Il Consiglio Europeo valuta che circa il 40% delle donne con disabilità subisca o abbia subìto una qualche forma di violenza e tuttavia, secondo Ana Peláez, responsabile del Comitato Donne dell’EDF (European Disability Forum), la percentuale sarebbe molto maggiore di quanto rilevato da tali statistiche.
Peláez – che fa anche parte del Consiglio Direttivo dell’European Women’s Lobby (“Lobby Europea delle Donne”) – lo ha dichiarato nel corso della sua relazione sulla violenza di genere nei confronti delle ragazze e delle donne con disabilità, tenuta dinanzi all’Intergruppo sulla Disabilità del Parlamento Europeo. In tale occasione, infatti, ha affermato che studi diversi – condotti in Europa, Nordamerica e Australia – hanno dimostrato come più della metà delle donne con disabilità abbia subito violenze e abusi fisici, rispetto al dato riguardante le donne non disabili, fissato a circa un terzo.
L’attivista spagnola ha ricordato inoltre che, secondo un’indagine europea del 2002 sulle forze lavoro, le donne con disabilità rappresentano approssimativamente il 16% della popolazione femminile nel continente (circa 40 milioni di donne con disabilità nell’Unione Europea).
Come riconosciuto anche dalle Nazioni Unite, alcuni gruppi di donne (tra le quali migranti, rifugiate, donne che vivono negli istituti e appunto ragazze e donne con disabilità) sono particolarmente vulnerabili a forme di violenza e «nel caso delle donne con disabilità – ha sottolineato Peláez – nonostante i gruppi politici, gli organismi di parità e la società in generale siano sempre più consapevoli dell’esistenza della violenza di genere e abbiano incrementato programmi per prestare supporto a coloro che ne sono vittime, questi ultimi non hanno tenuto conto delle peculiarità di cui sono portatrici le donne con disabilità».
«Possiamo dunque dire – ha proseguito – che le politiche di genere ignorano la disabilità e che le politiche sulla disabilità dimenticano le questioni di genere, perpetuando la situazione di discriminazione multipla e invisibilità delle ragazze e delle donne con disabilità». Per tale motivo, ha concluso, «la sfida fondamentale è quella di prendere delle misure per rendere “trasversale” la disabilità nelle politiche e nelle azioni che saranno sviluppate per eliminare la violenza di genere all’interno dell’Unione Europea».
L’esponente dell’EDF si è soffermata anche sul prossimo lancio, da parte della Commissione Europea, di una Consulta per contrastare la violenza di genere in ambito continentale. In tal senso Peláez ritiene quanto meno «necessario inserire in tale strategia la prospettiva della disabilità e che vi si comprenda la prevenzione e la lotta alla violenza, allo scopo di intervenire direttamente su questa fascia di popolazione».
Peláez, infine, ha ribadito che – per rendere davvero effettivi nell’Unione Europea, e negli Stati che la compongono, i diritti e le libertà delle donne con disabilità, come riconosciuto dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità [in particolare all’articolo 6, “Donne e disabilità”, N.d.R.], si dovrà fare in modo che le politiche sulla disabilità comprendano le questioni di genere, così come – viceversa – le politiche di genere dovranno tenere conto delle tematiche relative alla disabilità. «Solo così – ha concluso – potremo garantire la reale parità e la non discriminazione delle ragazze e delle donne con disabilità».
*Traduzione di Giuliano Giovinazzo di un articolo pubblicato dalla testata spagnola «El Mundo.es» e riadattamento per il nostro sito a cura di Giovinazzo stesso, con la collaborazione di Stefano Borgato. La versione originale spagnola è disponibile cliccando qui.
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