Inquietante, ma ben strutturato, talvolta crudele, ma spesso anche allegro, cosa rara visto il soggetto, cioè un romanzo sulla disabilità. In Club V.I.P.: Very Invalid Person, Luc Leprêtre guarda con talento ad alcuni temi assai di rado affrontati dalla letteratura, ma è soprattutto il suo approccio alla morale che potrà far riflettere il lettore: una “vittima” può essere al di sopra della legge?
Tre persone con disabilità, amici di lunga data, ciascuno portatore di un passato pesante e di un presente doloroso, si riuniscono attorno a un progetto. Si tratta di due persone paraplegiche, Samy e Jérémy, e di una tetraplegica, la bella ivoriana Aminata, tutti sulla trentina.
Jérémy illustra la sua idea. La legge riconosce alle persone con disabilità la precedenza: perché non farne approfittare gli “abili” per accedere agli spettacoli, ai monumenti, o negli ipermercati? A pagamento, naturalmente. Sarà dunque sufficiente trovare dei clienti affrettati e ricchi e utilizzare internet – molto presente all’interno del libro – per contattarli.
Ad esempio alla cassa riservata alle persone con disabilità – quella dove loro tre non fanno la fila – la donna elegante o l’uomo d’affari, spingendo la carrozzina, potranno pagare i loro conti in un lampo, ricevendo un sorriso compassionevole della cassiera. Ci sarà solo da regolare al parcheggio una piccola commissione ed ecco fatto.
Il trio, insomma, decide di “rispondere a un bisogno”, trova la soluzione e la applica, con la piena consapevolezza della scarsa etica di tale comportamento, ma anche con una grande attrazione per l’efficacia del sistema adottato “per tirare avanti”.
E così l’attraente Aminata “trionfa” in abiti maschili e uno dei suoi clienti finisce per invaghirsi di lei che, felice, prenderà in considerazione una carriera da stilista. Andrà bene anche a Samy che incontrerà una “cliente” americana con i suoi figli, cui insegnerà il francese.
Il problema sorge invece con Jérémy, che non ha mai superato il suo passato da teppista. Un conto infatti è far guadagnare del tempo a qualcuno, ma portare della droga in Inghilterra su una carrozzina è sicuramente redditizio, ma anche più rischioso…
Club V.I.P. si presenta in sostanza come una sorta di “manifesto”, richiamando esplicitamente l’attenzione anche sulle carenze – e talora sulle incongruenze – della politica sociosanitaria francese.
Il libro tratteggia via via uno “spaventoso affresco” della vita quotidiana di una persona con disabilità: la sofferenza fisica, lo sconforto morale, la stancante ginnastica che esigono le più semplici azioni, i rischi che queste implicano. Dal canto loro, molte persone non disabili scopriranno l’incontinenza, i rischi continui per la vescica, la perdita di sensibilità e l’attività fisica che impone il sesso, assai presente nel testo.
*Traduzione e adattamento di un articolo apparso sulla testata francese «Le Monde» (i riferimenti per l’articolo originale sono disponibili cliccando qui).
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