Si chiama Stella Polare, è nata il 23 aprile del 2010 dalla migrazione di un gruppo di volontari uscenti da un’altra Associazione e si propone di organizzare gite e soggiorni per le persone con disabilità. L’idea è quella di offrire loro periodi di svago in contesti sicuri e stimolanti, permettendo allo stesso tempo alle rispettive famiglie di potersi riposare. La presidente Valeria Torcasio, a sua volta genitore di una ragazza con disabilità intellettiva, ci presenta con entusiasmo il gruppo di giovani volontari che costituisce il cuore di Stella Polare.
«Sono circa una quindicina e, a parte qualche nuovo arrivo, la maggior parte proviene da un gruppo già affiatato e cresciuto in seno a una precedente Associazione con scopi simili ai nostri. Sono giovani dai 18 fino ai 35 anni che nella vita professionale o nel percorso formativo si occupano già di questioni sociali. Ci sono insegnanti di sostegno e infermieri, ad esempio, ed è infermiere proprio il più grande di loro, quello che, nominato capogruppo, organizza le attività e il loro svolgimento».
Durante questo mese di agosto i volontari sono impegnati in un campeggio estivo?
«Esatto. Anche se l’Associazione ha solo pochi mesi di vita, come dicevo il gruppo di volontari aveva già partecipato negli anni scorsi ad altre esperienze di soggiorno estivo di questo tipo. In realtà è andata così: questo gruppo di volontari la scorsa primavera mi ha contattato in quanto madre di una ragazza con disabilità che partecipava ai soggiorni in montagna che erano soliti organizzare, mi hanno spiegato di avere bisogno di riunirsi in una nuova Associazione e mi hanno chiesto di presiederla. Ci tenevano molto a poter offrire anche quest’estate ai ragazzi con disabilità il consueto appuntamento con la vacanza estiva e, grazie alla creazione di Stella Polare, questo è stato possibile».
Quindi volontari e disabili si conoscono già tutti?
«Quasi tutti, perché il gruppo è aperto a nuovi volontari e nuovi iscritti. Quest’estate, ad esempio, si sono aggiunte alcune persone con disabilità. I volontari hanno voluto conoscerle prima per capirne il livello di autonomia perché l’offerta vacanziera si rivolge a persone che ne abbiano un minimo, altrimenti sarebbe impossibile avere cura di tutti. Inoltre, i volontari non sono medici specializzati e quindi l’assistenza che offrono non comprende il settore più prettamente sanitario».
Le persone con disabilità che partecipano possono avere una disabilità fisica oppure intellettiva? E come si integrano le due tipologie?
«Ci sono giovani in carrozzina che non hanno difficoltà intellettive che si trovano bene con il gruppo e apprezzano la proposta di soggiorno montano. Che si trovino davvero bene lo si capisce dal fatto che ogni anno ritornano».
Quest’anno quante adesioni avete avuto?
«Per il campo estivo in montagna che si sta svolgendo in questi primi quindici giorni di agosto, abbiamo avuto una dozzina di adesioni. Sono meno del solito, a dire il vero, ma si è trattato di una difficoltà logistica. Essendo appena nati non credevamo di riuscire a proporre il soggiorno del 2010. La Provincia non ha potuto sostenerci economicamente perché avevamo presentato la domanda oltre la scadenza. Abbiamo però ottenuto il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio e una promessa di rimborso da parte del Comune di Bolzano. Così abbiamo deciso di partire lo stesso, chiedendo un fido a una banca».
I volontari invece quanti sono?
«Una quindicina. Il primo di agosto sono saliti anche alcuni volontari della Croce Rossa che hanno montato per noi i loro tendoni da campo, compresa la cucina, in modo che la struttura fosse tutta costruita in sicurezza».
Si tratta di un vero e proprio campo in natura, un’esperienza insolita per un gruppo di ragazzi con disabilità
«Infatti. Di solito altre Associazioni propongono soggiorni al mare, in colonie per esempio. La nostra proposta di trascorrere quindici giorni in montagna alloggiando in strutture da campo mobili è originale e molto stimolante per i nostri ragazzi. Mia figlia, e so che non è l’unica, ogni anno prima della partenza non dorme per l’eccitazione. Bisogna pensare che si tratta di una condizione particolarissima, per niente scontata per loro. Anche dormire in un sacco a pelo può non essere semplice e infatti le prime volte non lo era. Chiudersi dentro a un sacco a pelo può provocare delle reazioni di disagio in persone con disabilità intellettiva, ma una volta superati i primi ostacoli il tutto si è trasformato in un’avventura da non perdere».
Come sono organizzate le giornate al campo?
«Sono strutturate attentamente in modo che i ragazzi siano sempre impegnati e motivati. Ci sono anche delle piccole gare e dei giochi che hanno lo scopo di educarli all’ambiente, visto che si trovano all’interno del bellissimo Parco dello Stelvio, nella Val di Rabbi. Leggo la dicitura precisa che descrive il tipo di attività proposte, di cosiddetta montagnaterapia: “approccio metodologico a carattere riabilitativo e socio-educativo, finalizzato alla prevenzione secondaria, alla cura e alla riabilitazione degli individui portatori di differenti problematiche, patologie o disabilità; è progettato per svolgersi, attraverso il lavoro sulle dinamiche di gruppo, nell’ambiente culturale, naturale e artificiale della montagna”. Si svegliano ogni mattina con qualche movimento di ginnastica a tempo di musica, e poi sono coinvolti in escursioni, tornei sportivi di pallavolo e calcio, gare di orientamento, esplorazioni del bosco, serate musicali e visione di film. Sono insomma giornate piene e ricche quelle che stanno vivendo i nostri ragazzi in questi giorni, di quelle che alla fine si va a dormire stanchi e soddisfatti. E se poi piovesse, lì vicino ci sono piscine coperte e terme».
Durante i quindici giorni i genitori vanno mai a trovare i figli?
«Abbiamo deciso di no. Anche se sono felicissimi di stare in montagna e si divertono, se vedessero arrivare i genitori potrebbero non capire che si tratta di una visita e pensare che sia arrivato il momento di tornare a casa. Così l’incontro, invece che un momento di festa, potrebbe trasformarsi in una situazione emotivamente difficile da gestire. E poi i ragazzi sono accampati a solo un’ora di distanza da Bolzano e se succede qualcosa in un attimo siamo lì. Inoltre, i più autonomi comunicano con i propri genitori via telefono cellulare. Per gli altri, il responsabile del soggiorno è ovviamente a disposizione a dare aggiornamenti telefonici sulla vacanza».
Avete anche altri progetti dopo questo estivo?
«Stiamo già pensando alla settimana bianca in montagna durante il periodo del capodanno 2010-2011. E poi intendiamo organizzare una gita, di due giorni o anche solo di un giorno, con cadenza mensile. I dintorni di Bolzano sono molto belli, abbiamo la fortuna di poter raggiungere luoghi di natura anche solo in mezz’ora di macchina. L’unica difficoltà, in questo momento, è che siamo sprovvisti di pulmino e quindi dobbiamo noleggiarlo ogni volta. Speriamo che la situazione cambi presto». (Barbara Pianca)
Per informazioni: Stella Polare, Via Visitazione 100/18, tel. 340 8544970, contatti@stellapolare.bz.it
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