Discriminazione, mancato rispetto delle leggi e dei diritti, programmazione inefficace. Per questi motivi, i genitori di cinque alunni con disabilità di un quartiere popolare di Lille (nel nord della Francia) hanno deciso di occupare la scuola elementare frequentata dai loro figli. La notizia è stata riportata l’8 ottobre dal quotidiano «Libération».
A questi alunni con diversi tipi di disabilità è negata la presenza continua di un assistente ad personam, previsto per legge. Rispetto alle 76 ore settimanali complessive ne sono state infatti garantite inizialmente solo 11. Le prime proteste dei genitori hanno portato il monte ore a 20, con la promessa da parte del responsabile per la disabilità della circoscrizione che entro il 1° dicembre sarebbe stato assicurato l’intero servizio, essendo state avviate le pratiche di reclutamento degli assistenti.
In mancanza dunque di un servizio adeguato e di fronte a promesse che procastinano il servizio, i genitori hanno occupato per un giorno la scuola, un’azione necessaria a portare alla luce tutte le contraddizioni che spesso circondano il mondo delle persone con disabilità, anche in Francia.
«Siamo stufi di parole piene di buoni sentimenti», ha detto uno di questi genitori. Un altro ha inquadrato bene la situazione: «Fin dal mese di giugno era noto che quest’anno ci sarebbero stati cinque alunni con disabilità che necessitavano di un assistente. Perché non ci sono ancora? Siamo di fronte a un caso di cattiva gestione, non solo per il mancato rispetto della legge, ma indice di un trattamento poco qualificato, di serie B, per i cittadini con disabilità».
Con l’occasione si è fatta notare anche la scarsa qualifica del personale coinvolto nel sostegno agli alunni con disabilità, affidati a persone prive di uno statuto specifico, poco formate e con contratti da precari. Per questi “ausiliari” è previsto un contratto di tre anni rinnovabile una sola volta. Da qualche tempo, si paventa la possibilità di fare assumere gli “ausiliari” da associazioni del mondo della disabilità: così potranno continuare a seguire i ragazzi al di fuori della scuola. Le associazioni francesi sono d’accordo sul principio, ma attendono garanzie sul finanziamento di questa modalità e sull’inquadramento lavorativo di queste figure.
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