Stiamo perdendo una grande opportunità

di Davide Cervellin*
Quella cioè di avere finalmente uno strumento che sottragga tante persone dall'area dell'assistenza in favore della partecipazione attiva alla vita scolastica, lavorativa e sociale. Si parla del Decreto sui Livelli Essenziali di Assistenza e del nuovo Nomenclatore Tariffario sulle forniture protesiche e tecnologiche, che dopo dieci anni non ha visto ancora la luce, come aveva denunciato qualche mese fa in una lettera-appello anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap)

Immagine in bianco e nero, sfuocata, di una persona in carrozzina al computerSi organizza all’inizio di ottobre a Torino la Terza Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità e la legge che permette ai disabili di disporre delle protesi e delle tecnologie compensative per la loro autonomia, dopo dieci anni non vede ancora la luce!
È davvero grave che il Decreto sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e sulle forniture protesiche e tecnologiche per la salute delle persone con disabilità – già firmato dal precedente ministro della Salute Livia Turco e non pubblicato, dopo ulteriori lunghe discussioni che si protraggono in un confronto serrato a partire dal 1999 tra Regioni e Ministero, associazioni professionali di categoria (Federottica, associazione degli audioprotesisti, quella dei tecnici ortopedici), medici specialisti, associazioni dei disabili e aziende produttrici e distributrici – non sia ancora pronto per diventare legge. Anzi, leggendo con attenzione il documento, ci si accorge che esso ha un impianto troppo vecchio che non tiene assolutamente conto della realtà odierna ed è pieno di contraddizioni e imprecisioni che, se non emendate e corrette, ne renderebbero davvero difficile l’applicazione.
In questo modo, infatti, ogni Regione va per la sua strada e nella confusione generale si creano delle disparità di trattamento inverosimili tra Regione e Regione e tra ASL e ASL, cosicché alla sfortuna di nascere o diventare disabile, si aggiunge anche quella di risiedere nella ASL di Messina o in quelle dell’Abruzzo o magari in quella di Mirano, in provincia di Venezia.

Il testo in discussione al Ministero e alla Conferenza Stato-Regioni sembra prigioniero degli interessi di questa o quella consorteria anziché prospettare soluzioni nuove per la razionalizzazione della spesa pubblica e per offrire ai cittadini con disabilità reali opportunità nella libera scelta degli ausili per la riduzione degli handicap.
Stiamo dunque perdendo l’opportunità di avere uno strumento che favorisca lo sviluppo di imprese sane che sanno fare innovazione, sottraendo tante persone dall’area dell’assistenza in favore della partecipazione attiva alla vita scolastica, lavorativa e sociale. A nulla sono valsi gli appelli e gli incontri con l’onorevole Francesca Martini, sottosegretario al Welfare con delega su questa materia, per migliorare e accelerare l’approvazione del testo.
Non si riesce davvero a capire quali siano le ragioni per le quali tutti i suggerimenti di buon senso, suffragati da competenti argomentazioni ed esperienze, non siano mai stati presi in considerazione, cosicché, in un pout-pourri di vecchio e nuovo, il documento ministeriale rischia più di favorire i “furbacchioni” che devono svuotare gli avanzi di magazzino anziché qualificare la spesa, risolvere i bisogni delle persone in difficoltà, dare un’opportunità alle imprese, attraverso il libero mercato, di sviluppare economia sana.
E così, in Italia, si continua a parlare di diritti, a lanciare proclami, ma ciò che incide sulla vita reale lo lasciamo tra le cose al di là da venire.

*Già presidente della Commissione Handicap di Confindustria.

Contro la mancata emanazione del Decreto sui LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e del Nomenclatore Tariffario, la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) aveva lanciato nei mesi scorsi una lettera-appello, di cui si può leggere nel nostro sito cliccando qui.
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