Da alcuni anni in Italia – soprattutto, anche se non solo in Italia – assistiamo a un’apparente involuzione del costume sociale: quei concetti che da decenni erano considerati un patrimonio acquisito a favore dei componenti più svantaggiati della società vengono ora rimessi in discussione e ribaltati.
Persone in stato di povertà, migranti, persone con disabilità vengono messe sotto accusa, non solo metaforicamente, e indicate come “ostacoli da rimuovere”, pesi da scaricare. La crisi delle grandi ideologie del Novecento, in particolare di quella comunista e successivamente del pensiero (selvaggiamente) liberista hanno avuto indubbiamente un forte riflesso sulla società, privandola di alcuni modelli sociali predeterminati.
Abbiamo quindi assistito a un ritorcersi nel privato, nell’interesse personale immediato e grettamente inteso, e – nel settore pubblico – al tentativo della politica – o meglio dei politici – di gettare la croce sui presunti “untori” del disastro economico e morale del Paese, per nascondere l’incapacità di proporre soluzioni razionali ed eticamente accettabili a tanto sfacelo.
Tagliando fondi alla scuola, all’università, alla ricerca – al di la della lodevole riduzione degli sprechi – si mina all’origine la possibilità di una ripresa globale del Paese: infatti, senza una visione integrale, onnicomprensiva e solidaristica della persona umana, fondata, oltre che sull’etica, sulla conoscenza, si farà poca e cattiva strada.
E se nella scuola i nuovi studenti potranno apprendere bene la via che porta al mestiere delle armi – pensando alla proposta dei ministri della Difesa e dell’Istruzione di un corso di tipo “militare” nelle scuole superiori – quelli con disabilità avranno forse perso* la possibilità di un’integrazione reale nella società.
Ed è proprio questo il “possibile ritorno” del titolo di questa nota, quello cioè del cittadino disabile nella società, ma è un ritorno che diventa sempre più difficile.
*Dalla Manovra Finanziaria “Correttiva” del 2010: «…proposte relative all’individuazione delle risorse necessarie, ivi compresa l’indicazione del numero delle ore di sostegno, che devono essere finalizzate esclusivamente all’istruzione e all’educazione, restando a carico degli altri soggetti istituzionali la fornitura delle altre risorse professionali e materiali necessarie per l’integrazione e l’assistenza dell’alunno disabile richieste dal piano educativo individualizzato».
**Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).
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