«La Vita Indipendente è una filosofia e un movimento di persone con disabilità che lavorano per le pari opportunità, il rispetto per se stesse e l’autodeterminazione. “Vita Indipendente” non significa che noi non abbiamo bisogno di nessuno, che vogliamo vivere isolati. Significa che noi vogliamo esercitare il medesimo controllo e fare le medesime scelte nella vita di tutti i giorni che i nostri fratelli e sorelle non disabili, vicini ed amici danno per scontati. Noi vogliamo crescere nelle nostre famiglie, andare nelle scuole della nostra zona, usare lo stesso bus, fare lavori che siano in linea con la nostra educazione e le nostre capacità. Di più, proprio come tutti, noi abbiamo bisogno di farci carico della nostra vita, pensare e parlare per noi. Per questo dobbiamo garantire il diritto all’assistenza personale autogestita con il sistema dei pagamenti indiretti per il maggior numero possibile di persone e permettere al maggior numero possibile di persone che hanno bisogno di assistenza di esercitare il controllo sui servizi che preferiscono nelle varie situazioni della loro vita».
Sono parole di Adolf Ratzka che sintetizzano mirabilmente la filosofia di uno dei veri “pionieri” della Vita Indipendente in Europa e nel mondo. La storia personale di Ratzka, infatti – sessantaseienne di origine tedesca, cittadino svedese, sposato con una figlia, in carrozzina dal 1961 e utilizzatore di ventilazione assitita – parte assai da lontano ed è stato lui stesso a raccontarla. «Come studente dell’Università della California a Los Angeles – ha scritto qualche anno fa – verso la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, percepivo una borsa di studio che comprendeva una somma per l’assistenza personale. Io ho assunto, pagato, addestrato e organizzato i miei assistenti personali che erano per lo più studenti compagni di università. Quando poi nel 1973 mi sono trasferito in Svezia, sono rimasto sorpreso che i miei amici che avevano bisogno di assistenza potessero sopportare le tremende limitazioni nella loro vita che i servizi pubblici di aiuto domiciliare implicavano. E ancor più sorprendente per me era la loro rassegnazione e lo scetticismo sul fatto che l’assumere a pagamento degli assistenti personali potesse essere una soluzione migliore».
Ratzka – che oggi è direttore dell’Independent Living Institute di Stoccolma – è stato anche il fondatore di STIL, nei primi anni Ottanta, modello di cooperativa di utenti per l’assistenza personale, rispetto alla quale ha scritto: «La storia di STIL risale a un seminario sulla Vita Indipendente che organizzai nel 1983 per introdurre l’approccio alla Vita Indipendente in Svezia. Come risultato di quella presentazione della Vita Indipendente, fui in grado di trovare un manipolo di utenti interessati all’assistenza personale e formammo un’associazione di soci, STIL, il Gruppo di Stoccolma per la Vita Indipendente, allo scopo di promuovere alternative ai servizi di appalto pubblico, alternative che avrebbero garantito il controllo da parte dell’utente. Il nostro modo di vedere era che le amministrazioni locali pagassero direttamente all’utente la medesima somma di denaro che sarebbero costati i suoi servizi se forniti dall’amministrazione. Questa soluzione era una possibilità alternativa per quegli utenti che lo volevano».
Oggi che anche in Italia – pur tra grandi difficoltà e ostacoli – da qualche anno circolano finalmente idee analoghe, non possiamo che registrare con grande soddisfazione il meritato riconoscimento ricevuto da una figura tanto importante per il movimento internazionale delle persone con disabilità. Qualche settimana fa, infatti, poco dopo l’avvio del semestre svedese di Presidenza Europea, il dottor Ratzka ha ritirato dall’European Anti-Discrimination Council (EAC – “Consiglio Europeo contro le Discriminazioni) il Premio “European Citizen Award 2008” (“Cittadino Europeo 2008”), che viene annualmente assegnato per celebrare «acquisizioni straordinarie, volte a eliminare condizioni di vita discriminatorie, in un lungo periodo di tempo, da parte di figure sociali di straordinario spessore».
Assai significativa anche la motivazione che parla del «lungo, tenace e fruttuoso lavoro in Europa», svolto da Ratzka, «in favore dell’autodeterminazione e delle pari opportunità per le persone con disabilità, tramite l’assistenza personale e l’accessibilità». Ed è un riconoscimento, come abbiamo voluto evidenziare sin dal titolo, che va alla filosofia stessa della Vita Indipendente e a tutte le organizzazioni in Europa – e nel mondo – che basano il proprio lavoro su tale concetto. (S.B.)
Si ringrazia per la segnalazione Frank Mulcahy (Irlanda) di DPI (Disabled Peoples’ International) e per le traduzioni dei testi di Adolf Ratzka sia ENIL Italia (European Network on Independent Living) che l’Associazione Consequor per la Vita Indipendente.