Un buon lavoro a cui ispirarsi

di Giorgio Genta*
Il "Libro bianco sugli stati vegetativi e di minima coscienza" - presentato a Roma all'inizio di giugno - è il frutto del lavoro svolto dal Seminario Permanente di Confronto sugli Stati Vegetativi e di Minima Coscienza, istituito dal Ministero della Salute nel maggio del 2008. Il Gruppo che ha collaborato ai lavori del Seminario e ha provveduto alla stesura del Libro, per il coordinamento di Fulvio De Nigris, era composto da Associazioni aderenti a LA RETE, FNATC (Federazione Nazionale Associazioni Trauma Cranico) e Vi.Ve (Vita Vegetativa). Qui di seguito una riflessione di Giorgio Genta, dell'ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi), su questa iniziativa

Pubblicato all’inizio dell’estate, il Libro bianco sugli stati vegetativi e di minima coscienza rappresenta, oltre che un documento importante che fotografa la realtà italiana relativamente a coma, stati vegetativi e stati di minima coscienza – a seconda della terminologia utilizzata -, un notevole contributo delle Associazioni familiari legate a queste esperienze. L’impressione leggendo le oltre cento pagine del Libro bianco, infatti, è che forse per la prima volta queste Associazioni abbiano interagito e avanzato proposte su un piano “di parità” con le Istituzioni, e che il sapere specifico delle famiglie si sia fuso armonicamente con quello dei professionisti per suggerire ed evidenziare percorsi di terapia e di umanità.Foto di un volto offuscato dalla luce

Nel testo colpisce una frase in particolare, «il coma è una malattia della famiglia», un preciso assunto da cui deriva tutta l’impostazione “famigliocentrica” del testo, che naturalmente non trascura, anzi analizza specificatamente, le strutture pubbliche e private nelle varie regioni.
Questi alcuni elementi estrapolati dal Libro: innanzitutto il fatto che il carico economico che grava mediamente sulla “famiglia in stato vegetativo” è di tremila, tremilacinquecento euro al mese. Negli stati di minima coscienza, poi, le famiglie riescono spesso a creare e a comprendere un sistema di comunicazione – sia pure parziale e precario – con la persona che tecnicamente non dovrebbe essere in grado di farlo. Ancora, l’assistenza domiciliare della persona in stato vegetativo non comporta, generalmente, la necessità di particolari conoscenze cliniche e di particolari attrezzature, mentre sono sufficienti un saturimetro e un pallone ambu. Ultimo elemento da sottolineare, il fatto che la normativa e i trattamenti previsti variano sensibilmente da regione a regione.

Un unico appunto da rivolgere al Libro, invece: e cioè che in esso non è evidenziata, almeno così crediamo, la notevole diversità di trattamento economico-prescrittivo tra assistiti INAL – in caso di stato vegetativo procurato sul lavoro o “in itinere” – e non.
Le nostre “famiglie con disabilità”, comunque, ringraziano le Associazioni che hanno così proficuamente collaborato alla stesura del testo e si augurano che lo spirito di questo lavoro possa trasferirsi in ogni settore che interessa la disabilità e i rapporti cittadini-istituzioni.

*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi)

Share the Post: