In fondo, una partita di giro

di Carlo Giacobini
«Sto vivendo un film dell'orrore», ha dichiarato alla stampa Francesco Maria Orsi, già consigliere comunale a Roma, formalmente indagato dalla Procura della Capitale - come si è potuto leggere nelle scorse settimane - con le gravi accuse di riciclaggio, reimpiego di proventi frutto di reato, corruzione e cessione di sostanze stupefacenti in occasione di festini con prostitute. Sono naturalmente solo ipotesi di reato, sulle quali sta ora lavorando la Magistratura e che non riguardano questo nostro approfondimento. Qui, infatti, cercheremo di far capire perché Francesco Maria Orsi ha a che vedere anche con le persone con grave disabilità

Uomo con mano sul volto ed espressione quasi di disperazioneMa che cos’ha a che fare con le persone con grave disabilità Francesco Maria Orsi, consigliere comunale di Roma del Popolo delle Libertà, già delegato con la prima Giunta Alemanno al Decoro Urbano e all’Expo di Shanghai 2010?
Com’è noto a chi ha seguito le cronache delle scorse settimane, Orsi ha recentemente ricevuto un avviso di garanzia, firmato dal pubblico ministero Paolo Ielo, per «riciclaggio, reimpiego di proventi frutto di reato, corruzione, cessione di sostanze stupefacenti in occasione di festini con prostitute». La Magistratura si sta occupando di queste ipotesi di reato che dovranno essere dimostrate e, se del caso, confermate in giudizio. Vediamo, quindi, i fatti certi.

Dal 2004 Orsi è socio in affari con Vincenzo Lamusta, assieme al quale ha fondato la Lloyd Team Broker. Operano alacremente nel settore immobiliare, in particolare nelle aste di edifici e di appartamenti del patrimonio pubblico. Come molti altri “fanno girare i soldi”.
Una delle accuse del pubblico ministero Ielo è proprio sulla provenienza di quei quattrini che sarebbero, almeno in parte, frutto di reato. Ma quali reati? Non tutti sono ben definiti, ma uno è certo poiché per quello Lamusta ha già patteggiato ed è stato proprio dalle sue ammissioni che sono partite le nuove indagini. Il reato riguarda appunto i disabili e vediamo come.

Tutto inizia in Campania, dove lo scorso anno, dopo accurate indagini la Guardia di Finanza scopre un colossale raggiro che vede la complicità di affaristi, avvocati, dirigenti di banca, ai danni di decine di famiglie di disabili. È una storia che merita certamente di essere raccontata. È la storia della cosiddetta “Operazione Camaleonte“, Benevento, Campania, Italia Repubblicana.
Nel 1984 la Regione Campania ha approvato una norma – la Legge 11/84, articolo 26 [apri alla Banca Dati delle Leggi della Regione Campania, cliccando qui, N.d.R.] – che prevede «un contributo economico corrisposto alle famiglie che provvedono direttamente all’assistenza di soggetti non autosufficienti portatori di handicap psico-fisici, incapaci di provvedere ai propri bisogni primari e che rendono necessaria un’assistenza intensa e continuativa». Nella sostanza un encomiabile contributo a favore delle persone con gravissima disabilità.
La reale concessione di questi contributi ha però dello scandaloso, soprattutto negli ultimi anni, con la Regione che – a fronte di domande corrette e ammissibili – di fatto non eroga alcun contributo agli aventi diritto, persone che magari, contando su quello stesso contributo, hanno assunto una badante.
Il raggiro trae origine proprio da questa latitanza pubblica e da evidenti stati di grave bisogno, se non di disperazione. Gli interessati, infatti, opportunamente vellicati, si rivolgono a dei legali per un’azione nei confronti della Regione. Ma a Benevento (o almeno è lì che l’ipotesi di reato è stata oggetto di indagini) succede qualcosa di poco pulito. Qualcosa su cui forse bisognerebbe aprire una riflessione sulla trasparenza di certi legali “di fiducia”.

Il resto ce lo racconta con disarmante chiarezza la Guardia di Finanza: «Gli uomini della Tenenza di Sant’Angelo dei Lombardi hanno potuto appurare che un avvocato beneventano, con false procure e notizie mendaci agli assistiti, attraverso l’ausilio di altri soggetti senza scrupoli, si sostituiva ai reali aventi diritto. In sintesi, le indagini permettevano di evidenziare come, dopo l’ottenimento di una pronuncia favorevole da parte del TAR [Tribunale Amministrativo Regionale, N.d.R.] con la quale veniva accertato il credito nei confronti della Regione Campania, l’avvocato proponeva uno specifico ricorso per decreto ingiuntivo, ottenendo l’ingiunzione di pagamento e l’atto di precetto che venivano notificati in forma esecutiva alla Regione Campania. Successivamente, una volta ottenuto l’atto di pignoramento presso terzi, il Giudice dell’Esecuzione del Tribunale di Napoli emetteva le ordinanze di assegnazione delle somme spettanti a soddisfacimento del credito che veniva notificato al San Paolo Banco di Napoli Spa (Tesoriere della Regione Campania). Detto Istituto di credito emetteva per ogni ricorrente due assegni circolari di cui uno intestato direttamente all’avente diritto e uno all’avvocato per l’onorario. Il tutto all’insaputa dei familiari dei portatori di handicap».
Nella sostanza le cause venivano vinte, la Regione Campania pagava, ma le famiglie non vedevano un euro.
Proseguono le Fiamme Gialle: «A questo punto, mediante falsi documenti, anche grossolanamente alterati e a volte la compiacenza di alcuni dipendenti bancari, come nel caso della filiale di un importante Istituto di Credito in Benevento, venivano incassati i titoli di credito che, come si era scoperto fin dall’inizio, divenivano un flusso di capitale che attraverso varie identità false finiva per confluire nelle tasche del sodalizio criminale. La Guardia di Finanza, convocati gli interessati, ha avuto modo di evidenziare come i componenti del sodalizio, per lo più avvocati beneventani, li tenessero deliberatamente all’oscuro dell’andamento della causa nei confronti della Regione Campania. In alcuni casi addirittura ai legittimi destinatari delle somme veniva richiesto di sottoscrivere un accordo per un corrispettivo di molto inferiore rispetto a quello erogato, adducendo l’impossibilità di ottenere altro e applicando la clausola che non avrebbero più avuto null’altro a pretendere se la Regione in futuro avesse elargito ulteriori somme».
Insomma, una vera e propria “porcata”, stigmatizzata dalla stessa Guardia di Finanza mel modo seguente: «Un raggiro ai più deboli e bisognosi, che ha coinvolto personaggi già benestanti ma senza scrupoli che non hanno esitato a infierire su famiglie già provate da un’esperienza difficile come quella di un handicap gravissimo».

Personaggi già benestanti, da una parte, persone disperate e spesso nella miseria dall’altra.
Ebbene, del “sodalizio criminale” – come l’ha definito la Guardia di Finanza – farebbero parte l’avvocato Giancarlo Di Cerbo, Giuseppe Lamparelli (direttore della BNL di Benevento fino al 2007), l’avvocato Mariantonietta Calligaro e altri. Fra questi anche Massimiliano Zuppardo e Vincenzo Lamusta (socio in affari dell’ex consigliere comunale capitolino Orsi), romani, che subiscono gli arresti domiciliari e la loro situazione passa al Tribunale di Roma per competenza.
Ecco da dove proverrebbero, almeno in parte, i proventi di reato poi riciclati nell’acquisto del patrimonio immobiliare. Molto difficile credere che Orsi ignorasse i traffici del suo socio, visto che i soldi arrivavano nei conti (sembra di Mediolanum) della società.
Il bottino complessivo diviso fra gli avvocati e Lamusta, almeno quello accertato, è di due milioni e mezzo di euro: sottratti ai disabili dalla Regione Campania e sottratti alla Regione da loschi figuri. In fondo, una partita di giro.

Share the Post: