Come gli altri, assieme agli altri

di Giorgio Genta*
Proponiamo una riflessione sui temi della partecipazione, dell'inclusione e della discriminazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie, scaturita in occasione di un'interessante iniziativa - denominata proprio "Focus Group su Discriminazione e Segregazione" - promossa in queste settimane dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap)

Immagine stilizzata di persona esclusa da un gruppoPur essendo ben nota fin dai tempi di Seneca, che diceva «L’uomo è un animale socialeGli uomini non sono fatti per vivere da soli», questa assiomatica verità ha stentato molto a farsi strada nel mondo delle persone con disabilità e certamente non per colpa loro. Oggi, finalmente, le famiglie di bambini e adulti con disabilità credono che uno slogan quale Come gli altri, assieme agli altri possa e debba avere nell’ambito della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) la stessa dignità riservata alla madre di tutti i nostri slogan, cioè Nulla su di noi, senza di noi e le nostre famiglie.

Per quale motivo? Perché noi crediamo fermamente che uno dei peggiori pericoli, ancora oggi, sia rappresentato dal segregazionismo – ricordate la vecchia e famigerata sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che definì “separati ma uguali” i cittadini di origine africana? -, talvolta mascherato sotto sembianze caritatevoli. Un atteggiamento, questo, che qualche secolo fa veniva definito “carità pelosa” e che oggi si può compendiare nel concetto “io ti assisto, ma ti segrego”.
Ottima, quindi, l’idea delle FISH di realizzare dei Focus Group (gruppi di lavoro e confronto) dedicati al tema Discriminazione e Segregazione e questa mia testimonianza, in quanto presidente di un’Associazione – l’ABC – che fa riferimento alla Federazione, vuole rappresentare il contributo e la voce proprio di quelle persone e Associazioni che non riescono a partecipare a questi importanti momenti, perché appunto discriminate e segregate dalla carenza di servizi loro dedicati.

Ma quali sono le pre-condizioni necessarie per poter vivere come e assieme agli altri?
Ne ricordo alcune. Innanzitutto l’assistenza domiciliare, che permette alla persona con disabilità – specialmente se grave – di continuare a “vivere in famiglia” o di seguire, se può e preferisce, percorsi di “vita indipendente”. Poi, l’accessibilità e la fruibilità del trasporto pubblico, la possibilità di avere un mezzo di trasporto dedicato e fare in modo che questi mezzi riescano davvero a circolare e a espletare la loro funzione. Ancora, l’accessibilità e la fruibilità dell’informazione, dei servizi sociali e sanitari e di tutti gli altri servizi pubblici che connotano la società attuale. A seguire, la rappresentatività e la possibilità di dialogare con le istituzioni, alla pari e come tutti gli altri cittadini. Infine, la reale tutela e la sicurezza contro i soprusi. Spesso, infatti, i controlli spontanei sulla qualità dei servizi dedicati alle persone con disabilità, sovente visti solo come una fastidiosa “voce di spesa”, sono assenti o assai carenti.

Indubbiamente esistono ancora molti altri fattori che concorrono alla fattibilità del vivere come gli altri, assieme agli altri, ed è proprio dalla partecipazione diretta e attiva delle persone con disabilità e dei loro familiari che devono e possono essere evidenziati, discussi e realizzati.
Nulla su di noi, senza di noi, quindi, se vogliamo vivere come gli altri, assieme agli altri.

*ABC Liguria (Associazione Bambini Cerebrolesi).

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