La notizia dei quattro malati di sclerosi laterale amiotrofica (SLA) che dal 4 novembre hanno intrapreso in Sardegna uno sciopero della fame e la successiva presa di posizione dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), solidale umanamente, ma contraria nella sostanza del gesto, mi induce ancora una volta a qualche riflessione.
Sempre più spesso infatti accade che persone singole o associate – che vivono sulla propria pelle una reale situazione di disagio e di debolezza sociale ed economica – scelgano la strada del gesto eclatante, puntando all’esposizione mediatica, perché ritengono che non ci sia altro modo concreto e rapido per far sentire la propria voce e ottenere risposte autorevoli, sotto la pressione di un’opinione pubblica che non può che esprimere solidarietà e vicinanza.
Per mia formazione morale e familiare sono sempre stato un moderato, pensando che solo un lavoro continuo e spesso oscuro compiuto da persone serie e competenti può condurre a risultati duraturi a favore di chi è più debole. Se una persona seria e concreta come Mario Melazzini [presidente nazionale dell’AISLA, N.d.R.] si permette di ricordare che in Sardegna è comunque in atto un lavoro legislativo che dovrebbe entro breve dare i suoi frutti, non posso che credergli, anche perché ho sotto gli occhi i risultati che è riuscito a ottenere in Lombardia (Legge Regionale per le persone affette da SLA; finanziamento del Centro Clinico NEMO all’Ospedale Niguarda).
D’altra parte è anche vero che ormai siamo abituati al “sangue” e ai “gusti forti”, c’è quasi un sottofondo pulp nel sociale, quasi che solo le storie tristissime e tremende possano trovare udienza e scuotere le coscienze. Io spero che lo sciopero della fame si concluda al più presto, come dice l’associazione AISLA; c’è bisogno infatti di persone vive per combattere. Ma al tempo stesso vorrei che le politiche di welfare riprendessero un cammino più veloce, che davvero la crisi economica non sia fatta pagare ai non autosufficienti. Di questo chi governa non potrebbe non vergognarsi. Insomma, per far vincere le ragioni della moderazione riformatrice, occorrono fatti concreti e subito.
Da segnalare che il presidente dell’AISLA Mario Melazzini ha anche personalmente incontrato Salvatore Usala, uno dei malati di sclerosi laterale amiotrofica impegnati dal 4 novembre nello sciopero della fame, presso l’abitazione di quest’ultimo a Monserrato (Cagliari). «Ho trovato Usala in discrete condizioni fisiche – ha dichiarato Melazzini – ben idratato e determinato a continuare lo sciopero della fame fino a che non avrà ricevuto risposte dal viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, in merito alla valutazione del progetto assistenziale in favore dei malati di SLA da lui elaborato e ai conseguenti interventi concreti sul percorso assistenziale». Al contempo Melazzini ha espresso la sua «viva preoccupazione per le gravi conseguenze fisiche che il protrarsi dello sciopero della fame potrà generare in Usala e negli altri malati di SLA», ribadendo infine «la vicinanza dell’AISLA a queste persone e alle loro famiglie, pur non condividendo le modalità della loro protesta. L’AISLA resta naturalmente a completa disposizione di tutti i malati di SLA, dei loro familiari e del viceministro Fazio, per intraprendere ogni azione volta a migliorare in modo concreto la qualità della vita delle persone con SLA residenti nel nostro Paese e delle loro famiglie».
Al fianco delle persone con SLA che hanno avviato l’iniziativa di sciopero della fame si è schierata l’Associazione Luca Coscioni, ciò di cui si può leggere cliccando qui. (S.B.)