Il seguente testo rappresenta la traduzione e l’adattamento del discorso tenuto dal Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nel corso della Cerimonia per le celebrazioni del ventennale dell’ADA – Americans with Disabilities Act – importantissima legge sui diritti delle persone con disabilità statunitensi. L’evento ha avuto luogo lo scorso 26 luglio, presso i giardini della Casa Bianca. La versione integrale del discorso del presidente Obama – in lingua originale -, e il video della cerimonia, sono disponibili in questa sezione del sito della Casa Bianca.
Grazie. Buona sera a voi tutti. Grazie davvero. Beh, stiamo godendo di una splendida giornata, per celebrare un evento straordinario nella storia di questa nazione. Benvenuti nella nostra Casa Bianca. E’ un piacere e un onore essere con voi, nel ventesimo anniversario della più comprensiva legge sui diritti umani nella storia di questo paese, l’Americans with Disabilities Act. Vedo qui oggi molti di coloro che sono stati protagonisti di questa Legge. Spero di avere tempo per ringraziarli tutti, e ringraziare ognuno di voi. Ma voglio anche ringraziare il nostro Segretario di Gabinetto e i membri della mia amministrazione presenti qui oggi, che stanno lavorando per far avanzare gli obiettivi dell’ADA, in modo tale che, ad essere applicata in tutto il paese, non sia solo la lettera della Legge, ma lo spirito della Legge.
Voglio ringraziare i membri del Congresso presenti tra il pubblico, che hanno combattuto per rendere l’ADA possibile, e per aver continuato a implementarlo negli anni. Vorrei ringraziare in particolare Dick Thornburgh, che ha lavorato duramente per far sì che tutto ciò divenisse realtà, in veste di ministro della Giustizia del presidente George H. W. Bush. A questo proposito, ho avuto l’opportunità di parlare con il presidente Bush prima di uscire qui fuori, e lui stesso estende a tutti voi i suoi più calorosi saluti. Il presidente Bush è straordinariamente orgoglioso della Legge allora approvata. E’ stato molto modesto riguardo al ruolo da lui avuto, ma io penso meriti il giusto riconoscimento per il grande lavoro che ha compiuto.
Ricordiamo, inoltre, coloro che abbiamo perduto e che hanno prestato il loro contributo per rendere possibile questa Legge, come il nostro vecchio amico Ted Kennedy. E qui vedo Patrick [figlio di Ted Kennedy, NdR]. O Justin Dart Jr., uomo che molti definiscono il padre dell’ADA e la cui moglie, Yoshiko, è qui presente. Noto inoltre che è qui Elizabeth Dole e ho potuto parlare anche con suo marito Bob Dole, che ringrazio per lo straordinario ruolo da lui giocato nell’avanzamento di questa Legge. Lasciatemi dire che il membro del Congresso Jim Langevin sarebbe voluto essere qui, ma in questo momento sta presiedendo alla Camera. Ed è la prima volta nella nostra storia che qualcuno in carrozzina lo fa.
Oggi, commemorando quello che l’ADA ha compiuto, celebriamo inoltre coloro cui l’ADA faceva riferimento. Cioè la ragazza dello Stato di Washington che voleva solamente vedere un film nel cinema della sua città, ma venne scacciata perché aveva una paralisi cerebrale; oppure il ragazzo dell’Indiana che si era presentato sul posto di lavoro, in grado di svolgere quel lavoro, eccitato per l’opportunità, ma che venne scacciato e chiamato “storpio” a causa di una lieve disabilità. E l’ADA parla di tutti voi. Voi comprendete queste storie perché voi stessi, o qualcuno che amate, le ha vissute. E da questo è scaturito un movimento che ha avuto inizio quando gli americani non hanno più vissuto le loro disabilità come una barriera al loro successo e hanno iniziato ad abbattere le barriere fisiche e sociali che c’erano allora. Ed è cresciuto, quando avete realizzato di non essere soli.
E’ divenuta un’imponente ondata di cambiamento dal basso, che ha percorso rapidamente il Paese nel momento in cui avete rifiutato di accettare il mondo così com’era. E quando vi è stato detto “No, non provateci, non ci riuscirete”, voi avete risposto con quel vecchio credo americano: “Yes, we can”. Sit-in a San Francisco, dimostrazioni a Denver, proteste a Washington D.C., a Gallaudet [Università specifica per le persone sorde, NdR], e davanti al Congresso. Le persone hanno marciato, si sono organizzate, hanno testimoniato. E le leggi sono cambiate, le menti sono cambiate, il progresso ha vinto.
Non si può dire che sia stato semplice. Non sempre avete avuto a Washington persone che combattessero al vostro fianco. E quando c’erano, non erano così potenti, ben introdotte e finanziate come i lobbysti che si sono schierati per fermare ogni tentativo di cambiamento. E inizialmente, potreste avere pensato: cosa ne sanno a Washington o cosa gliene importa della mia battaglia? Ma quello che sapevate, dalla vostra esperienza, era che la disabilità ci riguarda tutti. Se una persona su sei americani ha una disabilità, allora molti di più sono il resto di noi che amano qualcuno con una disabilità.
Stavo raccontando una storia ad un gruppo che era con me nello Studio Ovale prima che uscissi qui, riguardo al padre di Michelle, che aveva la sclerosi multipla. Quando lo ho incontrato per la prima volta, utilizzava due bastoni per camminare. E’ stato colpito dalla sclerosi multipla quando aveva trent’anni, e non ha mai perso un giorno di lavoro. Doveva svegliarsi un’ora prima per vestirsi, per raggiungere il posto di lavoro, ma questa era la sua attitudine. Non ha mai perso un saggio di danza. Non ha mai perso una partita di suo figlio. Ognuno ha una storia come questa nella sua famiglia.
Ed è in questo modo che avete adunato alla causa un improbabile assortimento di leader nel Congresso e nella Casa Bianca. Membri del Congresso come Steny Hoyer, che aveva conosciuto la battaglia di sua moglie con l’epilessia; Tony Coehlo, che ha condotto la sua; Jim Sensenbrenner, la cui moglie è un formidabile leader e militante e che sono qui oggi. Senatori come Tom Harkin, che è anche lui qui oggi e che ha reso nel linguaggio dei segni parte di un discorso sull’ADA, in modo tale che suo fratello Frank, non udente, potesse comprenderlo. E Ted Kennedy, la cui sorella aveva una grave disabilità intellettiva, il cui figlio perse una gamba a causa di un cancro. E Bob Dole, che è stato ferito servendo eroicamente [il Paese] durante la Seconda Guerra Mondiale. Alti funzionari della Casa Bianca e lo stesso presidente hanno compreso questa ingiustizia dalle profondità delle loro esperienze e hanno compreso che permettendo il protrarsi di questa ingiustizia, avremmo privato la nostra nazione e la nostra economia dei talenti e dei contributi di decine di milioni di americani con disabilità.
E’ così che l’ADA ha visto la luce, quando, a suo imperituro onore, il presidente H. W. Bush lo ha firmato, su questo prato, in questo giorno, vent’anni fa. E’ così che avete cambiato l’America. Pari accesso alle aule scolastiche, ai posto di lavoro e ai mezzi di trasporto necessari per arrivarci. Pari opportunità di vivere vite indipendenti in base alle proprie scelte. Non dipendenza, ma indipendenza. E’ questo di cui l’ADA parlava. Anche se si è trattato di una pietra miliare storica nel cammino verso l’eguaglianza, non è stata la conclusione di un percorso. C’è stato e c’è ancora molto da fare. Ed è per questo motivo che oggi sono qui ad annunciare uno dei più importanti aggiornamenti promossi dal momento della sua originale promulgazione, nel 1991.
Proprio oggi, il Dipartimento di Giustizia sta pubblicando due nuove norme per tutelare dalle discriminazioni basate sulla disabilità, o meglio per proibire le discriminazioni sulla base della disabilità da parte di più di 80.000 enti governativi statali e locali e di sette milioni di imprese private. Entro diciotto mesi tutti i nuovi edifici dovranno essere costruiti in rispetto ai nuovi standard 2010 per la progettazione di porte, finestre, ascensori e bagni. Edifici quali negozi e ristoranti, scuole e stadi, ospedali, hotel, cinema e teatri.
L’amministrazione che mi ha preceduto ha proposto queste norme sei anni fa. E in questi sei anni sono state migliorate con più di 4.000 osservazioni. Abbiamo ascoltato i contributi provenienti da tutte le sponde e questo ci ha permesso di agire in modo tale che questi provvedimenti potessero avere senso dal punto di vista economico e potessero permettere una appropriata flessibilità, e contestualmente assicurare agli americani con disabilità la piena partecipazione nella nostra società. Per la prima volta, queste norme investiranno servizi ricreativi quali parchi di divertimento, pontili, palestre, campi da golf e piscine e servizi municipali come aule di tribunale e carceri. Da questo momento, le aziende dovranno seguire delle prassi per consentire alle persone con disabilità la pari opportunità di acquistare biglietti per posti accessibili, per assistere ad eventi sportivi e concerti. E il nostro lavoro va avanti.
Mentre parliamo, il ministro della Giustizia Eric Holder sta approntando nuove norme per garantire l’accessibilità dei siti web. Stiamo ponendo inoltre una rinnovata attenzione riguardo le assunzioni di americani con disabilità presso il governo federale. Oggi solo il 5% dell’organico federale è composto da americani con disabilità, cifra ben al di sotto della proporzione degli americani con disabilità nella popolazione in generale. A breve, firmerò un ordine esecutivo che eleggerà il governo federale quale datore di lavoro modello di persone con disabilità. Quindi daremo uno stimolo importante alle assunzioni, alla formazione e al mantenimento dei posti di lavoro. Faremo meglio anche nell’assunzione dei manager. Ogni agenzia avrà un alto funzionario responsabile per il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissati. E mi aspetto dei report, con regolarità. I nostri progressi verranno pubblicati online, in modo tale che voi possiate ritenerci attendibili.
Questi nuovi passi in avanti saranno tuttavia realizzati partendo dai progressi che la mia amministrazione ha già compiuto. Per fa sì che nessuno, arruolatosi a combattere per il nostro paese, possa mai sentirsi escluso dal suo impegno, abbiamo realizzato dei considerevoli investimenti per la cura ed il trattamento dei nostri soldati feriti. Per assicurare il pieno accesso alla partecipazione nella nostra democrazia e nella nostra economia, stiamo lavorando per rendere tutti i siti governativi accessibili alle persone con disabilità. Stiamo espandendo l’accesso ai servizi internet a banda larga agli americani sordi o con problemi di udito. Stiamo dando seguito all’impegno preso di creare tre nuovi uffici sulla disabilità presso il Dipartimento di Stato, il Dipartimento dei Trasporti e il FEMA (Agenzia Federale per la Gestione delle Emergenze). E con l’obiettivo di promuovere pari diritti in tutto il mondo, gli Stati Uniti si sono aggiunti alle oltre 140 nazioni che hanno firmato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, il primo nuovo Trattato sui diritti umani del XXI secolo.
L’America è stata la prima nazione della Terra a dichiarare la parità dei suoi cittadini con disabilità. Dobbiamo unirci al resto del mondo per dichiararlo ancora, e quando sottometterò la procedura di ratifica della Convenzione al Congresso mi aspetto che il passaggio sia il più rapido possibile. Per favorire il diritto alla vita indipendente ho lanciato l’Anno della Community Living, nel decimo anniversario della decisione di Olmstead, una sentenza che ha dichiarato l’involontario isolamento in istituti di persone con disabilità una discriminazione illecita sulla base dell’ADA.
Per questo motivo il ministro della Sanità, Kathleen Sebelius, e il ministro per la Casa e lo Sviluppo Umano, Shaun Donovan, hanno lavorato insieme per migliorare l’accesso alla casa, il supporto da parte della comunità e le iniziative per la vita indipendente delle persone con disabilità. E stiamo proseguendo con il programma che sta supportando, con successo, il trasferimento delle persone con disabilità [dagli istituti, NdR] presso le comunità di loro preferenza.
Finalmente, inoltre, abbiamo abbattuto una barriera discriminatoria che l’ADA aveva lasciato in piedi. Per troppo a lungo, infatti, il nostro Sistema Sanitario ha negato la copertura a decine di milioni di americani con condizioni pre-esistenti, inclusi gli americani con disabilità. Era tempo di cambiare questa situazione. E lo abbiamo fatto. Sì, lo abbiamo fatto. Così, l’Affordable Care Act [la riforma del Sistema Sanitario fortemente voluta dall’amministrazione Obama, NdR] che ho firmato quatto mesi fa offrirà ad ogni americano un maggiore controllo sulla propria salute; questo provvedimento farà più di qualunque Legge che ha seguito l’ADA per dare alle persone con disabilità un maggiore controllo sulle proprie vite. So che molti di voi hanno provato la frustrazione di combattere contro una compagnia di assicurazione. E’ per questo che questa Legge finalmente sposta la bilancia del potere, da loro a voi e agli altri consumatori.
Non ci sarà più alcuna negazione della copertura per i bambini basata su una condizione pre-esistente o su una disabilità. Non ci saranno più limiti di età per la copertura. Non ci saranno più riduzioni di copertura quando sarete malati e ne avrete più bisogno, dovute al fatto che la compagnia di assicurazione ha riscontrato un errore involontario nella vostra pratica. Pari accesso. Pari opportunità. La libertà di fare delle nostre vite quello che vogliamo. Questi non sono princìpi che appartengono a un gruppo o a un partito politico. Sono princìpi comuni. Sono princìpi americani. Non importa chi noi siamo – giovani, vecchi, ricchi, poveri, neri, bianchi, latini, asiatici, nativi americani, gay, etero, disabili o non disabili -, questi sono princìpi che abbiamo cari in quanto cittadini degli Stati Uniti d’America. Ci sono stati garantiti fin dai nostri documenti fondativi. Uno dei firmatari di questi documenti fu un uomo chiamato Stephen Hopkins. Patriota, studioso, nove volte Governatore del Rhode Island. E’ stato detto inoltre che avesse una forma di paralisi. E il 4 luglio 1776, stringendo la sua penna per firmare col suo nome la Dichiarazione di Indipendenza, ha affermato: “Le mie mani tremano. Ma non il mio cuore”. Le mie mani tremano. Ma non il mio cuore.
La vita, la libertà, la ricerca della felicità. Parole che hanno dato inizio al nostro ininterrotto cammino per creare un’unione più perfetta, per supportarci l’un l’altro. Per promuovere opportunità e prosperità per tutti. Per estendere costantemente i significati di vita, libertà e ricerca della felicità. Per fare avanzare l’America. Questo è quello che abbiamo fatto con l’ADA. Questo è quello che stiamo facendo oggi e quello che andremo a fare domani. Insieme.
Testo tratto dal sito della Federazione Associazioni Italiane Paratetraplegici (FAIP ONLUS), www.faiponline.it, qui ripreso per gentile concessione.