Già alla fine di settembre – dopo la denuncia dell’ANFFAS di Salerno (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) – ci eravamo occupati della difficile situazione della riabilitazione in Campania (si legga a tal proposito il testo intitolato Contenere la spesa non può voler dire tagliare la riabilitazione a chi ne ha bisogno, disponibile cliccando qui).
Ora sono le varie associazioni che si occupano di malattie neuromuscolari a denunciare compattamente quanto sta accadendo, mettendo a rischio le prestazioni riabilitative per tante persone con gravi disabilità. «A partire dal 17 novembre con l’ASL NA2 Nord e poi, a seguire, con le altre Aziende Sanitarie Locali – si legge infatti in un comunicato sottoscritto dalla UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), dall’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), da Famiglie SMA (Atrofia Muscolare Spinale) e dall’ASAMSI (Associazione per lo Studio delle Atrofie Muscolari Spinali Infantili) – i Centri di Riabilitazione della Regione Campania saranno “assolti dall’obbligo di erogare prestazioni in regime di accreditamento”. In altri termini, se lo faranno non vi è garanzia che vengano pagati a causa del superamento dei tetti di spesa. Tutto questo accade nonostante le Linee Guida per le Attività di Riabilitazione in Regione Campania sanciscano chiaramente che all’utente debba essere garantita la continuità terapeutica addirittura anche durante la sola fase di revisione dei programmi».
Ma non solo. «Infatti, le Linee Guida – si legge ancora nel comunicato – recitano anche che “il progetto riabilitativo e i suoi programmi attuativi definiscono i tempi di completamento dei cicli riabilitativi, di norma contenuti entro 240 giorni, fatta eccezione per i pazienti affetti da gravi patologie a carattere involutivo (sclerosi multipla, distrofia muscolare, sclerosi laterale amiotrofica, malattia di Alzheimer), alcune patologie congenite su base genetica, con gravi danni cerebrali o disturbi psichici, i pluriminorati anche sensoriali, per i quali il progetto riabilitativo può estendersi anche oltre senza limitazioni“. E ora invece, nonostante la paradossale esistenza di contratti terapeutici firmati nei mesi scorsi e non ancora scaduti, arriva la sospensione delle prestazioni precedentemente autorizzate».
«Si ritiene inaudito – commenta Cira Solimene, direttore operativo della UILDM – che in un Paese che ha appena ratificato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità si debba assistere inermi alla negazione del diritto all’assistenza riabilitativa che per molte delle persone che fanno riferimento alle nostre associazioni rappresenta “l’unica cura possibile”, in assenza di una possibilità di guarigione».
Le associazioni che hanno sottoscritto il comunicato chiedono dunque un intervento urgente da parte delle Istituzioni, «pena il passaggio a forme di protesta “attive” che naturalmente vedranno coinvolti in prima persona malati e familiari». (C.N.)
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