Il Friuli Venezia Giulia pensava di essere diverso. Fino almeno al 22 ottobre scorso, durante il convegno organizzato a Palmanova (Udine) dal CAMPP (Consorzio per l’Assistenza Medico Psicopedagogica) di Cervignano su Le persone con disabilità al tempo della crisi.
Il risveglio è stato brusco. Infatti, davanti a una platea gremita di insegnanti, operatori, famiglie, associazioni, amministratori e politici, il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini, alla domanda del moderatore: «Cosa ne pensa dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità?», rispondeva citando la sua esperienza di insegnante in aspettativa. Secondo i suoi ricordi gli alunni con disabilità impediscono agli altri di studiare e di prepararsi agli esami. Egli auspicherebbe invece per loro un percorso scolastico alternativo differenziato, in classi dedicate, secondo il modello tedesco.
L’ANFFAS Friuli Venezia Giulia (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) – che riunisce le ANFFAS dei territori di Gorizia, Tolmezzo, Udine, Cervignano, Pordenone e Trieste, e che accoglie centinaia di famiglie di persone con disabilità anche intellettiva e/o relazionale – dissente con forza da questa interpretazione e approccio all’inclusione scolastica, che ci riporta praticamente “al paleolitico”. La posizione del Presidente della Provincia di Udine disattende infatti la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, la Costituzione Italiana e tutte le leggi nazionali e regionali a tutela delle persone di cui ci prendiamo cura e carico.
E allora forse è meglio che questi politici stiano fuori loro dalle amministrazioni, piuttosto che gli alunni con disabilità fuori dalla scuola.
Molte sono state le voci di dissenso emerse sia dalla platea presente che sui vari giornali regionali. Sembrerebbe però non trattarsi di una voce isolata, bensì di un pensiero diffuso, ancorché molte volte non espresso. Ad esempio anche un altro insegnante in aspettativa, il consigliere regionale Paride Cargnelutti, ha approvato le affermazioni del presidente Fontanini.
Ci preoccupa che proprio dal mondo della scuola vengano queste esternazioni. Forse coloro che così si sono espressi – a causa della loro momentanea assenza dalle cattedre – si sono persi le ultime evoluzioni in merito alla tutela delle persone con disabilità. Ovvero che nel 2009 – con la Legge 18/09 – il Governo Italiano ha ratificato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Ma forse quegli amministratori e politici erano assenti (non giustificati), quando questo è successo.
In Italia abbiamo una delle legislazioni a tutela delle persone con disabilità migliori al mondo e questo ci viene riconosciuto da tutti, anche dai tedeschi e dagli austriaci. Non possiamo permettere che alcune voci isolate interrompano il faticoso cammino fin qui percorso nell’applicazione e nel miglioramento di queste leggi.
Le ANFFAS tutte del Friuli Venezia Giulia si impegneranno fortemente affinché non si arresti il cammino faticoso verso la piena inclusione delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
*Presidente dell’ANFFAS Friuli Venezia Giulia (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale).
Sempre dal Friuli Venezia Giulia vanno segnalate anche le parole di Elena Bulfone, presidente dell’l’Associazione Progetto Autismo FVG, che oltre a dichiarare il proprio rammarico di «insegnante in servizio», ha voluto associarsi alle parole di denuncia dell’ANFFAS Friuli Venezia Giulia, aggiungendo «che esse non solo sono fuorvianti, ma anche molto pericolose. Infatti, inducono l’opinione pubblica ad addossare alla categoria già così duramente colpita dalla vita, le colpe di una cattiva gestione economica della “res pubblica”, la cosa pubblica di cui fa parte anche e soprattutto la scuola, che dovrebbe stare a cuore a tutti i Cittadini e di cui tutti i Cittadini sono responsabili».
«Riteniamo triste – prosegue la presidente di Progetto Autismo FVG – osservare un nostro rappresentante politico di spicco in Friuli che tradisce di fatto quell’I care (“mi sta a cuore”, “mi appartiene”) di milanesiana memoria per il più debole e il più bisognoso che dovrebbe essere quasi la “carta costituzionale” di un insegnante. Non so a quale scuola apparteneva il dottor Fontanini, ma di certo non alla mia scuola, non alla scuola italiana della Legge 104 e delle pari opportunità, non alla scuola cara alla nostra Costituzione».
«Auspico dunque – conclude Bulfone – che dietro a queste affermazioni gravi non risieda un progetto politico che andrebbe sconfessato da subito da chi di dovere».
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