Il cammino della scienza e della coscienza ha migliorato notevolmente, negli ultimi anni, la soluzione delle problematiche di carattere anestesiologico e antalgico a favore delle persone con disabilità e forse – al di là degli stessi dati strettamente tecnici e del progresso scientifico – ciò che ha provocato la maggiore evoluzione è la diffusione della presa di coscienza del problema del dolore nella persona che lo percepisce, ma non lo manifesta “tradizionalmente”.
Oggi vi sono persone con disabilità gravissima che vengono sottoposte, quando necessario, a interventi chirurgici in anestesia totale o locale, senza un considerevole aumento del rischio anestesiologico e con un adeguato piano terapeutico di riduzione del dolore post intervento.
Due interventi simili – fissaggio con chiodo metallico di frattura scomposta nell’arto inferiore – eseguiti a una decina d’anni di distanza sulla figlia di chi scrive, hanno avuto infatti risultati diametralmente opposti, in relazione al dolore. Nel primo di essi, l’anestesista somministrò “un minimo” di anestesia, temendo una depressione respiratoria, cosicché la paziente soffrì un precoce risveglio ed ebbe un decorso post-operatorio assai doloroso. Nel secondo intervento, invece, con perfetto accordo tra le équipe interessate (operatoria: dottor Lanza; anestesiologica: dottor Brunetto; rianimatoria: dottor Barabino; presso l’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure), è stata somministrata un’adeguata anestesia generale e predisposto un idoneo trattamento del dolore post-operatorio (praticamente mai avvertito dalla paziente).
Quanto sopra a testimonianza di quanto sia oggi possibile fare a favore delle persone con disabilità grave anche nel campo della medicina specialistica.
*ABC Liguria (Associazione Bambini Cerebrolesi).
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