Perché litigano due compagni di viaggio?

di Giorgio Genta*
E perché soprattutto lo fanno, quando si tratta di due "viandanti" come la famiglia con disabilità da una parte e l'istituzione scolastica dall'altra? È proprio obbligatorio "litigare"? Non sarebbe molto meglio fare un viaggio tranquillo e armonioso e arrivare davvero alla destinazione desiderata - che per le famiglie è la fruizione di un diritto reale che renda davvero partecipe lo studente con disabilità del mondo che lo circonda e lo comprende - con reciproca soddisfazione?

Facendo una lunga strada assieme, ai compagni di viaggio può capitare di litigare o quanto meno di avere vivaci discussioni e i motivi che le generano sono numerosi. Si può litigare sulla destinazione finale del viaggio, quando questa non è condivisa fin dall’inizio. Si può discutere animatamente sul mezzo di trasporto preferibile e sulla velocità più idonea da mantenere. Soste, deviazioni dalla via principale, altri compagni di viaggio: tutti ulteriori motivi di possibili contese.Perché per due «compagni di viaggio» (in questo caso le famiglie con disabilità e la scuola) dev'essere obbligatorio «litigare»?

Chiamiamo ora i “viandanti” con il loro vero nome: le famiglie con disabilità e l’istituzione scolastica. Il lungo viaggio da fare è quello dell’integrazione scolastica. Destinazione finale: per le famiglie la fruizione di un diritto reale che renda davvero partecipe lo studente con disabilità del mondo che lo circonda e lo comprende; per la scuola, troppo spesso, l’adempimento sommario di un gravoso dovere. Il mezzo di trasporto: per le famiglie una reale presa in carico collettiva e attiva da parte di tutti gli insegnanti, per la scuola sovente solo le spalle non sempre robuste dell’insegnante di sostegno.
“Strade accessorie” – ma in fin dei conti indispensabili alla qualità del viaggio – sono il trasporto scolastico, le gite, altre attività didattiche e culturali, viste da una parte come “componenti dell’andare” (si spera avanti), dall’altra come “voci di spesa supplementare”.

Domanda spontanea: ma perché fare della strada assieme se si è tanto diversi? Diverse sono anche le risposte possibili: perché si è obbligati (la risposta più brutta anche se spesso la più vera); perché si è sbagliata strada e in realtà uno dei due voleva andare da un’altra parte…
Ma è poi obbligatorio litigare? Non sarebbe assai più bello poter fare un viaggio tranquillo e armonioso e arrivare davvero alla destinazione con reciproca soddisfazione? Purtroppo queste cose accadono assai più spesso nelle favole di cui è ricca la letteratura per l’infanzia che non nella realtà italiana di oggi.

*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).

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