Quale significato si può attribuire a una bocciatura in seconda media di uno studente con problemi di dislessia? L’interrogativo sorge spontaneo nel leggere l’articolo di Maurizio Fico pubblicato dalla «Stampa» del 17 giugno (edizione di Savona), riguardante il caso dello studente di Savona incorso in tale “stop”, malgrado i problemi causatigli dalla dislessia fossero noti e certificati [se ne può leggere nel sito della «Stampa», cliccando qui, N.d.R.].
Erano dunque state poste in essere a scuola strategie adeguate (ausili idonei, tempi prolungati ecc.), soprattutto alla luce di un precedente risultato negativo in prima media? Era stato fatto tutto il possibile per evitare tale bocciatura che evoca il triste assioma “bocciato perché dislessico”?
Sarebbe bello a questo punto conoscere il parere del dirigente dell’Istituto Scolastico frequentato dal ragazzo e anche quello del nuovo dirigente regionale ligure recentemente insediatosi. (Giorgio Genta – ABC Liguria – Associazione Bambini Cerebrolesi).
Si parla di dislessia in caso di difficoltà significativa nell’apprendimento della lettura in presenza di un livello cognitivo e di un’istruzione adeguati e in assenza di problemi neurologici e sensoriali. I bambini con dislessia sono intelligenti, non hanno problemi visivi o uditivi, ma non apprendono a leggere in modo sufficientemente corretto e fluido: infatti le loro prestazioni nella lettura risultano nel complesso molto al di sotto del livello che ci si aspetterebbe in base all’età, alla classe frequentata e al livello intellettivo generale. Queste difficoltà solitamente condizionano anche in modo pesante le prestazioni scolastiche.
Spesso alla dislessia sono associate ulteriori difficoltà, quali la disortografia, la disgrafia e, a volte, lievi difficoltà nel linguaggio orale (fatica a recuperare termini appropriati o a memorizzare parole nuove) e nel calcolo (soprattutto mentale, oppure nella memorizzazione delle tabelline).
Il problema della dislessia risulta evidente in seconda-terza elementare (alcuni segni si possono per altro già osservare nella scuola materna, come la presenza di significative difficoltà nel manipolare i suoni nelle rime, nelle filastrocche…).
Non sempre gli approfondimenti diagnostici vengono svolti tempestivamente (ancora tanti bambini accedono infatti ai servizi alla fine della scuola elementare o alla scuola media), a causa di una sbagliata interpretazione o sottovalutazione del problema. Si parla ad esempio ancora di pigrizia, demotivazione o disagio psicologico, problemi che senz’altro a volte possono essere associati al disturbo, ma che rappresentano dei correlati o delle conseguenze della dislessia, non la causa. Per ridurre l’interferenza di tali disturbi, è possibile ricorrere all’ausilio di strumenti compensativi e dispensativi, appositamente previsti dalla normativa italiana, ma attualmente poco usati.
Ad occuparsi di questo, nel nostro Paese, vi sono organizzazioni come l’AID (Associazione Italiana Dislessia) o forum come Dislessia On Line. Si legga anche, nel nostro sito, la specifica scheda raggiungibile cliccando qui.