Un lavoro di squadra, da parte di un gruppo di associazioni composte da persone che pretendono e si impegnano per ottenere concretamente “una Città per Tutti”, telefoni compresi. Un importante risultato messo a segno su un’installazione pubblica, che d’ora in poi potrà essere utilizzata da tutti. E anche se l’oggetto urbano coinvolto – il telefono pubblico – dopo l’avvento dei cellulari è destinato a diventare via via un “pezzo di modernariato”, è passato il fondamentale principio secondo il quale, come ben sottolineano i protagonisti dell’iniziativa, «bisogna pretendere che qualsiasi nuova installazione o marchigegno siano adatti anche a noi».
Siamo a Torino, dove i telefoni pubblici Telecom della Stazione di Porta Nuova da sempre risultavano inaccessibili alle persone sedute in carrozzina. La risposta alle proteste era invariabilmente la stessa: «Arrivano così!». «Fortunatamente – raccontano ancora gli esponenti delle associazioni che si sono date da fare – abbiamo scovato una Responsabile (la maiuscola è d’obbligo) di Telecom a Torino, che ha accettato di abbassare due telefoni», come testimoniano le foto qui pubblicate (“com’è ora” e “com’era prima”).
Il Coordinamento Paratetraplegici, il CUMTA (Comitato Utenti Mezzi di Trasporto Accessibili), l’APISTOM (Associazione Piemontese Incontinenti e Stomizzati), il CEBAM (Coordinamento Eliminazione Barriere Architettoniche e Mobilità), l’Associazione Consequor per la Vita Indipendente e il Coordinamento dei Comitati Spontanei di Quartiere “Domenico Sereno Regis”-Tavolo per il Superamento delle Barriere Architettoniche sono le organizzazioni coinvolte in questa “manovra a tenaglia”, delle quali si segnala già – a suo tempo – le iniziative volte a “bonificare” gli ascensori della metropolitana torinese, inaccessibili sin dall’inizio della loro attività.
E torniamo al concetto iniziale: questo è un bell’esempio di lavoro di squadra che porta a un prezioso risultato, degno senz’altro di essere riprodotto in molte altre zone e città del nostro Paese. (S.B.)
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