Sono stati 502 i laureati con disabilità di Roma Tre dall’anno accademico 1992-1993 all’anno accademico 2008-2009. Le facoltà più gettonate sono Scienze della Formazione (150 laureati, ovvero un quarto del totale) e Lettere e Filosofia (123 laureati).
Sono questi i dati principali che emergono dal bilancio di dieci anni di attività del Servizio di Tutorato degli Studenti con Disabilità, presentato alla giornata di studio denominata La Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità. Nuove domande e progetti, svoltasi qualche giorno fa presso la Facoltà di Giurisprudenza della stessa Università Roma Tre [il nostro sito aveva presentato l’evento con il testo disponibile cliccando qui, N.d.R.].
L’iniziativa, sostenuta dalla Fondazione Charlemagne e dal CISP (Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli) – organizzazione non governativa che da oltre venticinque anni si adopera per sostenere «i diritti laddove essi sono violati» – è stata voluta per diffondere la conoscenza della Convenzione ONU, alla base dell’attività del Servizio di Tutorato per Studenti con Disabilità dell’Università Roma Tre, importante punto di riferimento nel panorama accademico romano e del Lazio, che negli anni ha visto crescere progressivamente il numero di persone con disabilità che sono riuscite a laurearsi e a trovare un posto di lavoro dopo gli studi. Dai 92 studenti che usufruivano del Servizio nel 2000, si è arrivati infatti nel 2009 a 260.
Come già accennato, a parere del Servizio di Tutorato le facoltà preferite dagli studenti con disabilità sono quelle umanistiche, seguite da quelle di Economia, Scienze Politiche, Ingegneria e Giurisprudenza. Fanalino di coda nella scelta degli studenti con disabilità è invece Scienze Matematiche.
«Gli studenti con disabilità si laureano mediamente nei tempi “regolamentari” – ha spiegato Nadia Murgioni, coordinatrice del Servizio di Tutorato – con due/tre anni di media per i corsi biennali, quattro per i corsi triennali e cinque per le lauree quadriennali, con una durata media della carriera di 5,7 anni». Di tutto rispetto anche il punteggio ottenuto la cui media è di 105: «165 studenti con disabilità – aggiunge infatti Murgioni – hanno conseguito 110/110 e tra loro 124 hanno ottenuto anche la lode; 107, poi, hanno ottenuto una votazione sotto i 100 punti, 75 tra il 105 e il 109 e 69 tra il 100 e il 104».
«L’università – ha ricordato ancora la docente durante il convegno – ha il dovere di produrre valori intangibili, promuovendo l’innovazione, la ricerca e il trasferimento di tecnologia». In tale contesto il ruolo degli studenti con disabilità è quello di «acquisire competenze e professionalità, in modo da realizzare un percorso di parità senza sconti, con la diffusione in questo modo di relazioni di benessere sociali e familiari».
Numerosi i partecipanti alla tavola rotonda conclusiva, tra cui Cristiana Bedoni, Delegato del Rettore per il problemi connessi al disagio, la quale ha voluto ricordare il ruolo che Roma Tre ha sempre assunto nei confronti degli studenti con disabilità: «Abbiamo sempre cercato di risolvere i problemi delle persone con difficoltà – ha dichiarato – erogando servizi alla persona prima ancora che si parlasse di tutoraggio ai disabili. Disabili che sono risorse alternative preziose nel sistema università e come tali da valorizzare, perché l’università non può sottrarsi al proprio ruolo intellettuale di promozione sociale».
Ma gli studenti con disabilità intervenuti alla giornata di studio che ne pensano? Chiedono ad esempio che venga allargata l’esperienza del Progetto Europeo Erasmus anche a loro, trovando accordi con le università straniere. Oppure che ogni facoltà venga fornita di materiale didattico differenziato (Braille, formato elettronico, audiocassette, nero ingrandito), erogando un servizio di interpreti della Lingua Italiana dei Segni (LIS) formati dentro la facoltà e creando un orientamento per gli studenti disabili in ogni corso di laurea, in modo tale da disporre di una migliore presentazione delle differenti possibilità e degli sbocchi professionali, anche in considerazione della disabilità stessa.
Secondo uno studente con disabilità visiva, la vita universitaria è più facile con il servizio di tutorato: «Ho la possibilità – racconta – di reperire appunti e di avere sempre la consulenza di un docente, ma anche di una figura di mediazione che lavora dentro l’università e che può rappresentare le mie esigenze quasi alla pari».
Lo stesso studente percepisce in generale una considerazione diversa dei suoi problemi. «Oggi – sottolinea – non ho bisogno di dimostrare che anche se non vedo non ho problemi di intelligenza». A fargli eco è una studentessa con disabilità motoria che ammette l’utilità del servizio di tutoraggio: «Il tutorato mi aiuta considerevolmente. La mia esperienza consiste nell’aver provato fin dal primo giorno una sensazione di accoglienza, successivamente sviluppata in un senso di familiarità, che mi ha aiutato ad affrontare nel giusto modo la vita accademica con tutte le sue regole».
Importante invece per un’altra studentessa – con disabilità motoria grave – è l’aspetto lavorativo: «Ho alcune proposte – spiega – che nascono da mie aspettative sul dopo laurea: penso all’inserimento di una persona con disabilità in progetti di lavoro anche all’interno dell’Università stessa, senza escludere possibilità esterne o forme diverse».
Protesta invece una persona con una grave forma di epilessia: «Cercate di conoscere – ammonisce – chi avete davanti. L’epilessia è una sindrome caratterizzata dalla ricorrenza di crisi cerebrali. Occorrerebbe dunque maggiore informazione, disponibilità a una forma di rapporto-comunicazione-conoscenza che possa permettere senza paure e ostacoli allo studente di presentarsi, senza vergogne, sapendo che può chiedere aiuto sia al professore che ai colleghi».
Per una terza studentessa con disabilità motoria, infine, la carriera universitaria è diventata l’occasione per imparare a convivere con il suo problema: «Ho ventisei anni – racconta – e mi sono laureata lo scorso dicembre. Il mio rapporto con l’handicap non è stato sempre buono, ma adesso, con l’esperienza universitaria e le diverse occasioni della vita, ho imparato a parlarne e a rilassarmi su come viene affrontato e visto il problema dalle altre persone. Molti pensano di doverti aiutare per forza, ma a volte non è assolutamente così!».
*Testo che riprende – con alcuni adattamenti – due articoli pubblicati in successione da «Redattore Sociale», entrambi a firma di Marta Rovagna, con i rispettivi titoli di All’università di RomaTre 502 laureati con disabilità e Gli studenti di Roma Tre: “Estendere l’Erasmus anche ai disabili”. Si ringrazia per la gentile concessione.
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