Invitato a una conferenza che trattava della cooperazione tra il nostro Paese e uno Stato del Maghreb nel campo dell’integrazione scolastica, ho avuto il piacere di ascoltare il referente provinciale per l’handicap del locale ex Provveditorato agli Studi – neopensionato dopo oltre trentacinque anni di “battaglie”, molte combattute assieme, a favore degli studenti con disabilità – tratteggiare una rapida storia dell’integrazione scolastica dagli anni Settanta ad oggi, vista attraverso leggi, circolari e umanissime interpretazioni delle medesime.
E sono rimasto allibito perché… siamo andati tremendamente indietro! Ma non tanto e soltanto per dotazioni umane e materiali, quanto per la recente scomparsa di quell’ansia totale di integrare, di far partecipare, di includere che è stata il vero motore di tutto quello che di buono è stato pensato e realizzato in questo lungo periodo.
Una frase detta dal “vecchio” (nel senso professionale!) funzionario mi ha colpito: «Oggi bisogna realizzare tutto a costo zero». Ma quasi logicamente, senza investimenti adeguati sull’integrazione, la scuola italiana sarà più povera (a proposito: il 2010 era l’Anno europeo della Lotta alla Povertà e all’Esclusione Sociale: chi se n’è accorto?) e di conseguenza tale sarà anche la società e il Paese. È questo che vogliono i nostri politici? E noi cosa vogliamo?
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).
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