Ricordiamo, il 3 dicembre, che la discriminazione inizia dall’assenza di servizi

di Autismo e Futuro
È con questo messaggio, e non con celebrazioni o altre iniziative, che l'associazione romana Autismo e Futuro intende ricordare la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità del 3 dicembre, prendendo spunto da un recente fatto di cronaca, che ha visto un bambino con autismo allontanato dalla mensa scolastica perché la madre non lavora. Dire però che quella madre - come tante altre nel nostro Paese - non lavora è contrario ad ogni buon senso: prendersi cura del suo bambino, infatti, pur se svolto con amore, è un lavoro gravoso, pieno di difficoltà, e ovviamente non retribuito

Bimbo con autismo insieme alla madreLe famiglie dei bambini con autismo subiscono ogni giorno una grave forma di discriminazione e in occasione del 3 Dicembre, Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, l’Associazione Autismo e Futuro vuole ribadire che è la carenza di servizi specifici per l’autismo a determinare questa disparità.
La situazione particolarmente complessa delle persone con autismo è caratterizzata infatti dalla grande dipendenza dalla famiglia, le cui possibilità di scelta sono estremamente ridotte – o più spesso annullate – dalla necessità di assistere costantemente il figlio, situazione resa ancor più pesante dalla mancanza di un adeguato sostegno da parte delle Istituzioni.

La drammatica portata di questo fenomeno è resa evidente da un recente fatto di cronaca: si tratta dell’allontanamento di un bambino con autismo dalla mensa scolastica a causa di una riduzione dei posti disponibili, che lo penalizza perché sua madre non lavora [il fatto è accaduto a Cremona e se ne può leggere cliccando qui, N.d.R.]. I posti vengono infatti concessi in via prioritaria ai figli delle donne che lavorano, con la conseguenza di escludere il bambino con autismo, la cui mamma non svolge attività lavorativa.
Ma affermare che la madre di questo bambino non lavora risulta non solo essere inesatto, ma contrario ad ogni buon senso: benché svolto con amore, essa ha infatti un lavoro gravoso, pieno di difficoltà, e (ovviamente) non retribuito, ovvero prendersi cura del suo bambino. Ed essere trattata alla stregua di una madre che può scegliere se lavorare o meno significa basarsi sull’assunto che la famiglia di un bambino con autismo abbia le stesse possibilità della famiglia con figli normodotati.

In Lettera ad una professoressa, don Lorenzo Milani scriveva: «Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali». Le famiglie dei bambini con autismo hanno bisogno di misure che le tutelino nella loro complicata condizione: la carenza di servizi e la complessità dei bisogni di queste persone le rendono particolarmente vulnerabili e quindi oggetto di discriminazioni molto gravi. E questo perché le persone con autismo sono spesso private di un percorso educativo e di trattamenti specializzati che permetterebbe loro di migliorare veramente la propria qualità di vita e di “dare respiro” alle loro famiglie. Tale privazione genera notevole sofferenza e moltissime difficoltà e costituisce una forma di discriminazione che Autismo e Futuro combatte ogni giorno al fianco delle famiglie.

Autismo e Futuro ONLUS è a Roma (Via Giovanni Capellini, 11), tel. 06 41734092, info@autismoefuturo.it, comunicazione@autismoefuturo.it (Ufficio Stampa, Alessia Rabacchi), sito: www.autismoefuturo.it.
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