Non è consuetudine – me ne rendo conto – chiedere diritto di replica… alla replica, ma l’articolo di Angelo Tumino pubblicato da Superando con il titolo Altro che compagni di viaggio! [lo si legga cliccando qui, N.d.R.], rivolto direttamente a chi scrive, mi costringe a farlo.
Ognuno può avere sulla scuola le idee che crede o meglio che si è formato in seguito alle esperienze vissute (soprattutto sulla pelle delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi). Quello che invece credo non sia lecito è travisare il pensiero di altri e, sia detto senza alcuna acrimonia, ritengo sia quello che ha fatto Angelo Tumino con le mie parole. Certamente è del tutto libero di restare perplesso su quello che scrivo (e non è il solo, basta chiedere a mia moglie e alle mie figlie!…); un po’ meno libero, invece, è di farmi dire o pensare quello che non dico e non penso.
Replico punto per punto:
– quella che Tumino ritiene essere una mia «visione semplicistica della scuola di oggi» è il frutto di quindici anni passati a non occuparmi d’altro (a parte la riabilitazione!). Un aneddoto significativo di questo impegno: con l’Associazione che rappresento [l’ABC Liguria – Associazione Bambini Cerebrolesi, N.d.R.], molti anni fa abbiamo fatto venire appositamente dall’Australia la dottoressa Rosemary Crossley a parlarci e a spiegarci una tecnica particolare di comunicazione aumentativa allora usata solo con ragazzi autistici – con i quali poi non diede risultati univoci – mentre noi la usiamo con soggetti cerebrolesi;
– non credo di «vivere nelle nuvole»: la scuola di cui parlo o scrivo, con tutti i suoi limiti, esiste davvero ed è frutto anche dell’impegno diretto delle famiglie degli studenti con disabilità. Se in molte scuole manca la dignità di un comportamento corretto verso gli studenti con disabilità, perché i loro genitori non insorgono (se non sono in grado di farlo direttamente, esistono molte associazioni e persone in grado di aiutarli) e non fanno tutto il possibile e anche di più per cambiare le cose che non vanno?;
– ci chiediamo continuamente se gli insegnanti di sostegno sono preparati e cerchiamo di rimediare combattendo per la serietà dei corsi di aggiornamento a loro dedicati, per il diritto allo stesso insegnante di sostegno per tutto il ciclo di studi e non magari dovendone cambiare due, tre in un anno;
– se qualcuno «ha troppo potere sui nostri ragazzi» (e qui sento “odore di demonizzazione”), bisogna vigilare e denunciare. Bisogna soprattutto partecipare alla vita della scuola, far valere le proprie opinioni di genitori informati e competenti nei consigli di classe e di istituto e direttamente con il dirigente scolastico ogni volta che qualcosa non va, anche se è una piccola cosa.
Mi perdoni alfine Angelo Tumino, genitore come me di uno studente con disabilità, se me la sono presa forse un po’ troppo; non ce l’ho certo con lui, come penso lui non ce l’avesse con me.
*Padre di una ragazza con disabilità.
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