Ma se si sente odor di zolfo, vuol proprio dire che siamo all’inferno? Se molti insegnanti di sostegno non sono adeguatamente preparati a svolgere le loro mansioni e se hanno scelto di svolgerle solo per facilità di carriera, vuol dire che tutta l’integrazione scolastica è da buttare? Troppo semplicistico condannare (ma anche assolvere) in blocco trent’anni di integrazione scolastica!
Come andavano le cose prima? Ora vanno peggio o meglio? E come andranno domani, cambiando? Meglio cambiare radicalmente o cercare di migliorare quello che esiste, ad esempio realizzando davvero una presa in carico collegiale degli alunni con disabilità?
È da un po’ di tempo che si sentono voci, anche illustri, anche non-ministeriali, che propongono formule diverse per risolvere i problemi degli studenti con disabilità. Le proposte appaiono talvolta allettanti, seducono con argomenti affascinanti (tecnologia, preparazione specifica, personalizzazione, concentrazione di risorse eccetera eccetera), a volte provengono anche da chi sta da “questa parte” della barricata. E tuttavia hanno un vago sentore di zolfo e ad olfatti sottili evocano un antico odore: le classi speciali.
Forse sbagliamo. In fin dei conti lo zolfo era usato anche nella cosmesi e nei depurativi intestinali, quindi a fin di bene. Però il dubbio rimane, come rimane la convinzione che è stata l’integrazione scolastica nelle classi “normali” ad aprire la società italiana alle persone con disabilità. E se non ha insegnato molto agli studenti con disabilità, ha insegnato moltissimo a quelli senza!
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).
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