamente ricadere su chi ogni giorno, ogni ora, ogni attimo vive il dramma di una grave disabilità. Siamo costretti per altro a ricordare che i tagli per i servizi riabilitativi, in virtù di uno pseudo piano di risanamento della sanità abruzzese, erano già avvenuti. Nel mese di gennaio del 2008, infatti, la spesa era stata ridotta del 24% e un ulteriore 13% è stato decurtato dal 1° gennaio 2009. A causa di ciò, diversi Istituti hanno dovuto ulteriormente riorganizzare alcuni servizi, costringendo le nostre famiglie a pagare a proprie spese, a ridimensionare o a sospendere alcune prestazioni fisioterapiche, quali l’idrokinesiterapia e la riabilitazione in piscina, solo per fare qualche esempio».
Nel rivolgersi a coloro «che possono e devono risolvere urgentemente questo problema», la lettera dell’Ufficio DisAbili intende sottolineare con forza che «in uno stato di diritto vi è la presunzione d’innocenza: non spetta dunque a noi cittadini stabilire chi e se si sono commessi reati penali ai danni dei più deboli. Spetta però certamente a noi tutti il diritto alle cure e alle prestazioni sanitarie stabilite dalla nostra Costituzione e recentemente anche dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dal Governo Italiano».
Grave anche il contesto regionale denunciato da Ferrante, quando scrive: «Nella notra Regione non esistono centri altamente specializzati per le gravi malattie neurologiche, come le Unità Spinali. Né tantomeno a Montesilvano esistono centri fisioterapici specifici per poter dare una risposta a chi vive la tetraparesi, la distrofia muscolare, la sclerosi laterale amiotrofica, l’autismo, la sindrome di Down o la sclerosi multipla. E tuttavia nella nostra città esiste questa struttura, il San.Stef.A.R., composta da persone straordinarie, un Centro che per noi è diventato come “una seconda casa”. Sono fisioterapisti, medici, inservienti e impiegati che svolgono il loro lavoro con passione, dedizione, impegno, amore, professionalità e sensibilità e purtroppo sono ormai troppi mesi che dobbiamo subire interruzioni della fisioterapia perché quei lavoratori sono stati costretti a “mobilitarsi” per difendere non solo la loro dignità, ma il diritto a percepire lo stipendio. Nonostante tutto, in questi mesi ci hanno accolto con il sorriso, con la forza e con la dolcezza che solo chi è innamorato di questo mestiere può fare. Non ci hanno mai fatto pesare il disagio che vivevano, ma ora non se ne può più; per questo siamo al loro fianco e li invitiamo a continuare perché tutto ciò è davvero vergognoso!».
La lettera si conclude ricordando un fatto forse non sempre presente nella memoria di chi deve prendere decisioni in settori come questo: «Da parte nostra – scrive Ferrante – c’è quindi la massima solidarietà, ma anche una grande preoccupazione perché occorrono anni di sacrifici e di duro lavoro costante per ottenere qualche piccolo, ma significativo progresso nelle persone che hanno bisogno di questo tipo di terapie. Interrompere infatti – seppure per poco – le cure fisioterapiche può significare, per chi ha una malattia visiva, uditiva, di linguaggio, fisica o psichica, annullare i progressi fatti magari in due o tre anni». (S.B.)
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