Si tratta di un itinerario realizzato dalla Soprintendenza del Mare, dall’Area Marina Protetta Isole Ciclopi, dall’Università di Catania e dal CUTGANA (Centro Universitario per la Tutela e la Gestione degli Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi), in collaborazione con l’Istituto Ardizzone Gioeni di Catania, di LIFE ONLUS e del Nucleo Sommozzatori Vigili del Fuoco della città etnea.
In sostanza, otto frammenti di ancore romane in ferro (dal primo secolo avanti Cristo fino al quindicesimo dopo Cristo) e sette copie ceramiche fedeli agli originali di anfore romane – il tutto inserito appositamente nel contesto, a una profondità che varia dai 18 ai 22 metri – hanno consentito ai subacquei con disabilità di godere in autonomia delle testimonianze archeologiche.
Non hanno nascosto la loro felicità, i campioni Benedetta Spampinato e Martino Florio, subito dopo avere inaugurato il Percorso con la loro immersione: «Siamo molto contenti – hanno dichiarato – perché finalmente anche i ciechi, gli ipovedenti e in generale le persone con disabilità possono ammirare preziosi reperti archeologici. Si tratta di una grande conquista, adesso siamo più autonomi anche in mare al pari dei normodotati».
Il Percorso Archeologico Subacqueo Tattile realizzato nella Baia di Capomulini è uno dei primi nelle ventisette Aree Marine Protette istituite dal Ministero dell’Ambiente e il primo in assoluto tra quelli avviati e tutelati dalla Soprintendenza del Mare.
Importante annotare anche – dal punto di vista della sicurezza – l’assistenza professionale del Nucleo Sommozzatori dei Vigili del Fuoco di Catania, che ha consentimento lo svolgimento in piena serenità di tutte le operazioni a mare.
Tra chi ha collaborato all’iniziativa – come detto – vi è anche l’Associazione LIFE (Life Improvement For Every Disabled Person), nata ad Acireale nel 2000, dalla volontà dei suoi componenti di vincere una sfida con se stessi e contro il pregiudizio, abbattere cioè le barriere fisiche e mentali che aleggiano intorno alla disabilità. «Ed essendo molti i modi possibili per farlo – spiega il presidente Carmelo La Rocca – noi abbiamo scelto lo sport, inteso come momento di crescita individuale, aggregazione e confronto. Si arriva infatti al riscatto personale quando, oltre alla soddisfazione di aver dato il meglio di sé, ci si porta dietro una vittoria. E così il pregiudizio viene a disintegrarsi dinanzi alla forza interiore di chi può, nonostante l’handicap, andare al pari e oltre chiunque altro». «Ad oggi – conclude La Rocca – la nostra sfida non si è mai fermata e continua ad essere linfa di sogni per il futuro». (S.B.)
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