Approvato in Puglia il nuovo Piano Regionale delle Politiche Sociali

Il documento approvato nei giorni scorsi dalla Giunta Regionale Pugliese, riferito agli anni 2009-2001, è bene articolato, tiene conto di "novità" importanti come la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e il sistema di classificazione ICF, e si è avvalso di una collaborazione sostanziale da parte delle organizzazioni di persone con disabilità, come sottolinea con soddisfazione la FISH Puglia (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap). Non resta che seguirne (e auspicarne) via via le concrete applicazioni

Donna in carrozzina entra in una casa aprendo la portaÈ un documento prezioso e importante il Piano Regionale Politiche Sociali (2009-2011), approvato qualche giorno fa dalla Giunta Regionale della Puglia e raccoglie piena soddisfazione ad esempio da parte della FISH locale (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che un contributo sostanziale ha avuto nella stesura del documento, come viene ricordato esplicitamente anche nella parte introduttiva dello stesso. Il presidente della FISH Puglia Vincenzo Falabella ha dichiarato in tal senso: «Alla stesura del Piano abbiamo avuto un ruolo importante e pregnante, avendo fatto parte della Commissione Politiche Sociali istituita con Decreto dal presidente della Regione Vendola, per quanto concerne il settore della disabilità. Esprimiamo soddisfazione piena e totale, perché le nostre richieste sono state recepite in pieno».

Affidando dunque ai lettori la possibilità di una visione integrale dell’Allegato 1 del Piano (gli estremi sono in calce al presente testo), cerchiamo di evidenziare alcuni passaggi particolarmente significativi e nuovi, a incominciare – nel paragrafo 1.1.4 (Le persone disabili) – dalla presa d’atto della necessità di aggiornare correntemente le statistiche sulla disabilità. Si scrive infatti: «L’universo delle persone disabili è assai difficile da analizzare, anche per la difficoltà di conoscere con precisione l’universo di riferimento per la mancanza di un lavoro sistematico e capillare in tal senso che rappresenta di per sé già un primo livello di bisogno [grassetti nostri in questa e nelle citazioni successive, N.d.R.]».
Importanti anche le conclusioni presenti nel primo paragrafo, che danno piena visibilità ad esigenze come l’integrazione sociale e nel lavoro delle persone con disabilità e il bisogno di autodeterminazione e indipendenza da parte di queste ultime, oltre alla necessità di sempre più diffusi interventi di presa in carico domiciliare. Riassumendo le indicazioni ricavate dai dati disponibili per la Puglia, si scrive infatti: «Anzitutto, come detto, è necessario conoscere ed indagare sempre più il fenomeno della disabilità visto che tanti possono essere i bisogni puntuali anche perché molte e diverse sono le forme di disabilità come in precedenza notato; in secondo luogo si registra un forte bisogno in termini di integrazione della persona disabile nel contesto della propria comunità (integrazione sociale ma anche lavorativa); in terzo luogo non va dimenticata la necessità di interventi di presa in carico della non autosufficienza attraverso forme di intervento domiciliare (come già detto a proposito delle persone anziane); quindi non si può dimenticare il bisogno di autodeterminazione ed indipendenza per la persona disabile che dovrà essere sempre più soddisfatto sul territorio anche attraverso la realizzazione di interventi personalizzati ed autogestiti per la promozione della vita indipendente».

Un’altra significativa presa d’atto evidenziata dal Piano, sulle gravi carenze del settore riguardante il cosiddetto “dopo di noi”, si ha nel paragrafo 1.2.1 (Il sistema locale di welfare residenziale), ove si scrive che «il quadro analitico di quest’area evidenzia una forte carenza di strutture per il “dopo di noi” e “oltre noi”, rivolte all’accoglienza di persone con disabilità per le quali non è configurabile la permanenza presso il proprio domicilio. In generale appare ancora molto ridotta l’offerta complessiva di strutture e posti letto per persone disabili non autosufficienti o senza il supporto familiare, offerta che è stata fino ad oggi prevalentemente determinata da una condizione di incertezza rispetto alle tariffe da applicare, alle quote di compartecipazione sociale e sanitaria e dalla impossibilità di convenzionare posti letto in RSSA [Residenze Socio Sanitarie Assistenziali, N.d.R.] per disabili in quelle province che hanno già saturato il tetto di fabbisogno che trova copertura nel Servizio Sanitario Regionale con le RSSA per anziani».

E veniamo a uno dei passaggi senz’altro più nuovi del documento – nella sua parte riferita alla disabilità – non foss’altro perché guarda esplicitamente al recepimento da parte della Giunta Regionale Pugliese della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, avvenuto nel maggio di quest’anno. «La decisione della Giunta Regionale – si legge in tal senso al paragrafo 2.2.4 (Politiche per la promozione dei diritti delle persone con disabilità) – di aderire agli obiettivi della Convenzione (DEL. G.R. n. 899 del 26 maggio 2009) segna un passaggio importante per le politiche sociali e in particolare per l’integrazione sociale delle persone disabili e la promozione della loro autonomia. La Regione Puglia, infatti, riconosce la validità di un percorso internazionale ai fini della tutela e promozione dei diritti sociali delle persone con disabilità sulla cui base disegna un programma da perseguire in linea con quanto già indicato dalla legge sul “Sistema integrato dei servizi sociali per la dignità e il benessere delle donne e degli uomini in Puglia” (n. 19 del 10 luglio 2006)».
Persone con vari tipi di disabilità sul giardino di un parcoSu tale premessa ci sembra utile dare spazio integralmente – sempre citando dallo stesso paragrafo – ai dodici obiettivi specifici (nel documento sono tredici, ma il dodicesimo ripete erroneamente il sesto) individuati come quelli da perseguire nell’area della disabilità, non trascurando di evidenziare che uno specifico punto viene dedicato anche all’ICF, il più recente sistema di classificazione introdotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, anch’esso basato su fondamentali princìpi di innovazione:
«1) il consolidamento del livello operativo dell’ambito/distretto per esprimere le più alte potenzialità nella programmazione e gestione unitaria del sistema dei servizi per l’assistenza e l’inclusione sociale dei minori e degli adulti disabili, con specifico riferimento ai percorsi di integrazione scolastica, con l’assistenza specialistica, alla attivazione di percorsi per l’inserimento socio-lavorativo, al sostegno ai progetti di vita indipendente di tutte le persone con disabilità;
2) il potenziamento dei servizi di trasporto sociale e scolastico, per garantire ai cittadini più deboli l’accessibilità, le pari opportunità e la piena fruibilità delle risorse infrastrutturali dei territori, anche attraverso lo sviluppo di servizi di trasporto ‘”a chiamata” e di tipo “flessibile”, integrando gli interventi con la più generale attività di programmazione territoriale in materia di mobilità sostenibile;
3) la promozione di una rete di strutture familiari e comunitarie a carattere semiresidenziale e residenziale per persone disabili gravi, anche minori, senza il necessario supporto familiare (“oltre noi” e “dopo di noi”), sia con la attivazione di strutture di titolarità pubblica, sia definendo le modalità di compartecipazione alla gestione di strutture private;
4) il potenziamento e il consolidamento della rete di centri diurni socio educativi e socio educativi-riabilitativi capaci di integrare le capacità inclusive, educative e riabilitative delle istituzioni scolastiche e delle strutture sanitarie, ma anche di fornire un valido supporto al lavoro di cura che ricade esclusivamente sulle famiglie;
5) la costruzione di un quadro di conoscenza dettagliato e aggiornato sul fenomeno della disabilità in tutti gli ambiti territoriali pugliesi, al fine di adottare indicatori più adeguati per il riparto delle risorse e l’assegnazione degli obiettivi di inclusione e di cura per ciascun ambito territoriale;
6) la integrazione degli strumenti di sostegno economico per la vita indipendente o per l’assistenza indiretta personalizzata con i servizi domiciliari e comunitari a ciclo diurno, per una maggiore efficacia delle risorse impiegate rispetto agli obiettivi principali di benessere della persona disabile o non autosufficiente, anche mediante una più mirata azione di monitoraggio della allocazione delle risorse e una più omogenea applicazione dei criteri di accesso ai benefici;
7) il potenziamento e la qualificazione dell’assistenza domiciliare alle persone disabili gravemente non autosufficienti, con riferimento sia alla diffusione del servizio di assistenza domiciliare a prevalenza sociale (SAD) sia alla diffusione dell’assistenza domiciliare integrata (ADI), ma anche alla realizzazione di interventi di qualificazione, emersione dal lavoro nero e potenziamento del servizio di cura domiciliare privato assicurato dalle assistenti familiari (cd. badanti), con la diffusione degli elenchi delle assistenti familiari e di strumenti a supporto dell’incrocio domanda offerta di lavoro di cura in un mercato “amministrato” dalle istituzioni pubbliche;
8) il contenimento del flusso di istituzionalizzazione delle persone disabili nelle strutture residenziali e la verifica continua dell’appropriatezza delle prestazioni erogate e delle durate dei ricoveri;
9) il consolidamento delle azioni già avviate dalla Regione Puglia per favorire la connettività sociale delle persone disabili e l’utilizzo di tecnologie informatiche e ausilii dedicati per promuovere e sostenere i percorsi di apprendimento, di socializzazione, di formazione professionale, di partecipazione alle attività associative e di inserimento nel mondo del lavoro delle persone con disabilità, con l’obiettivo di comprese le barriere materiali e immateriali che concorrono a determinare il rischio di esclusione e di marginalità sociale delle persone con disabilità;
10) l’affermazione e l’adozione, ai fini della valutazione multidimensionale delle disabilità, dei nuovi sistemi di valutazione, con l’utilizzo dell’ICF (International Classification, of Functioning, disability and health);
11) il sostegno alle attività di integrazione sociale dei ragazzi con disabilità anche attraverso attività di sport terapia; […]
13) il finanziamento dell’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici privati per i nuclei familiari in cui vivano disabili motori e anziani non autosufficienti gravi, per le quali a partire dal 2004 il Governo nazionale non trasferisce più risorse dedicate alle Regioni».

Al di là dunque di un linguaggio non sempre all’insegna della massima chiarezza e della già annotata distrazione che porta in questo paragrafo a ripetere per due volte uno stesso punto, rispetto ai contenuti non si può che concordare con il presidente della FISH Puglia e con la sua soddisfazione. Il contributo delle associazioni di persone con disabilità e dei loro familiari – ciò che a nostro parere deve costituire un punto di non ritorno nell’elaborazione di documenti come questo – si nota tutto, nel leggere tra l’altro una serie di istanze espresse in modo sempre più frequente dalle associazioni stesse e qui riprese praticamente alla lettera.
Il Piano dunque c’è. Complessivamente è bene articolato, ha tenuto conto delle richieste delle associazioni e assume come base di lavoro un documento fondamentale come la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Non resta che seguirne (e auspicarne) via via le concrete applicazioni. (Stefano Borgato)

Il Piano Regionale Politiche Sociali (2009-2011) – Allegato 1 della Regione Puglia si può leggere integralmente cliccando qui.
L’indirizzo della FISH Puglia (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) è fishpuglia@fishonlus.it.
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