Permessi lavorativi: sospensioni in arrivo

di Carlo Giacobini
Dopo le modificazioni della Legge 104/1992, in materia di permessi lavorativi, l’INPS mette in moto i propri controlli per verificare se quei benefici siano conformi o meno alle nuove disposizioni. Nel frattempo l'Istituto che assicura gran parte dei dipendenti del settore privato, sospende il pagamento dei permessi lavorativi "dubbi".

INPS: partono i controlliCi attendono settimane di ulteriore “agitazione” e disorientamento: da parte dei prossimi molti lavoratori che fruiscono dei permessi lavorativi i quali riceveranno una lettera dall’INPS con la richiesta di chiarimenti rispetto al beneficio di cui godono. Quest’ultimo, nel frattempo, viene sospeso. Bisognerà rispondere entro il 31 marzo. Questi controlli riguardano gli assicurati INPS (gran parte dei dipendenti del settore privato), ma analoghe iniziative di controllo inizieranno anche nel comparto pubblico ad opera delle relative amministrazioni.

Si tratta del primo effetto delle nuove disposizioni introdotte dall’articolo 24 della Legge 183 del 4 novembre scorso le cui conseguenti indicazioni operative giungono dall’INPS con il Messaggio 1740 (25 gennaio 2011). L’Istituto affronta in particolare i casi che, vista la nuova disciplina, potrebbero non aver più diritto ai permessi lavorativi.
Come si ricorderà, la Legge 183/10, che ha modificato l’articolo 33 della Legge 104/92, ha disposto, fra l’altro, che:
– i permessi possono essere fruiti, oltre che dal coniuge o dai genitori, dai parenti o affini fino al secondo grado;
eccezionalmente i permessi possono essere fruiti dai parenti o affini di terzo grado nel caso in cui uno dei genitori o il coniuge della persona siano deceduti o mancati, oppure abbiano più di 65 anni di età, oppure siano essi stessi affetti da patologie invalidanti;
– ad esclusione dei genitori, che possono fruire alternativamente dei permessi lavorativi, negli altri casi un solo lavoratore può accedere all’agevolazione (non è ammessa l’alternatività nemmeno in mesi diversi).

Controlli
E proprio la verifica di queste condizioni è l’oggetto dei controlli dell’INPS, che riguarderanno sicuramente tutti i casi in cui il grado di parentela o affinità sia del terzo grado o non sia stato indicato nelle domande già accettate e tutti i casi in cui i permessi siano fruiti, pur alternativamente, da parenti o affini che non siano i genitori.
Ma attenzione: in attesa di completare i controlli, l’INPS sospende il pagamento del permessi. Il che significa che non se ne può più fruire.
Se al termine dei controlli gli elementi inviati dal lavoratore sono sufficienti, la concessione dei permessi viene confermata (non se ne conoscono i tempi) e la fruizione degli stessi può riprendere.
In caso contrario, il pagamento dei permessi da parte dell’INPS viene definitamente revocato. Lo stesso effetto è prodotto dal mancato invio della documentazione richiesta.
In tutti questi casi l’INPS procede al recupero dei relativi pagamenti già effettuati o interviene sui conguagli all’azienda, dal 24 novembre 2010 alla data di comunicazione.
Le successive azioni dell’Azienda sul lavoratore, non sono di interesse dell’INPS, ma è ovviamente da supporre che ciascuna Azienda tenterà di recuperare ciò che l’Istituto si è “ripreso”, agendo sulla retribuzione o sulle ferie del lavoratore.

Disagi gravi
Come si può intuire i disagi per i lavoratori non sono di poco conto.
Se rientrano fra gli aventi diritto anche in base alle nuove indicazioni, ben che vada rimarranno senza la possibilità di fruire dei permessi per qualche mese. Se non ne hanno diritto in forza delle nuove norme, si troveranno a “pagare” retroattivamente per i permessi “impropriamente” goduti.
Il tutto solleva non pochi dubbi sulla legittimità del provvedimento dell’INPS che, come è facile intuire, causerà non pochi contenziosi. E crea anche non poca confusione.
Lo sintetizza bene Pietro Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap): «Questa non è certo la millantata caccia ai furbi o ai fannulloni. Si applica male, in barba alle più elementari garanzie giuridiche, una norma nata peggio [Legge 183/10, NdR], incensata da roboanti proclami, ma che generato “un topolino morto”. È completamente inadeguata sia a tutelare i disabili veri che a salvaguardare aziende e amministrazioni pubbliche. E a peggiorare il tutto adesso ci si mette pure l’INPS».
Ad essere colpiti sono i soliti noti. Prosegue Barbieri: «I disagi e le ricadute sono su chi ha correttamente fruito, fino ad oggi, dei permessi lavorativi, non certo su chi ne gode in modo elusivo a danno dei reali beneficiari: le persone con disabilità. Vi ravvisiamo la stessa caotica logica demagogica, persecutoria e inconcludente, ispirata dal ministro Tremonti, adottata nella cosiddetta “caccia ai falsi invalidi”. Chiederemo chiarimenti».

La situazione sembra destinata a diventare rovente: ne seguiremo gli sviluppi.

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