Sono diventata «invisibile»!

a cura di Stefano Borgato
«Era la prima volta che succedeva di vedere una persona in carrozzina fare la volontaria e non "l'ospite della struttura" e far riconoscere il mio ruolo, soprattutto dal personale, non è stato facile». Così Cristina Celsi, persona con disabilità in carrozzina, racconta la sua bella esperienza di volontaria internazionale in Belgio, all’interno di un istituto per persone con disabilità fisica e mentale, articolatasi attraverso la realizzazione di un cartone animato sulla vita affettiva e sessuale di quelle stesse persone. «Ma alla fine - conclude Cristina, che recentemente ha anche avviato a Pescara un'associazione impegnata sul fronte della partecipazione attiva e dell'autonomia delle persone con disabilità - sono riuscita a diventare "invisibile", come tutti gli altri volontari!»

Donna in carrozzina fotografata di spalle, sul vialetto di un parco, con le braccia spalancateÈ bella la semplicità con cui Cristina Celsi, persona con disabilità in carrozzina, ci ha raccontato a Lignano Sabbiadoro (Udine), in occasione delle Manifestazioni Nazionali della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), la sua esperienza di “volontaria internazionale con disabilità” – se non unica, quanto meno rara – quasi come fosse “cosa di tutti i giorni”.
«Avevo partecipato – ci ha detto – alle Manifestazioni UILDM di Marina di Varcaturo (Napoli) nel 2007, venendo a conoscenza dell’opportunità di fare Volontariato Internazionale. Ben presto, quindi, ho deciso di lanciarmi in questa esperienza, che nel 2008 mi ha portato in Belgio, a Bruxelles, a lavorare in un istituto per persone con disabilità fisica e mentale, tra i 18 e i 40 anni, “inviata” dalla UILDM Laziale e “accolta” da JAVVA (Jeunes Actifs dans le Volontariat et les Voyages Alternatifs), associazione belga che mi ha messo ogni giorno a disposizione due assistenti».

Cristina ha riscontrato a Bruxelles una maggiore accessibilità, rispetto a tanti luoghi del nostro Paese, e anche una minore “curiosità” delle persone nel vedere un disabile muoversi autonomamente per le vie della città. E tuttavia non sono nemmeno questi gli aspetti più interessanti della sua esperienza.
Innanzitutto c’è l’essenza stessa del progetto, che non può certo lasciare indifferente chi scrive, che ebbe la fortuna di collaborare – tra il 2000 e il 2001 – con i disegnatori Silvio Pautasso e Giorgio Valentini, alla realizzazione dei Muscoli di cartone, campagna promozionale voluta dalla UILDM, una delle prime sulla disabilità che utilizzò lo strumento dei cartoni animati (se ne legga in questo stesso sito cliccando ad esempio qui e qui). «Il mio lavoro – ci ha raccontato infatti Cristina – è consistito nel realizzare un cartone animato sulla vita affettiva e sessuale delle persone dell’istituto, in collaborazione con un bravo disegnatore belga. Il risultato è stato Les mains nues (“Le mani nude”), cartone di circa sette minuti, basato sulle storie vere raccontate da persone con disabilità fisica o con cerebrolesioni».
Temi fondamentali, dunque, spiegati con uno strumento – a parere di chi scrive – particolarmente adatto a farlo (Les mains nues si può richiedere telefonando al 339/7909913 o scrivendo a cricelsi@tin.it).

«Ma la “sfida più grande” – abbiamo chiesto a Cristina – è stata raccogliere quelle testimonianze o farsi accettare come volontaria?». «Senz’altro quest’ultima», ci ha risposto. «Era la prima volta che succedeva di vedere una persona in carrozzina fare la volontaria e non “l’ospite della struttura” e far riconoscere il mio ruolo, soprattutto dal personale, non è stato facile».
L’aneddoto del bacio è particolarmente significativo: «Lì ogni mattina il personale usa scambiarsi un bacio e verso la fine del mio percorso hanno incominciato a baciare anche me… Ero riuscita, insomma, a diventare “invisibile”, come tutti gli altri volontari. Sull’altro aspetto, invece, quello delle testimonianze delle persone con disabilità, credo paradossalmente di essere stata facilitata, perché forse mi sentivano “una di loro”».

Oggi Cristina continua a mantenere contatti sia con la struttura belga che con la UILDM Laziale e ha anche avviato a Pescara l’Associazione Sottosopra, per la partecipazione attiva e l’autonomia delle persone con disabilità.
Dalla sua casa – che è già un vero e proprio “laboratorio” per percorsi di autonomia quotidiana – ci dice, ancora una volta con la schiettezza che la contraddistingue: «Rifarei mille volte l’esperienza belga. Una persona disabile, infatti, riceve sempre tanto e poter dare in cambio qualcosa mi sembra molto bello».

*Testo pubblicato dal n. 171 di «DM», giornale nazionale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e qui ripreso con adattamenti per gentile concessione.

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