Quando il medico «ricusa» il paziente con disabilità

di Giorgio Genta*
Avviene a Milano e sembra a causa dell'insistenza, da parte di quel paziente, nel chiedere che lo studio del professionista venga reso accessibile tramite uno scivolo. Ma non è forse invece l'atto stesso del rifiuto da parte di quel medico a ledere davvero il rapporto di fiducia da parte questa volta del paziente e non viceversa?

Persona in carrozzina davanti al gradino di un marciapiedeMa può un medico di famiglia ricusare un paziente con disabilità? A giudicare da quanto leggiamo sul «Corriere della Sera» (edizione di Milano) del 2 luglio, sembra proprio di sì, se è vero che il signor Claudio Spallina ha ricevuto una raccomandata dall’ASL, con oggetto Ricusazione del medico di famiglia e invito a sceglierne un altro, perché «è venuto meno il rapporto di fiducia medico-paziente».
Il motivo? «L’accessibilità dello studio del medico», secondo Spallina, che spiega: «Bisogna superare un gradino e la dottoressa dice che devo sempre essere accompagnato. Io l’ho invitata a procurarsi uno scivolo e le ho anche portato la scheda tecnica che ho trovato su internet».

Difficile, dunque, sostenere che quell’indispensabile «rapporto di fiducia medico-paziente» possa venir meno a causa della richiesta di quello stesso paziente al medico di rendere accessibile il suo studio, tanto più che l’accoglimento della richiesta stessa comporterebbe semplicemente la posa di uno scivolo per superare un singolo gradino!
Al di là però dell’aspetto strettamente giuridico, la ripulsa stride fortemente con ciò che il cittadino intende per “etica professionale” e allora sì che in questo caso ci sembra ledere davvero il rapporto di fiducia del paziente nei confronti del medico e non viceversa.

*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).

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