Con l’iniziativa promossa dalla Lega Arcobaleno – federazione di associazioni impegnate sui problemi della disabilità e dell’handicap, costituita nel dicembre del 1998 e aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – torna prepotentemente alla ribalta una questione che già da anni il nostro sito segue con attenzione – come si potrà capire anche dall’elenco di testi presentati in calce – vale a dire quella della questione del contrassegno europeo per persone con disabilità, non accettato nel nostro Paese a causa delle norme sulla privacy.
Ben volentieri, dunque, cediamo la parola a Bruno Tescari, presidente della stessa Lega Arcobaleno, che ha elaborato sulla questione una Proposta di Legge e un’Interrogazione. Quest’ultima – come racconta Tescari nel suo resoconto – è arrivata poi alla Camera e ha avuto una risposta dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli.
La Raccomandazione 98/376/CE del Consiglio Europeo del 4 giugno 1998, che ha istituito il contrassegno disabili, non è stata ancora recepita dalla Repubblica Italiana. Tale Raccomandazione uniforma il contrassegno disabili a livello dell’Unione Europea e garantisce loro la certezza dei diritti di cui al contrassegno medesimo in tutta l’Unione.
Il contrassegno italiano – com’è noto – si diversifica da quello europeo per il colore e le diciture; ma il grande problema è che ambedue recano sul davanti il pittogramma ONU dell’individuo in carrozzina, mentre nel nuovo Codice della Privacy del 2003 [Decreto Legislativo 196/03, N.d.R.], all’articolo 74, comma 1, è stabilito espressamente che è proibito riportare sul fronte del contrassegno il pittogramma o diciture da cui possa desumersi la qualità di disabile dell’intestatario.
Nell’Interrogazione parlamentare elaborata da Lega Arcobaleno e presentata alla camera dai deputati Maria Antonietta Farina Coscioni, Maurizio Turco, Elisabetta Zamparutti, Rita Bernardini e Marco Beltrandi, si è chiesto «quali iniziative di carattere normativo si intendano tempestivamente intraprendere che consentano, da una parte, l’adozione in Italia del contrassegno disabili previsto dalla Raccomandazione 98/376/CE del Consiglio del 4 giugno 1998 e, più in generale, di sanare l’attuale precarietà giuridica che grava sulla disciplina italiana dei permessi disabili», a partire dall’abrogazione del comma 1 dell’articolo 74 del citato Codice della Privacy.
A rispondere – nel modo seguente – è stato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli: «Come è noto, le disposizioni del Codice della Strada e del suo regolamento prevedono che alle persone invalide, previa visita medica che ne attesti le effettive condizioni, sia concesso il cosiddetto “contrassegno invalidi” o “tagliando arancione”, il quale riporta sulla parte visibile il pittogramma dell’uomo in carrozzina, il numero di concessione, il nome dell’intestatario, il suo indirizzo e l’indicazione del Comune che ha rilasciato il contrassegno.
La normativa sopracitata risulta oggi in contraddizione con il disposto dell’articolo 74, comma 1, del Decreto Legislativo 196 del 30 giugno 2003 Codice in materia di protezione dei dati personali e con l’esposizione di simboli o diciture dai quali può desumersi la speciale natura dell’autorizzazione, per la sola visione del contrassegno, vanificando in tal modo quanto sopra espresso ed esponendo gli aventi diritto ad ulteriori difficoltà. Tale opinione è condivisa anche da alcune importanti associazioni di categoria che non ritengono lesiva della loro dignità l’esposizione del contrassegno attuale e che ben conoscono le difficoltà che i loro iscritti devono affrontare a causa di un contrassegno del tutto anonimo.
Per altro tale contrassegno non individua, con la sola esposizione, il titolare, ma il veicolo al suo servizio, tutelandone di fatto la privacy. Si aggiunga che sarebbe estremamente complicato predisporre un unico modello di contrassegno che contenga i soli dati indispensabili ad individuare l’autorizzazione rilasciata, privo di simboli o diciture dai quali possa desumersi la speciale natura dell’autorizzazione e che sia riconosciuto all’istante da tutte le forze dell’ordine, senza che questo assuma, di fatto, il significato di “auto al servizio delle persone invalide”, vanificando così l’intento del Legislatore, per non parlare della facilità con cui tali contrassegni potrebbero essere contraffatti o falsificati.
La questione è stata più volte sottoposta all’attenzione del Garante per la Protezione dei Dati Personali che, purtroppo, non sembra comprendere la difficoltà di adottare un contrassegno che, se realizzato come prescritto, creerebbe ulteriori difficoltà a categorie di persone già duramente provate. Per altro, proprio a seguito di quanto previsto dalla legge 196 del 2003, in Italia non è possibile adottare il contrassegno europeo Parking Card for Disabile People [in realtà “Parking Card for People with Disabilities, N.d.R.], valido nella Comunità europea ed emanato con raccomandazione del Consiglio del 4 giugno 1998, n. 98/376/CE, che permette a tutti i cittadini della Comunità di usufruire in ogni Paese dell’Unione Europea delle facilitazioni ivi previste. La citata raccomandazione del Consiglio ha suggerito agli Stati Membri di adottare, e poi riconoscere, un contrassegno unico per il parcheggio e la circolazione dei disabili, dando indicazioni sul colore del tagliando e sui dati da riportare nella parte visibile dello stesso. Pochi Paesi hanno accolto tale indicazione, fra questi la Spagna e l’Austria, mentre l’Italia, come già detto, non ha ancora adeguato la propria normativa per le ragioni di cui sopra.
La situazione attuale necessita, quindi, di un chiarimento nell’interesse della categoria delle persone diversamente abili nel senso auspicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che più volte ha proposto nelle sedi competenti una modifica al richiamato articolo 74, comma 1 del Decreto Legislativo 196 del 2003, che preveda la soppressione della parte del comma che vieta “l’apposizione di simboli o diciture dai quali può desumersi la speciale natura dell’autorizzazione per effetto, della sola visione del contrassegno”, fermi restando i vincoli di tutela dei dati personali. Senza tale modifica preliminare, non è possibile uniformare la normativa nazionale ai criteri contenuti nella Raccomandazione 98/376/CE e garantire, di conseguenza, ai soggetti disabili il diritto di circolare liberamente nel territorio dei Paesi dell’Unione europea, così come stabilito dall’articolo 18 del Trattato che istituisce la Comunità Europea.
Da ultimo si fa sapere che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si è attivato in tal senso presso la IX Commissione della Camera dei Deputati e tale disposizione è stata inserita come articolo 38 dell’A.C [Atto della Camera, N.d.R.] 44 e abbinati recanti “Disposizioni in materia di sicurezza stradale”, trasferito in sede legislativa presso la IX Commissione Trasporti della Camera [grassetti nostri, N.d.R.]».
La Lega Arcobaleno ha successivamente proposto che nel Disegno di Legge di ratifica del Contrassegno Europeo – che si avrà dopo che la IX Commissione della Camera avrà abrogato il comma 1 dell’articolo 74 del Codice della Privacy – sia chiarito che i dati indicati dall’Europa sono “quelli minimi”, ma non necessariamente i soli. Non facendo questo, infatti, non sarà possibile inserire nel Contrassegno un chip – assente nel Contrassegno europeo – capace di essere letto da tutti i modelli di controllo delle Zone a Traffico Limitato (ZTL) esistenti in Italia.
E quindi dovrà essere inserito il comma «1.2. Il rilascio del Contrassegno può essere accompagnato dal rilascio o dall’inserimento in esso di un congegno atto a segnalare l’ingresso nella ZTL del veicolo indicato con il numero del Contrassegno stesso debitamente esposto». In tal modo si potrà appunto inserire un chip nel contrassegno, che consenta ai diversi modelli di strumentazione di lettura oggi esistenti nelle città ove vige la ZTL, di unificare il modello di lettura di un solo database valido in tutte le città per viaggiare e sostare entro le stesse.
*Presidente di Lega Arcobaleno.
Per quanto riguarda la questione dei contrassegni e la non conformità di quelli italiani ai pass europei, Superando.it, grazie anche alla collaborazione del blogger Luca Faccio, ha già pubblicato i seguenti testi:
– Ancora in conflitto la privacy e la libertà di muoversi, disponibile cliccando qui.
– E all’estero i disabili continuano a rischiare la multa!, disponibile cliccando qui.
– Deve risolverla il Governo Italiano la questione dei contrassegni!, disponibile cliccando qui.
– Contrassegno europeo: si rischia di ripartire da capo, disponibile cliccando qui
– Nuovi contrassegni: alcune città stanno provvedendo, disponibile cliccando qui.
– Contrassegni e ZTL: due iniziative a Verona a favore della mobilità, disponibile cliccando qui.
Il blog di Luca Faccio, ove si possono trovare altri testi sulla materia, è all’indirizzo www.lucafaccio.it.