Sono stati in molti, nei giorni scorsi, a raccontare la “loro” manifestazione nazionale del 7 luglio a Roma, quella che ha visto la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili) portare in Piazza Montecitorio migliaia di persone con disabilità, loro familiari e altre persone, per protestare contro alcuni provvedimenti discriminatori contenuti in un emendamento alla Manovra Finanziaria. Provvedimenti che – com’è ormai noto – sono poi stati ritirati anche grazie alla forza espressa da quella piazza. Ad alcune testimonianze abbiamo già dato spazio, ma è bello farlo anche con il racconto di chi – come Mariagrazia Di Cello – è alle sue prime esperienze nel mondo associativo della disabilità. Giovane donna con disabilità, infatti, Mariagrazia ha cominciato a collaborare solo da un mese con la FISH Calabria.
Il 7 luglio scorso ho partecipato a Roma alla manifestazione unitaria organizzata dalle due federazioni FISH e FAND, per protestare contro l’emendamento governativo considerato anticostituzionale e discriminatorio [ci si riferisce all’emendamento alla manovra Finanziaria Correttiva, presentato in Commissione Bilancio del Senato e poi ritirato, riguardante in particolare le percentuali di invalidità e le restrizioni sull’indennità di accompagnamento, N.d.R.].
A manifestazione conclusa, durante il ritorno verso casa, ho fatto diverse riflessioni. Stanca, con il fisico provato da una giornata torrida trascorsa in piazza, sentivo lo spirito rinfrancato per aver riportato a casa una vittoria, se pure amara, in quanto non si sarebbe dovuto arrivare a tanto: scendere in piazza!
Ripensavo all’energia palpabile che si respirava, raggruppati tutti nello stesso luogo. Eravamo tutti lì, provenienti da ogni parte d’Italia, pronti a far sentire la nostra presenza e la nostra voce, determinati a non voler subire un emendamento che avrebbe ridotto noi disabili a una semplice e sterile percentuale. La persona con i suoi bisogni – che sta dietro a quella percentuale – sarebbe stata annullata completamente senza alcuna considerazione.
Piazza Montecitorio era piena di persone, ognuna con la propria diversità e il proprio handicap. Giovani, anziani, operatori e famiglie, con un unico obiettivo: rivendicare il diritto a una vita dignitosa. Anche le persone esterne alla manifestazione venivano catturate dall’energia che si respirava. Era difficile rimanere impassibili, poiché non c’era persona che non desse il proprio appoggio e che non ci incitasse a restare lì e a far sentire le nostre voci.
Sensazioni differenti si susseguivano nella mia mente: l’incredulità e l’amarezza di chi sta subendo un’ ennesima violenza, con conseguenze che avrebbero potuto cambiare la vita di ognuno di noi di lì a poche ore, ma anche la fiducia di chi è abituato da sempre a combattere e non vuole starsene a guardare, inerme. Nessuno sguardo in quella piazza era quello di “un estraneo”, poiché dopo pochi minuti ci si ritrovava a scherzare, a condividere storie e disagi quotidiani, ma col sorriso sulle labbra, come da buoni vecchi amici.
Le ore passavano, il caldo impietoso aumentava, ma ci sentivamo sempre più uniti e più pronti a far sentire la nostra voce. Dopo ore di attesa la comunicazione del dietrofront della Manovra ed ecco una vera e propria esplosione di abbracci e di gioia. La felicità che si intravedeva negli occhi di tutti noi è difficile da descrivere, ma i segni resteranno indelebili nelle nostre vite.
La condivisione di ideali, di trepidazioni, di ansie e di aspirazioni, quando vengono vissute in un’atmosfera di aggregazione, ci arricchiscono, rendendoci senza dubbio più forti e motivati a superare le difficoltà quotidiane che ci saranno sempre.
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