La recente inaugurazione di un nuovo reparto di day hospital presso l’Ospedale Sant’Eugenio di Roma – ove ha sede il Centro di Riferimento per la Talassemia della Regione Lazio, diretto da Paolo Cianciulli – ha coinciso anche con un bel momento di ricordo per Flavio Cocanari, colui cioè che fu il primo responsabile nazionale per le politiche sulla disabilità di un sindacato italiano, ricoprendo tale ruolo per circa vent’anni all’interno della CISL.
Cocanari – cui poco dopo la sua morte lo stesso Dipartimento di Politiche Sociali della CISL intitolò l’omonimo premio assegnato ogni anno a una persona o a una realtà distintasi nell’integrazione sociale e lavorativa delle persone con disabilità – era anch’egli affetto da talassemia e aveva fatto parte della NATI (Nuova Associazione Talassemici Italiani).
Proprio a lui, dunque, è stato dedicatoil nuovo reparto del Sant’Eugenio di Roma, con la cerimonia di scopertura della targa – il 16 dicembre – cui ha partecipato anche l’attrice Tosca d’Aquino, madrina della NATI, insieme all’Associazione Amici di Flavio Cocanari, nata soprattutto per promuovere iniziative di solidarietà, in memoria della persona che ad essa dà il nome.
A rappresentare tale Associazione vi era Oreste Erminiati del Comitato Direttivo, che ha espresso grande apprezzamento per la scelta attuata dall’ospedale romano. «Queste iniziative – ha dichiarato infatti – permettono di tenere ben vivo il ricordo di Flavio e soprattutto il suo bene prezioso di umanità e di idee sempre attuali».
Sempre riguardo all’Associazione Amici di Flavio Cocanari, il vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) Salvatore Nocera – «infaticabile e indimenticato amico di Cocanari», come egli stesso si definisce e del quale riprendiamo qui in calce il ricordo pubblicato in occasione della scomparsa di Cocanari stesso – segnala l’iniziativa di voler «riportare alla luce e pubblicare una serie di bei racconti scritti da Flavio». (Stefano Borgato)
«Ricordo da sempre Flavio come un uomo attento a cogliere gli aspetti operativi delle norme per introdurli nei contratti collettivi e renderle, così, immediatamente effettive. Flavio aveva voluto dedicare tutti i suoi studi, gli interventi nei convegni e gli articoli che pubblicava – anche sul sito della CISL – alle problematiche dell’integrazione sociale e lavorativa, e ogni suo lavoro era animato da questa particolare attenzione all’immediata operatività delle norme.
Per questo suo particolare atteggiamento culturale io e lui abbiamo anche avuto divergenze sull’articolo 12 della Legge 68/99 sul collocamento lavorativo mirato e sull’articolo 14 del Decreto Applicativo della Legge “Biagi” (Legge 30/03), concernenti l’avvio dei lavoratori con disabilità alle cooperative sociali. Però, anche in questi accesi dibattiti, ho avuto occasione di apprezzare un altro tratto specifico della sua personalità, la mitezza e l’assenza di prevaricazione dell’interlocutore. Era veramente una persona “mite” nel modo di porsi e penetrante nelle argomentazioni. Disponibile ad occuparsi degli umili e degli ultimi, sia in attività di volontariato, sia nell’impegno professionale.
Egli è stato un caro compagno di viaggio e tutti – associazioni, persone con disabilità e dirigenti sindacali – gli dobbiamo moltissimo. Flavio lascia un grande vuoto non solo nei nostri cuori , ma anche nella lotta per le pari opportunità delle persone con disabilità e ci si augura che la CISL si dia da fare per trovare subito una persona o un gruppo che possa rapidamente, sia pur in parte, colmare tale vuoto, perché i problemi aperti ai quali stava lavorando erano tanti e non ci si può arrestare, pena l’arretramento del movimento per il superamento dell’handicap».
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