Passi in avanti per la ricerca sulla sindrome di Noonan

Un recente studio finanziato da Telethon fa salire infatti al 75% le possibilità di diagnosticare in modo corretto quella che costituisce una delle più frequenti malattie genetiche dello sviluppo, colpendo circa una su 2.500 persone nate vive. La ricerca, coordinata da Marco Tartaglia e dall'americano Bruce Gelb, è importante anche in termini più generali, perché mette in luce un nuovo meccanismo molecolare capace di provocare una patologia

È stato recentemente identificato un nuovo gene implicato nella sindrome di Noonan, una delle più frequenti malattie genetiche dello sviluppo. A rivelarlo è uno studio finanziato da Telethon e pubblicato sul periodico «Nature Genetics» da Marco Tartaglia, ricercatore dell’Istituto superiore di sanità (ISS) e Bruce Gelb della Mount Sinai School of Medicine di New York. Salgono così al 75% le possibilità di diagnosticare in modo corretto questa malattia, che si stima colpisca circa uno su 2.500 nati vivi.

Il ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità Marco TartagliaLa sindrome di Noonan può coinvolgere numerosi organi: tra i sintomi più frequenti vi sono ritardo nella crescita (a volte molto marcato per difficoltà nutrizionali), deficit dello sviluppo psicomotorio, problemi cardiaci, anomalie dello scheletro, mancata discesa dei testicoli nello scroto (criptorchidismo). La tipologia e l’intensità dei sintomi possono variare notevolmente da individuo a individuo. Inoltre, è possibile riconoscere questa condizione da alcune particolari caratteristiche del cranio e del volto, come occhi distanziati, abbassamento delle palpebre, orecchie a basso impianto e ruotate posteriormente, collo corto.
La sindrome si trasmette con modalità autosomica dominante, ovvero basta una sola copia alterata del gene per svilupparla. Spesso è sporadica: i difetti genetici responsabili insorgono cioè in modo spontaneo durante la maturazione dei gameti dei genitori, che sono invece sani. Fino ad oggi erano noti cinque geni coinvolti nell’insorgenza della patologia, tutti individuati a partire dal 2001 dal gruppo di Tartaglia, sempre in collaborazione con il ricercatore statunitense.
Con il recente lavoro pubblicato da «Nature Genetics» se ne aggiunge un sesto, SHOC2, la cui alterazione provoca una forma della sindrome dalle caratteristiche peculiari. Questi bambini, infatti, hanno una peculiare struttura del capillizio (capelli sottili e radi, a lenta crescita), cute iperpigmentata, bassa statura associata a deficit dell’ormone della crescita e un più marcato deficit cognitivo, oltre a iperattività.
Grazie a questa scoperta – come già accennato – aumentano ulteriormente le possibilità di confermare la diagnosi a partire dai sintomi clinici, ma anche di escludere altre sindromi simili, come per esempio quella di Costello o quella cardio-facio-cutanea. Sapendo infatti qual è il gene alterato, si può delineare meglio la storia naturale della condizione e pianificare gli interventi più adeguati.

Il successo di questo studio è frutto di un’intensa collaborazione tra diversi centri italiani (Roma, Bologna, Torino e Milano), che ha portato alla creazione di una vera e propria rete multidisciplinare, permettendo la raccolta di un’ampia casistica di pazienti per studi di genetica molecolare. Conoscere sempre meglio le cause molecolari responsabili della malattia consentirà studi indirizzati alla ricerca di strategie terapeutiche mirate. In tal senso va detto che tutti i geni responsabili della sindrome di Noonan fanno parte di una via di segnalazione intracellulare molto studiata che controlla la proliferazione e il differenziamento delle cellule, nota anche per essere coinvolta – quando alterata – nell’insorgenza dei tumori. Sono già in corso di studio numerosi farmaci che potrebbero potenzialmente ristabilire il corretto funzionamento di questa via che controlla le risposte della cellula a fattori di crescita e ormoni, e non è escluso che alcuni di questi possano rivelarsi utili anche per la terapia di specifiche complicanze evolutive della sindrome di Noonan.

Lo studio di Tartaglia, infine, è di grande interesse anche dal punto di vista della ricerca di base: ha messo infatti in luce un nuovo meccanismo molecolare capace di provocare una patologia. Il difetto genico, infatti, è responsabile di una modificazione strutturale della proteina che ne provoca una localizzazione scorretta all’interno della cellula e una conseguente disregolazione della sua funzione. (Ufficio Stampa Telethon)

Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa Telethon, tel. 06 44015402, ufficiostampa@telethon.it.
Share the Post: