Lei è arrivato quinto, peccato!

Questo si è sentito rispondere a Genova un viaggiatore con disabilità, all'atto dell'imbarco su un traghetto della Tirrenia, per recarsi in Sardegna, nonostante avesse segnalato già tre mesi prima le proprie esigenze. Atto legale più, atto legale meno, cambierà poco, si potrebbe dire, vista la situazione critica di Tirrenia, della quale il 12 agosto scorso il Tribunale Fallimentare di Roma ha dichiarato lo stato di insolvenza. E in ogni caso l'eventuale azione della persona con disabilità va certamente appoggiata, di fronte a una vicenda quasi grottesca

Traghetto della Tirrenia«Sembra essere infinita la storia di Tirrenia – leggiamo su «Il Post» del 25 agosto scorso – la compagnia di navigazione italiana controllata dal Ministero dell’Economia che combatte da anni contro i debiti e sopravvive grazie al finanziamento dello Stato. Lo scorso 12 agosto per la società è stato dichiarato lo stato di insolvenza da parte del Tribunale Fallimentare di Roma, una tappa inevitabile per far scattare la fase di amministrazione straordinaria della compagnia. Governo e amministratore straordinario avevano confermato di non voler suddividere le varie attività della società di navigazione e di essere alla ricerca della miglior soluzione per privatizzare Tirrenia».
In questo momento, dunque, attaccare Tirrenia è un po’ come “sparare sulla Croce Rossa”. Questo però non ci esime dal rilevare che da parte di quella che nonostante tutto è ancora la più grande e antica compagnia di navigazione italiana ci si aspetterebbe un trattamento ben diverso nei confronti delle persone con disabilità e invece…

Ci riferiamo segnatamente alla recente disavventura vissuta sulla linea Genova-Porto Torres da Sandro Usai, riferita dall’agenzia «Redattore Sociale». «Ho prenotato con oltre tre mesi di anticipo – racconta il cinquantatreenne paraplegico che si muove in carrozzina -, esponendo le mie esigenze all’agenzia, ovvero la mia disabilità e la necessità di una sistemazione che mi permettesse un facile accesso e un bagno con sanitari speciali».
Viaggio dunque fissato per il 13 agosto, con la motonave Bithia e Usai che si reca presso il Commissariato di Bordo, per l’assegnazione della camera, pensando a una pura formalità. «Niente più cabine per disabili», gli ha invece comunicato l’ufficiale di bordo, aggiungendo – con espressione di involontaria, ma quasi irrestibile comicità – che «gli alloggi per portatori di handicap sono solo quattro: Lei è arrivato quinto!».
A quel punto, pur di viaggiare, Usai ha chiesto una sistemazione, se non proprio idonea, almeno accessibile alla sua carrozzina, trovando una cabina con sufficienti margini di manovra, ma con un gradino per entrare in bagno. «Riservare posti sufficienti a chi come me si muove su una sedia a rotelle sarebbe un atto di civiltà», ha commentato, annunciando per altro un’azione tramite il proprio legale.

Azione legale più, azione legale meno, si dirà, vista l’attuale situazione di Tirrenia, potrebbe cambiare poco, ma – ribadiamo – l’iniziativa è doverosa e da sostenere senz’altro. È mai possibile, infatti, che una persona con disabilità, dopo avere segnalato tre mesi prima le proprie esigenze, arrivi all’imbarco e si senta dire che «è arrivato quinto»?… (S.B.)

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