Fuga: non so perché le prime immagini che questo termine mi fa venire in mente rimandano ai paesi abbandonati di tanto Sud, come ad esempio Brancaleone Superiore, in Calabria, forse tra i più noti per il periodo di confino che vi scontò nel 1935 Cesare Pavese. In quel caso fu un’alluvione (quella dell’ottobre 1951) ad accelerare un processo di spopolamento d’altronde già in corso, ma le storie di questi Comuni fantasma serbano tutte una loro unicità, e per godere di un impareggiabile quadro antropologico e allo stesso tempo ricco di poesia di questo fenomeno nella regione Calabria, non si può non rimandare al bellissimo libro di Vito Teti Il senso dei luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati, pubblicato nel 2004 da Donzelli.
Fuga: come fare a non pensarci quando le speranze, le opportunità, i desideri di crescita (a tutte le età) e di cultura ti vengono preclusi? È quello che arrovella spesso molti miei coetanei del Sud, combattuti tra il sacrosanto attaccamento alla propria terra e il desiderio di altre prospettive. Accade in tutto il mondo, non è solamente la fame che fa fuggire. Accade oggi anche a me a Roma, città splendida e pulsante.
Si parla spesso e giustamente di “fuga dei cervelli”. Ma anche per noi “semplici”, che non faremo nulla di eclatante una volta fuori dai nostri confini, cosa offre l’Italia? E a noi, famiglie con al loro interno persone con disabilità, cosa offre, o più che altro, cosa offrirà? Il quadro è fosco, reso ancora più fosco dal generale imbarbarimento culturale, sociale e politico che al di là delle individuali convinzioni/convenzioni politiche, abbiamo visto esemplificato ieri sera nel corso della “speciale” – in tutti i sensi – puntata di Porta a Porta, protagonista il presidente del Consiglio, il “migliore negli ultimi 150 anni”…, soprattutto nell’invertire un percorso per molti Paesi irreversibile, come il riconoscimento dei diritti e la promozione dell’eguaglianza.
Perché la disabilità è troppo agli antipodi di un “mondo plastificato”, eletto come unico stato di benessere.
Una serie di “rumors” hanno rilanciato fin da giugno il paventato taglio dei Fondi denunciato ieri dalla FISH, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap [se ne legga, in questo sito, al testo intitolato Con buona pace dell’inclusione sociale, disponibile cliccando qui, N.d.R.] con grande allarme non solo delle associazioni delle persone con disabilità, ma anche di Comuni e Regioni, che dovranno affrontare – almeno quelle già più o meno virtuose – la citata inversione a U nell’erogazione di servizi alla cittadinanza. Nel mese di luglio il livello di allarme è cresciuto, non essendo giunta alcuna attendibile smentita di queste intenzioni. In questo esatto momento è divenuto insostenibile.
Stiamo parlando dell’azzeramento di un Fondo come quello della Non Autosufficienza già di per sé valutato come inadeguato nei momenti di massimo rifinanziamento, non di un semplice taglio. Ma non sembra che questo preoccupi molto i ministri di competenza. Preoccupa noi. Quale possibile inclusione, qualora non sussistano le condizioni minime nemmeno per l’autonomia personale?
Questa ennesima vicenda testimonia ancora una volta come la disabilità rappresenti un tema residuale nell’agenda politica, “con buona pace” dei moniti del presidente Napolitano, che aveva invitato a non sottovalutare in un momento di crisi internazionale le esigenze di sostegno e di supporto delle persone con disabilità e dei loro familiari.
Un atteggiamento del genere da parte della politica non influisce solamente sulla “cassa”, o sul nostro morale – relegati nella condizione di questuanti – ma si rispecchia con forza nella cultura di una società, condizionando i comportamenti di tutti, da quelli degli imprenditori a quelli del vicino di casa, sino ad arrivare a incidere non solo sull’erogazione – come ormai ci si è stancati quasi di ripetere – ma nello specifico proprio sull’efficacia dei servizi erogati, ove (sarà) possibile.
E allora mi viene da pensare che non si può restare in un Paese solamente perché ti viene riconosciuta la “quotidiana fornitura di cateterini”, come non si fugge da un Paese solo per la fame o per la guerra…
Articoli Correlati
- Per un nostro dibattito scientifico «Urge la nostra fondamentale presenza in qualità di studiosi - scrive Claudio Roberti - perché dobbiamo poter dire: “Niente su di Noi senza di Noi", anche in tale ambito». E…
- L'integrazione scolastica oggi "Una scuola, tante disabilità: dall'inserimento all'integrazione scolastica degli alunni con disabilità". Questo il titolo dell'approfondita analisi prodotta da Filippo Furioso - docente e giudice onorario del Tribunale dei Minorenni piemontese…
- Il Disegno di Legge Zan e la disabilità: opinioni a confronto Riceviamo un testo dal sito «Progetto Autismo», a firma di Monica Boccardi e Paolo Cilia, che si riferisce, con toni critici, a un contributo da noi pubblicato, contenente due opinioni…