Probabilmente ha ragione chi dice che ripeto sin troppo spesso le stesse cose e mi rendo ben conto di averle effettivamente dette in tutte le salse, ma più tempo passa più mi convinco che in ambito di integrazione scolastica le figure che ruotano intorno ai nostri ragazzi sono troppe e si può facilmente osservare che ciò genera solo confusione e la “perdita di vista” da parte di chi dovrebbe assumersi la presa in carico.
In realtà – e lo ribadisco una volta ancora – la figura fondamentale per realizzare l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità è l’insegnante curricolare che dovrebbe essere posto come fondamento sul quale porre le basi per raggiungere gli obiettivi che tutti ci prefiggiamo. A questo punto, quindi, diventa indispensabile un cambiamento di direzione che permetta di rafforzare questo fondamento. Infatti, cambiare ora realmente le cose – e in profondità – sarebbe decisivo, per i nostri ragazzi, perché è ora che ne hanno bisogno. La storia ci insegna che non ci sono scorciatoie, che la testimonianza e l’azione individuale non bastano. Questo è il tempo in cui tutti siamo chiamati ad assumerci una maggiore responsabilità, a scendere in campo per giocare la partita, senza timore di sconfitta o di vittoria.
Possiamo discutere come fare. Ma chi si chiama fuori, chi sceglie di non starci o di giocare in proprio, in nome del proprio percorso, della propria identità, della propria autonomia, commette un grave errore. Le criticità sono tante, ma le opportunità non mancano. C’è bisogno di cambiare, ma per farlo realmente, dobbiamo ripartire da Noi, da quello che siamo e facciamo. Siamo Noi che prima di tutto dobbiamo cambiare. Noi che camminiamo con i nostri figli e tocchiamo il loro dolore e ascoltiamo le loro grida. Noi che siamo nel cuore dei problemi, ma lontano dai luoghi dove si prendono le decisioni. Noi che non riusciamo a farci ascoltare da quelli che stanno nel cuore delle istituzioni, ma lontano dai problemi. Noi che non abbiamo ancora affrontato abbastanza il problema delle istituzioni e dell’applicazione delle leggi.
Siamo ancora in tempo per rigenerare questo tessuto gravemente malato. I nostri soli nemici sono la rassegnazione, la frammentazione, la sfiducia, lo scetticismo e la cieca difesa del proprio tornaconto. Non ce ne sono altri. Bisogna operare una scelta che fungerà da spartiacque tra la cattiva scuola e quella buona, che dia visibilità ai tanti insegnanti curricolari preparati che aspettano solo di poter liberamente dimostrare la loro capacità professionale.
La chiave di volta sta dunque nel convertire i fondi che servono per pagare gli stipendi agli insegnanti di sostegno in incentivi mensili da assegnare agli insegnanti curricolari che hanno una classe dove sia presente un alunno con disabilità. Nel caso poi si dovessero presentare delle difficoltà o l’insegnante curricolare ritenesse di non farcela a gestire la classe, egli potrebbe richiedere l’aiuto dell’insegnate di sostegno, che sarebbe remunerato attingendo dal surplus che gli era stato assegnato in precedenza.
In fondo la traccia l’abbiamo avuta già da tempo, si può ancora leggerla nel web [ci si riferisce al documento intitolato Integrazione reale per un ragazzo con autismo, elaborato da Donatella Festi Toniatti e disponibile cliccando qui, N.d.R.], basta solo seguirla.
*Genitore.
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