Presentato il «Rapporto sulla Non Autosufficienza»

a cura di Alberto De Santis e Carlo Hanau
Nei giorni scorsi il ministro della Salute Ferruccio Fazio e quello del Lavoro e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi hanno presentato il «Rapporto sulla Non Autosufficienza». Di seguito proponiamo un testo di commento dello stesso curato dal presidente di Federsalute e di ANASTE (Associazione Nazionale Strutture Terza Età) Alberto De Santis e da Carlo Hanau, presidente del Tribunale della Salute di Bologna e docente di Programmazione e Organizzazione dei Servizi Sociali e Sanitari all'Università di Modena e Reggio Emilia

Persone in carrozzina con accompagnatoriL’evoluzione demografica del nostro Paese (cfr. INRCA-ANCI) conduce verso rapporti sempre più bassi fra popolazione attiva e popolazione non attiva. L’attesa di vita si è alzata moltissimo negli ultimi decenni e, dobbiamo aggiungere noi, soltanto negli ultimissimi anni questo grande fenomeno positivo si è andato molto attenuando per le donne, che tuttavia presentano ancora nei confronti degli uomini un differenziale di sei anni. Il rapporto riconferma un fatto molto positivo: la durata del periodo di non autosufficienza non si è allungata. Tuttavia i bisogni sanitari e sociali della popolazione crescono con l’aumento dell’età ed è facile prevedere che continueranno ad aumentare.

Ciò che è stato giustamente sottolineato è la previsione della riduzione del lavoro di assistenza volontariamente offerto da familiari e volontari: in particolare, i potenziali care-giver per ogni non autosufficiente diminuiranno gradualmente fino al 2025, per poi calare a ritmi molto più sostenuti fino al 2045. Le previsioni, tratte da Giovanni Bertin, non tengono sufficientemente conto dei cambiamenti di attitudine delle donne ad abbandonare il lavoro di assistenza familiare per dedicarsi maggiormente al lavoro: questa attitudine è in grado di accelerare fin dai prossimi anni il calo dell’assistenza dei familiari.
Ad oggi il lavoro di assistenza a domicilio del tipo “Collaborazione familiare” – le cosiddette badanti – è stimato dall’Istituto per la Ricerca Sociale in 774.000 persone, al 90% straniere, di cui soltanto una su tre ha un contratto di lavoro regolare.

Le parti della presentazione che hanno maggiormente interessato Federsalute sono le seguenti. Innanzitutto, le regioni italiane sono molto differenti fra loro e per un gruppo di loro, collocato nel Nord-Nord Est, si può dare la definizione di “virtuose”, a differenza delle altre da Roma in giù. In quelle virtuose si offre assistenza residenziale alternativa all’ospedale e anche più assistenza domiciliare, mentre nelle altre si offrono ospedalizzazioni, costose e peggiorative della qualità di vita dei pazienti, e meno assistenza domiciliare integrata. Il ministro Fazio ha promesso che la continuità della cura verrà favorita presto dall’istituzione del Fascicolo Elettronico Personale, di cui per altro parla da quando è stato nominato ministro. E’ fondamentale che chi viene dimesso da un ospedale sappia dove andare e abbia un programma di cure da seguire.Disegno di persona in carrozzina con assistente

Inoltre, da Roma in giù si devono chiudere posti ospedalieri e aumentare sia strutture come le Residenze Sanitarie Assistenziali, sia l’assistenza a domicilio. In queste regioni del Sud soltanto una forma di assistenza è maggiormente praticata, quella monetaria; infatti la frequenza di assegni di accompagnamento è molto maggiore che nelle regioni virtuose, nonostante la popolazione del Sud sia più giovane e quindi ci si dovrebbe attendere meno casi di non autosufficienza. Non si è detto nulla a proposito dei disabili non autosufficienti inferiori ai 65 anni.
Tuttavia, a fine luglio ha terminato la sua attività il Gruppo di Lavoro sulla Riabilitazione, presieduto dal sottosegretario Francesca Martini e coordinato, tra gli altri, dal Prof. Massimo Fini.

Il ministro Sacconi, poi, ha dichiarato che il Fondo per la Non Autosufficienza verrà distribuito in relazione alla virtù delle Regioni: ci si chiede, tuttavia, come possa essere incentivante un Fondo che si limita ad appena 400 milioni di euro per il Paese intero. I Fondi Integrativi Collettivi Mutualistici si stanno sviluppando molto in fretta, tanto che Confindustria ha segnalato che ogni rinnovo del Contratto Collettivo ne prevede l’istituzione. Il 20% di questi fondi deve essere destinato alla non autosufficienza o a cure dentali. Il ministro sembra confidare anche troppo su questo, che egli ha chiamato il secondo pilastro (Libro Bianco del 2009). Non vede possibile, invece, alcuna forma di fiscalità e quindi spetterebbe a questi fondi allagare la parte per la non autosufficienza. Si dimentica che in questo modo si aumenta il costo del lavoro in un periodo in cui la disoccupazione ancora aumenta. La contraddizione a suo tempo segnalata (vedi osservazioni di Federsalute al Libro Verde del ministro) permane dunque in tutta la sua gravità.

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