«Il fatto che su 10.000 nuove immissioni a ruolo ben 5.000 siano state per posti di sostegno la dice lunga su quale sia l’utilizzo del titolo di specializzazione: il punto però è che tali immissioni ci sono state perché ce n’era bisogno e ce n’era bisogno perché nella scuola italiana l’integrazione è di fatto demandata completamente ai docenti di sostegno». Questa, secondo Salvatore Nocera, vicepresidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), è la «vera anomalia» della scuola italiana.
Subito dopo la pubblicazione da parte di «Tuttoscuola» di un dossier sull’integrazione nelle scuole pubbliche [se ne legga nel nostro sito anche cliccando qui, N.d.R.], Nocera afferma dunque che il Ministero dell’Istruzione, riguardo alla difficile situazione che si trova a governare, «deve piangere solamente su se stesso».
«In una logica normale – dichiara il vicepresidente della FISH – le classi con alunni disabili non dovrebbero superare i 20 alunni e ogni docente dovrebbe avere avuto una formazione iniziale: l’integrazione scolastica spetta infatti anzitutto all’insegnante curricolare, al maestro, al professore che si occupa dell’intera classe, e anche dell’alunno con disabilità. In una panorama di questo genere ci sarebbe molto meno bisogno di insegnanti di sostegno. E invece, senza una vera formazione, con classi anche di 27, 30 alunni con talvolta due, tre o quattro studenti disabili, il docente curricolare non riesce a tenere il passo e l’alunno disabile viene affidato esclusivamente alle attenzioni del docente di sostegno».
«L’integrazione – ribadisce Nocera – la devono fare i docenti curricolari, altrimenti che integrazione è? Il sostegno, invece, diventa una delega, della serie: “il ragazzo disabile tienilo tu, io non ce la faccio”. E tutto questo considerando la sola presenza dei ragazzi con disabilità, senza contare i dislessici, gli stranieri o chi ha altre difficoltà di apprendimento».
Per quanto poi riguarda un altro dei dati messi in evidenza dal dossier di «Tuttoscuola», ovvero l’aumento del numero di studenti con disabilità e la loro maggiore concentrazione in alcune Regioni, Nocera fa notare che «la competenza è delle ASL e i parametri oggettivi, riconosciuti universalmente dall’Organizzazione mondiale della sanità, ci sono: basterebbe applicarli!».
Nocera ricorda poi che il numero dei disabili è aumentato nel corso del tempo «sia per l’arrivo a scuola di intere categorie di alunni che prima non andavano a scuola (è il caso degli alunni con autismo, che infatti “sono un problema”, stante la scarsa formazione degli insegnanti), sia per l’aumento dell’obbligo scolastico, che ha aggiunto altri due anni (generalmente nella scuola media) al percorso formativo degli alunni con disabilità.
Infine, sulla differente incidenza da una Regione all’altra del numero dei disabili in rapporto alla popolazione scolastica, il vicepresidente della FISH commenta: «O siamo di fronte a “focolai di malattia” concentrati in singole zone, eventualità che mi pare improbabile, o le ASL subiscono delle pressioni per allargare le maglie dell’accertamento. Ma anche qui va detto che il Ministero, nonostante le richieste ripetute anche personalmente da lunghissimi anni, non ha mai affrontato il tema della certificazione con accordi di programma fra le ASL, le Scuole e gli Enti Locali”.
*Testo pubblicato da «Redattore Sociale», con il titolo di “Furbetti” del sostegno? Fish: “Il ministero pianga solo su se stesso”, qui ripreso, con adattamenti, per gentile concessione.
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