Addio al padre dell’ABA applicato all’autismo

di Liana Baroni*
Ivar Lovaas è stato il padre dell’applicazione dell’ABA all’autismo, dove ABA sta per "Applied Behaviour Analysis", in italiano "Analisi Applicata del Comportamento". «Lovaas - spiega Liana Baroni - contrapponendosi alle idee dominanti nel mondo fino agli Anni Sessanta, si basava sulla constatazione che il bambino con grave disabilità può sempre apprendere, purché ci si metta al suo livello e si usino rinforzi a lui adatti. Secondo Lovaas nessuno deve essere considerato ineducabile»

Il 2 agosto scorso è morto Ivar Lovaas, professore emerito all’UCLA (Università di Los Angeles), padre dell’intervento precoce, intensivo e strutturato secondo i principi dell’ABA (Applied Behaviour Analysis), metodo comportamentale.Il prof. Ivar Lovaas

L’ANGSA (Associazione Genitori Soggetti Autistici) partecipa al lutto della comunità scientifica internazionale per questa perdita. Nel 1987, subito dopo l’uscita dell’articolo nel quale si dimostrava l’efficacia di questo approccio di insegnamento speciale, ANGSA si mise in contatto con Lovaas attraverso interessanti dialoghi epistolari, che egli ci permise di pubblicare nel nostro allora neonato Bollettino, e chiedendogli di venire in Italia per fare una conferenza. Lovaas ritenne più opportuno inviare uno dei suoi migliori allievi, Greg Buch, per dare dimostrazioni pratiche su bambini con sindromi autistiche.

Greg Buch è venuto in Italia per tre settimane nel marzo del 1989, lavorando otto ore al giorno su bambini italiani, presso tre distinte strutture: la cattedra di Neuropsichiatria Infantile di Bologna, allora diretta dalla prof.ssa Paola Rossi Giovanardi, l’USL 28 di Bologna e il servizio di Neuropsichiatria Infantile di Siena, allora diretto dal prof. Michele Zappella. A Bologna, in particolare, è stata fatta una videoripresa di tutti gli interventi, dalla quale sono state poi ricavate delle videoregistrazioni che ancora oggi noi utilizziamo per scopi didattici.

Per divulgare questo approccio, inoltre, l’ANGSA ha fatto tradurre in italiano il libro di Lovaas L’Autismo che, seppure con difficoltà, ha trovato un unico editore disponibile presso l’amico Soncini di Reggio Emilia, proprietario di Omega Edizioni. L’atmosfera di quegli anni era decisamente contraria ad ogni approccio basato sull’ABA e lo sforzo di ANGSA non fu ben compreso, né sfruttato, per le possibilità che esso apriva nel trattamento dei bambini con autismo. I tempi non erano ancora maturi e gli “esperti” italiani consideravano il bambino con autismo un bambino normale con disagi psicologici, chiuso in sé stesso per difendersi da un ambiente familiare ostile (madre frigorifero), e demonizzavano quindi questo approccio.

Lovaas, contrapponendosi alle idee dominanti nel mondo fino agli Anni Sessanta, si basava sulla constatazione che il bambino con grave disabilità può sempre apprendere, purché ci si metta al suo livello e si usino rinforzi a lui adatti. Secondo Lovaas nessuno deve essere considerato ineducabile e i genitori sono essenziali per ottenere buoni risultati permanenti, dato che lo stesso approccio utilizzato soltanto in istituto non otteneva la generalizzazione dell’apprendimento, assolutamente necessaria in questo campo.

Il suo messaggio è stato di speranza – cosa che al tempo era tutt’altro che scontata – per coloro che avevano “ritardi di sviluppo”. Egli è stato un pioniere della valutazione quantitativa e rigorosa dei risultati. Ha rivalutato ai fini abilitativi la figura dei genitori, prima considerati responsabili della grave disabilità. A Lui un grato ricordo.

*Presidente dell’ANGSA (Associazione Genitori Soggetti Autistici).

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