La Regione Toscana ha recentemente deliberato l’erogazione di un assegno di cura [fino a 1.500 euro al mese. Se ne legga cliccando qui, N.d.R.] a favore delle famiglie che si occupano direttamente dei propri congiunti malati di sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Scelta giusta e mi auguro di rapida attuazione, ma tutti gli altri? Le decine di migliaia di persone non autosufficienti della Toscana, sia anziane che giovani, sono forse meno degne di tutela? Ovviamente la risposta è no! Ma evidentemente la Regione Toscana non condivide.
L’assegno di cura è uno strumento di supporto alle famiglie che ospitano persone non autonome e che consente di conseguire il benessere della persona con disabilità, oltre che risparmi straordinari per lo Stato e la Regione.
Nelle strutture di ricovero e di cura, i costi per un non autosufficiente in condizioni di media gravità sfiorano i 2.500 euro mensili, con la Regione che contribuisce in media con 1.400-1.500 euro al mese. Un assegno di cura di 500 euro – in aggiunta all’indennità d’accompagnamento – potrebbe riuscire dunque a ottenere l’obiettivo dell’assistenza al proprio domicilio, svolta a prescindere dal supporto di una badante. Da notare che altre Regioni offrono alle famiglie cifre che variano dai 1.800 euro al mese della Provincia Autonoma di Trento ai 550 dell’Emilia Romagna, del Veneto e della Puglia, ma l’elenco potrebbe continuare. La Regione Umbria, invece, ha addirittura abrogato recentemente la legge sull’assegno di cura, dimenticando le stesse persone malate di SLA, forse temendo di creare un precedente… La Toscana medesima ha escluso l’assegno di cura tra gli strumenti di supporto delle persone con disabilità e delle loro famiglie, dal momento che la legge regionale istitutiva del Fondo per la Non Autosufficienza non ne fa menzione.
Auspichiamo pertanto che l’intervento in Toscana a favore dei malati di SLA rappresenti un precedente significativo anche per altre Regioni del Centro Italia, come l’Umbria e le Marche. Realizzare risparmi e migliorare la qualità della vita di una persona non autosufficiente sono due obiettivi pienamente conseguibili e l’assegno di cura è lo strumento più idoneo, anche perché “rinchiudere” le persone con disabilità – sia giovani che anziane – in residenze e ospizi incide negativamente anche sull’aspettativa di vita.
Forma di assistenza indiretta – ovvero erogazione in denaro con cui il Cittadino può gestire la propria assistenza – l’assegno di cura è spesso legato a politiche di sostegno alla domiciliarità e alla non autosufficienza, cioè basate sulla volontà di mantenere presso la propria abitazione persone, frequentemente anziane, assistite da familiari, volontariato o badanti.
I contributi vengono erogati in virtù di un’accertata non autosufficienza e le Regioni che adottano questa misura ne fissano anche le modalità di accesso.
Articoli Correlati
- L'integrazione scolastica oggi "Una scuola, tante disabilità: dall'inserimento all'integrazione scolastica degli alunni con disabilità". Questo il titolo dell'approfondita analisi prodotta da Filippo Furioso - docente e giudice onorario del Tribunale dei Minorenni piemontese…
- Il Disegno di Legge Zan e la disabilità: opinioni a confronto Riceviamo un testo dal sito «Progetto Autismo», a firma di Monica Boccardi e Paolo Cilia, che si riferisce, con toni critici, a un contributo da noi pubblicato, contenente due opinioni…
- L'ONU e le persone con disabilità Si avvicina la sesta sessione di lavoro del Comitato incaricato dall'Organizzazione delle Nazioni Unite di elaborare una Convenzione sulla Promozione e la Tutela dei Diritti e della Dignità delle Persone…