Il cittadino deve diventare il «giudice naturale» del servizio sanitario

a cura di Giorgio Genta*
Favorire una nuova cultura, in cui l’autoreferenzialità sia sostituita dalla partecipazione, con il cittadino-utente che diventa il "giudice naturale" della qualità del servizio sanitario: questa è la volontà della grande maggioranza di persone che hanno risposto al C.A.Sa. (Coordinamento delle Associazioni di Volontariato in Ambito Salute) di Bassano del Grappa (Vicenza), promotrice della prima indagine organica svolta in Italia sulla percezione della qualità dei servizi erogati da un'Azienda Sanitaria Locale. Quattro le aree prese in esame: Medici di famiglia, Distretto e sociale, Ospedale e Servizio Sanitario Nazionale

Medico di fronte a paziente (quest'ultimo di spalle)È merito del C.A.Sa. (Coordinamento delle Associazioni di Volontariato in Ambito Salute) di Bassano del Grappa (Vicenza) la prima indagine in Italia sulla percezione della qualità dei servizi erogati da un’Azienda Sanitaria Locale.
Il lavoro, svolto in collaborazione con l’Università di Trento, mette in evidenza come la cultura della partecipazione attiva della famiglia (marcatamente in campo sociosanitario, ma anche negli altri settori) – cultura fortemente propugnata dalla Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi), il cui presidente lo è anche del C.A.Sa – favorisca la partecipazione di tutti i cittadini ai servizi che li riguardano.
Risultato importante dell’indagine è quello di favorire una nuova cultura, in cui l’autoreferenzialità è sostituita dalla partecipazione: è il cittadino-utente il “giudice naturale” della qualità di un servizio, non l’erogatore stesso.
Di seguito proponiamo una breve sintesi dei risultati dell’indagine, che ha riguardato quattro aree: Medici di famiglia, Distretto e sociale, Ospedale e Servizio Sanitario Nazionale.

Medici di famiglia
– I tempi di attesa
dai medici di famiglia sono considerati lunghi dal 33% degli intervistati;
– il 36% degli intervistati si ritiene poco o per nulla informato sulle responsabilità dei medici di famiglia nei riguardi degli assistiti; l’indicatore raggiunge il 46% tra coloro che dichiarano di avere un titolo di studio superiore o una laurea;
– l’88% dei rispondenti si dichiara molto o abbastanza soddisfatto del proprio medico di famiglia.

Distretto e sociale
– L’informazione sulle competenze
del Distretto è carente o nulla per il 52% dei rispondenti;
– l’informazione sull’assistenza medica domiciliare è scarsa o nulla per il 62% degli intervistati;
– il 64% si dichiara poco o per nulla informata sui servizi sociali erogati ai cittadini;
– il 57% è abbastanza o molto soddisfatto dell’accesso al medico di famiglia e ai servizi territoriali e sociali (l’8% non risponde); la percentuale scende al 44% tra i rispondenti delle associazioni.

Ospedale
– Il 30% è poco o per nulla soddisfatto
dell’accesso ai servizi ospedalieri (il 6% non risponde);
– il 19% dei rispondenti è poco o per nulla soddisfatto del rapporto umano con il personale medico ospedaliero (l’8% non si esprime);
– il 71% degli intervistati si dichiara molto o abbastanza soddisfatto delle prestazioni ospedaliere nell’ULSS 3 nel loro complesso (il 6% non risponde); questo dato risulta migliore rispetto sia alla media nazionale (50% di soddisfatti), sia alla media registrata nel Nord-Est (62% di soddisfatti secondo l’Indagine dell’Istituto Piepoli, Milano, settembre 2006).

Servizio Sanitario Nazionale
– Riguardo agli elementi necessari
per migliorare l’assistenza ospedaliera in Italia, le principali indicazioni sono: organizzazione degli ospedali, rapporto medico-paziente, accesso ai servizi;
– l’85% degli intervistati ritiene gli errori medici un problema molto o abbastanza importante in Italia (il 4% non risponde); a livello nazionale il problema degli errori medici è percepito come importante dal 97% della popolazione (indagine della Fondazione Censis, Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, 2008);
– il 24% dei rispondenti ritiene che un proprio familiare abbia subito un grave errore medico; questo dato scende al 18% a livello nazionale, secondo la citata indagine della Fondazione Censis.

Il 79% degli intervistati, infine, ritiene che la partecipazione attiva dei cittadini nelle scelte in sanità sia un importante fattore di qualità dei servizi sanitari; il dato sale ad oltre l’85% tra i rispondenti all’ospedale e tra quelli delle associazioni. Maggiori dettagli sono disponibili nella relazione finale che si può leggere integralmente cliccando qui.

*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).

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