Lo sport come strumento di salute cui tutti devono poter accedere. Questo il messaggio lanciato dalla Sala 100 della Fiera Skipass di Modena, in occasione del convegno denominato Non arrendersi mai: da un evento drammatico all’oro paralimpico, curato il 31 ottobre dalla SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa) e dal CIP Emilia Romagna (Comitato Paralimpico Italiano sez. Emilia Romagna).
Dopo il saluto iniziale di Germano Pestelli, vicepresidente della SIMFER e di Gianni Scotti, presidente del CIP Emilia Romagna, la parola è passata a Franco Bertoli, già campione di pallavolo e oggi presidente del CONI di Modena, secondo il quale «i giovani oggi sono sempre più sedentari e vittime di abitudini alimentari scorrette. Di qui l’importanza di portare avanti attività nelle scuole e formare istruttori e allenatori di alta qualità».
«I recenti sviluppi nella gestione dell’attività paralimpica, con la costituzione delle federazioni paralimpiche – ha commentato Gianni Scotti – accentua il ruolo del CIP nella promozione e nella divulgazione dell’attività sportiva di base, in collaborazione con i centri di riabilitazione e con le scuole, pensando anche che nella nostra Regione sono 10.000 gli studenti con disabilità presenti nella popolazione scolastica tra i 6 e i 18 anni. Importanti, poi, anche le attività di promozione a fianco di partner come l’INAIL regionale e il Centro Protesi INAIL di Vigorso di Budrio (Bologna). Lo sport è uno strumento di salute e per questo dobbiamo mettere tutto il nostro impegno affinché i ragazzi vi si possano avvicinare e praticarlo».
Successivamente ha preso la parola Germano Pestelli, sottolineando che «già quattrocento anni fa Gerolamo Mercuriale, il primo medico dell’età moderna, sosteneva che uno Stato civile non poteva non contemplare nel proprio corpo legislativo una legge dedicata alla pratica sportiva, aggiungendo che questa doveva essere graduata sulla persona e introducendo già nel Seicento quella figura del “personal trainer” che ciascuno di noi dovrebbe avere».
Intervento più tecnico quello di Davide Villa, fisiatra dell’Ospedale di Montecatone (Imola), che ha ricordato alcuni numeri dei traumatizzati in cura nella struttura: «Ogni anno ricoveriamo 250 pazienti, il 40% provenienti dall’Emilia Romagna, il 10% dalle Regioni del Nord e il restante 50% dal Sud. Il 50% dei pazienti ha avuto incidenti stradali, l’età media è tra i 16 e i 30 anni. La riabilitazione è intesa come una presa in carico globale del paziente, non solo quindi riabilitazione motoria, ma anche reinserimento sociale e occupazionale. Dal 2003, poi, è stata implementata la cosiddetta “procedura RGS”, rieducazione tramite il gesto sportivo. Durante la degenza, infatti, le attività di riabilitazione prevedono attività sportive, da svolgersi al di fuori dell’Ospedale, cosicché spesso l’incontro con lo sport è anche il primo momento in cui i pazienti rientrano nel mondo esterno dopo l’evento traumatico».
«I pazienti – ha concluso Villa – dimostrano la volontà di continuare a praticare sport una volta tornati a casa. Per fortuna dal 2009 è presente nel nostro Ospedale uno sportello CIP, dove un addetto del Comitato prende contatto con i pazienti stessi, per valutare le possibilità di praticare sport una volta rientrati a casa».
A illustrare quindi la propria esperienza è stato Alessandro Gamper, allenatore di sci nordico e componente dello staff di Francesca Porcellato. «Mi viene spesso chiesto – ha dichiarato – quanto lavoro ci sia dietro la preparazione di un atleta paralimpico: la preparazione è la stessa, richiede un impegno costante, lungo, duro con un adattamento continuo dei mezzi e delle strategie di lavoro. Con Francesca, ad esempio, abbiamo cominciato nel 2006, per le Paralimpiadi Invernali di Torino, con un tipo di slittino che nei successivi quattro anni ha subito, grazie alle indicazioni di Francesca stessa, continue modifiche che ne hanno ottimizzato il rendimento. Molto importante è la sintonia con l’atleta, il quale in questo caso deve saper trasmettere ai tecnici le proprie sensazioni e fornire feedback sul lavoro svolto».
La parola è andata infine proprio a Francesca Porcellato, undici volte campionessa paralimpica e con un medagliere da record a livello mondiale, europeo e italiano. Visibilmente emozionata, Porcellato ha mostrato alla platea un video, commentando al termine «Questo è sport, questa è gioia!».
La campionessa ha poi letto la propria storia («sono più brava a correre che a parlare»), in cui ha ricordato il momento dell’incidente, la fortuna in questo di poter comunque aspirare a una vita bella e interessante, la sfida continua con se stessa per poter realizzare il sogno di «sentire il vento tra i capelli», con un motto sempre presente – «Crederci sempre, mollare mai» – e «con l’aiuto di uno staff di altissimo livello». Che le ha permesso, lottando contro pregiudizi e difficoltà, di essere undici volte sul podio delle Paralimpiadi e di siglare un record mondiale, conquistando otto medaglie mondiali e sei europee. (Ufficio Stampa CIP Emilia Romagna)
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