Com’è ormai ben noto, molte persone con disabilità hanno già ricevuto – o stanno ricevendo – una lettera raccomandata dell’INPS che chiede di inviare, entro quindici giorni, la documentazione sanitaria relativa allo «stato invalidante che ha dato luogo alla prestazione di cui lei è titolare, nonché, eventualmente, ulteriore successiva certificazione sanitaria in proprio possesso».
La richiesta dell’INPS è mirata a valutare la persistenza e la sussistenza dello stato invalidante, nell’ambito – e anche questo è ben noto – del Piano Straordinario di Verifica sulle Invalidità Civili previsto dall’articolo 10 della Legge 122/10, la cosiddetta “Manovra Correttiva” (conversione del Decreto Legge 78/10), che ha disposto l’effettuazione di 100.000 verifiche nel 2010 e di altri 500.000 controlli nei due anni successivi (2011 e 2012), a carico di invalidi civili, ciechi civili e sordi.
Il servizio HandyLex.org – nell’ambito di un’ampia scheda, curata dal responsabile Carlo Giacobini (disponibile cliccando qui) – esamina i diversi aspetti della procedura (fissata dall’INPS con la Circolare n. 76/10 del 22 giugno scorso), fornendo utili indicazioni ai Cittadini su come comportarsi, con le varie opzioni possibili, tra le quali anche quella di ignorare l’invio dell’INPS, ciò che comporta automaticamente la convocazione a visita, un fatto, questo, da non valutare necessariamente come uno svantaggio. Infatti, si scrive, «la documentazione che l’INPS riceve viene valutata dai suoi sanitari, molti dei quali sono 488 medici precari in via di assunzione a tempo parziale e determinato. La valutazione è, quindi, essenzialmente sugli atti, il che può essere un vantaggio perchè evita il disagio di una visita, ma rappresenta anche un rischio come tutte le valutazioni non effettuate anche sulla persona».
All’approfondimento di HandyLex.org, dunque, rimandiamo senz’altro i Lettori. Qui ci preme sottolineare quanto evidenziato da Gustavo Fraticelli, consigliere dell’Associazione Luca Coscioni, che ha recentemente avviato un’iniziativa nei confronti del Garante per la Protezione dei Dati Personali – meglio noto come “Garante per la Privacy” – ritenendo che quest’ultimo dovrebbe «aprire una formale istruttoria sul problema».
Nel testo inviato al Garante, in sostanza, Fraticelli – anch’egli persona con disabilità – si rifà alla citata Circolare n. 76/10 dell’INPS, scrivendo tra l’altro che «nella predetta Circolare, pur prevedendo coerentemente come flusso dei dati sensibili “…un rapporto sinergico con le ASL del territorio, volto a favorire la tempestiva messa a disposizione dell’Istituto, da parte delle ASL, dei fascicoli sanitari dei soggetti selezionati per le verifiche”, in altro punto, tuttavia, è anche detto che: l’INPS “invia ai soggetti selezionati per la verifica straordinaria una lettera raccomandata con invito a far pervenire, entro 15 giorni dalla data di ricezione, al Centro Medico-Legale INPS indicato nella comunicazione stessa, la documentazione posseduta, utile per una preventiva valutazione dello stato invalidante in essere, al fine anche di escludere, se possibile, l’accertamento medico diretto”».
«A prescindere da ogni considerazione di merito circa le garanzie per il cittadino disabile di una verifica meramente cartolare – prosegue Fraticelli – rispetto ad una sua visita diretta nonché alla sintonia con la Legge 241/90 [ai sensi di quest’ultima, infatti, l’INPS non potrebbe chiedere nuovamente documentazione di cui la Pubblica Amministrazione è già in possesso, N.d.R.], il fatto di questa preventiva richiesta da parte dell’INPS, con lettere che stanno già arrivando, di documentazione sanitaria direttamente all’interessato, diventa preoccupante, in termini di corretta tenuta dei dati sensibili, se si tiene conto del dato riportato dalla Relazione Annuale INPS 2010, da cui risulta che nel corso delle 200.000 verifiche effettuate del 2009, soltanto il 9% dei fascicoli richiesti sono stati inviati dalle ASL. Dato, peraltro, ribadito dall’articolo intitolato Ecco i falsi invalidi, cancellati 40 mila assegni, pubblicato a pag. 13 del Corriere della Sera dell’8 agosto scorso che, tra l’altro, afferma anche: “…nelle verifiche 2010, statistiche alla mano, solo il 3% delle ASL ha consegnato le cartelle sanitarie richieste…”».
Alla luce di tutto ciò, quindi, Fraticelli ritiene di dover segnalare al Garante – procedura espressamente prevista dal Decreto Legislativo 196/03 (Codice della Privacy, articolo 141, comma 1/b) – che risulta di tutta evidenza come, «da parte delle ASL, in qualità di soggetti Titolari / co-Titolari del trattamento di dati sensibili concernente i cittadini disabili, non si sono approntate tutte le misure idonee, previste dal Codice della Privacy, a garanzia dell’integrità/reperibilità di tali dati».
E per rafforzare la propria azione mette a disposizione di tutti i Cittadini con disabilità – legittimati anch’essi a inviarlo al Garante, per il solo fatto di avere presso l’ASL un fascicolo con i propri dati sanitari – un testo-facsimile, disponibile cliccando qui. (S.B.)
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