Hanno fatto finta di capire, di essere disponibili a cambiare. Gianni Letta in persona aveva dichiarato che sarebbe stato il portavoce dei diritti delle persone disabili [testualmente: «D’ora in poi il vostro presidio sarò io!», come avevamo riferito in occasione di una manifestazione a Roma del 21 giugno scorso, di cui si legga cliccando qui, N.d.R.]. Il presidente della Commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini, aveva promesso che un emendamento avrebbe fatto piazza pulita dell’innalzamento dal 74 all’85 per cento del limite minimo per accedere all’assegno di invalidità [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.]. E invece hanno iniziato quel sistematico e preordinato disegno di “macelleria sociale” che viene da lontano, che viene dalle parole del ministro Tremonti, delle quali ho ampiamente scritto anche su queste pagine.
Nel sito HandyLex.org sono rintracciabili i dettagli e il testo dell’emendamento presentato dal Governo il 29 giugno, in Commissione Bilancio del Senato. Ne consiglio a tutti la lettura con molta calma e attenzione. In sintesi estrema sono due gli aspetti vergognosi: il limite viene comunque alzato all’85%. Unica eccezione per le disabilità con invalidità al 75%, certificata per una patologia unica, come, ad esempio, le persone con sindrome di Down. Tutti gli altri, se hanno una certificazione inferiore all’85%, ma frutto della somma di più patologie invalidanti – il che avviene ad esempio quasi sempre per le persone anziane o con patologie di origine psichiatrica – perdono il diritto all’assegno di invalidità di (256,67 euro). Lo perdono e basta. Verranno loro negati quei quattro soldi, per fare cassa.
Ma non basta: ora si mette mano anche all’indennità di accompagnamento, quella di 480,47 euro mensili, che viene assegnata a tutte le persone disabili al cento per cento, anche quando non percepiscono pensione. Potranno mantenerla solo «i cittadini nei cui confronti sia stata accertata una inabilità totale per affezioni fisiche o psichiche e che si trovino nella impossibilità permanente di deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore, o, non essendo in grado di compiere il complesso degli atti elementari della vita, abbisognano di una assistenza continuativa».
Sapete che cosa significa questa norma vergognosa? Che ad esempio si comincia a creare divisione tra paraplegici e tetraplegici, fra anziani che a fatica cercano di conservare un minimo di autonomia negli spostamenti e anziani che sono permanentemente a letto. Significa che si daranno questi 480 euro al mese solo a persone in stato di assoluta gravità. Gli altri, ossia tutti quei disabili che si muovono in carrozzina, che mantengono almeno in parte una certa autonomia personale, ma che ovviamente non sono totalmente autosufficienti, tanto che hanno comunque diritto alla certificazione di invalidità al cento per cento, si vedranno sottratta questa indennità, l’unica vera misura di sostegno alla vita indipendente e all’autonomia nel nostro Paese.
Nemmeno la Thatcher era mai arrivata a tanto. In Gran Bretagna il welfare per i disabili è sempre stato salvaguardato, anche nei momenti più bui. In Germania, in Francia, in Spagna, in Svezia non si sognerebbero neppure di intaccare diritti consolidati, che negli ultimi trent’anni hanno garantito, sia pure in modo insoddisfacente, un crescente livello di autonomia delle persone disabili. Questo Governo ci sta riuscendo. Metterà la fiducia alla sua Manovra, impedirà gli emendamenti migliorativi, raggiungerà questo primato davvero invidiabile, di essere riuscito là dove nessuno aveva osato.
Vergogna. Mi sento molto a disagio come cittadino, come persona disabile, come persona impegnata da tempo a fianco delle associazioni che in modo civile, pacato e serio hanno contribuito alla costruzione di leggi magari carenti dal punto di vista economico, ma comunque di volta in volta migliorative. Le associazioni hanno deciso di portare in piazza i disabili italiani il 7 luglio. Lo hanno deciso insieme FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili), ossia i due grandi raggruppamenti associativi, spesso divisi nel passato. Anche questo è un primato del Governo Tremonti-Brunetta-Bossi.
Provo a ragionare, per capire la ratio di queste misure. E trovo il senso se rovescio il barile: è stato raschiato il fondo, il Governo non può garantire i trasferimenti alle Regioni per coprire le spese dei servizi sociali. Dunque trasforma l’indennità di accompagnamento nell’unica vera misura per i non autosufficienti. Così le Regioni potranno limitarsi ai servizi di routine e ospedalieri. I LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) non saranno mai resi noti, i livelli essenziali tornano nel libro dei sogni. Ecco perché ancora adesso i malati di SLA (sclerosi laterale amiotrofica) attendono le misure promesse dal ministro Fazio (che ora si è rifugiato nella scusa che i provvedimenti per i malati di sclerosi laterale amiotrofica sono fermi al Ministero delle Finanze). Ecco perché si “salvano” – ma si fa per dire – solo le persone con sindrome di Down. Perché visibilmente il “segno della vergogna” avrebbe fatto indignare troppo l’opinione pubblica.
Distinguere invece tra un vecchio traballante con un deambulatore, un tetraplegico che faticosamente è riuscito perfino a salire in macchina e a guidare, separandoli da chi vive in un letto e ha bisogno di badante e assistenza domiciliare continuativa, è operazione che si può fare, che può perfino essere capita dai benpensanti, che può essere presentata, da sepolcri imbiancati, come solidarietà ai più deboli.
Per me, oggi, la misura è colma. Mi sembra di vivere un brutto sogno. Ma forse il risveglio è ancora peggiore.
*Testo apparso anche in «FrancaMente», il blog senza barriere di Vita.blog, con il titolo Il Governo della Vergogna e qui ripreso con adattamenti.
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