Ha avuto esito positivo la convocazione della Consulta della Regione Lazio per i Problemi della Disabilità e dell’Handicap, il 7 luglio scorso, a un confronto con le Istituzioni Regionali competenti in materia delle disposizioni contenute nel Decreto del Commissario Ad Acta U0095/2009. Si tratta di un provvedimento, di cui Superando si è più volte occupato (si veda in calce la segnalazione di alcuni articoli sul tema), nel quale viene prevista una compartecipazione alla spesa per le «attività riabilitative erogate in modalità di mantenimento – regime residenziale e semiresidenziale», che sta creando un diffuso allarme all’interno delle famiglie di persone con disabilità della Regione Lazio.
A questo incontro istituzionale di grande rilievo – oltre ai rappresentanti della Consulta H – erano presenti Aldo Forte, assessore regionale alle Politiche Sociali e alla Famiglia, Miriam Cipriani, direttore generale del medesimo assessorato e il subcommissario ad acta per la Sanità della Regione Lazio, Mario Morlacco, dal quale sono arrivate importanti rassicurazioni.
La posizione della Consulta è stata illustrata dal presidente di essa, Guido Trinchieri, che ha analizzato i punti più significativi del Decreto citato, allo scopo di far meglio comprendere ai presenti le motivazioni per cui «non è accettabile che gli oneri di questa compartecipazione vengano a ricadere sulle persone con disabilità e sulle loro famiglie».
Rispetto agli utenti di centri semiresidenziali che erogano attività riabilitative di mantenimento, Trinchieri ha ribadito che per la quasi totalità si tratta di cittadini maggiorenni con disabilità complesse, «persone che hanno esaurito, per ragione di età, le opportunità formative offerte dalla scuola pubblica, e per le quali molto spesso non esiste alcun progetto di vita. Persone, quindi, materialmente ed economicamente a carico di famiglie spesso allo stremo».
Le ricadute del Decreto sugli utenti in regime residenziale e sulle loro famiglie sarebbero poi altrettanto gravi, se non improponibili, in quanto gran parte di loro sono cittadini senza più una famiglia, o persone che una famiglia non l’hanno mai avuta e che molto raramente possono contare su redditi personali.
Infine, prendendo in considerazione il riferimento alle indennità di accompagnamento, contenuto nel testo, la Consulta è tornata a definire «inaccettabile dal punto di vista etico, prima che giuridico» quello che appare un tentativo di coinvolgere comunque economicamente le persone con disabilità e le famiglie che se ne prendono cura. «Non si può considerare reddito – è stato affermato – ciò che nella sostanza è un aiuto che lo Stato eroga proprio a causa dell’invalidità, finalizzato a rimuovere gli ostacoli alla piena ed effettiva partecipazione nella società su basi di uguaglianza con gli altri».
La chiave di lettura offerta dalla Consulta Handicap su questo provvedimento è per altro che l’intento del Decreto sia unicamente quello di «individuare la “composizione della tariffa”, distinguendo cioè la quota sanitaria a carico della Regione, da quella sociale a carico dei Comuni. In questo scenario si aprirebbero spazi per tornare a ragionare sul modello di intervento a favore di queste persone, che potrebbero fruire di servizi più appropriati e più economici».
Quanto affermato dai rappresentati delle associazioni laziali e questa chiave di lettura hanno trovato concorde il subcommissario Morlacco, che oltre a convenire con quanto esposto dal presidente della Consulta Trinchieri, si è spinto a sostenere come «quello della compartecipazione rappresenti un problema che non debba riguardare le famiglie».
Una prima buona notizia, dunque, questa rassicurazione del subcommissario, proprio per quelle famiglie che si trovano ad affrontare quotidianamente sin troppe problematiche e che proprio per la complessità delle disabilità prese in considerazione e per le relative necessità assistenziali molto elevate, vivono già un forte rischio di impoverimento.
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